“I dubbi e le perplessità suscitate dalle norme del Jobs Act relative alle modalità di controllo dei lavoratori dipendenti meritano sicuramente ulteriori precisazioni da parte del governo e del Parlamento per evitare che vi siano violazioni della privacy”. Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI.
“Si tratta - osserva - di una necessità ancora più avvertita nella regolamentazione del rapporto di lavoro giornalistico perché investe il tema delicato del segreto professionale, al quale il giornalista è tenuto per obbligo di legge.
Va tuttavia precisato che il contratto nazionale di lavoro
giornalistico riafferma il principio dell'inviolabilità della sfera
soggettivo-professionale del giornalista 'in presenza di supporti tecnici
potenzialmente idonei ad incidere su di essa'. Da ciò discende
l'inviolabilità degli strumenti tecnologici utilizzati dal giornalista per
rendere la sua prestazione lavorativa.
È pertanto auspicabile che il Parlamento,
nell'esprimere il suo parere, e il governo, nell'emanare il testo definitivo
del decreto legislativo, tengano presenti tali norme sancite in sede
contrattuale dalle rappresentanze di editori e giornalisti, in considerazione
della specificità del lavoro giornalistico e a tutela del segreto e
dell'autonomia professionale, presupposti di un'informazione libera e
autorevole nell'interesse dei cittadini”.
Jobs Act: Art.21, rischi pericolosi per cronisti
In materia si è espressa anche l'Associazione Articolo 21: “Da più parti e con motivazioni fondate sono stati avanzati dubbi e perplessità sulle norme del jobs act relative alle modalità di controllo dei dipendenti; queste norme e soprattutto le loro applicazioni potrebbero dar luogo a violazioni della privacy e a indebite intrusioni nella vita privata dei singoli. Tale rischio diventa ancora più pericoloso se applicato al mestiere del cronista che ha la necessità di tutelare in modo integrale le fonti e di non essere sottoposto a forma alcuna di interferenza”.
Lo scrivono in una nota Stefano Corradino e Giuseppe
Giulietti, direttore e portavoce di Articolo21, che poi avanzano una proposta:
“Per queste ragioni – scrivono in una nota - sarà il caso di precisare le norme
da definire, il campo e le modalità di applicazione e aprire un confronto con
le organizzazioni degli editori e dei giornalisti”.