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Internazionale 21 Giu 2006

Internet: nuovo giro di vite della censura in Cina

I motori di ricerca di due fra i più popolari portali internet cinesi sono stati chiusi dal governo di Pechino, che in questi giorni ha deciso di dare un ulteriore giro di vite alla censura on-line.

I motori di ricerca di due fra i più popolari portali internet cinesi sono stati chiusi dal governo di Pechino, che in questi giorni ha deciso di dare un ulteriore giro di vite alla censura on-line.

I motori di ricerca dei siti “Sina” e “Sohu”, quotidianamente utilizzati da milioni di persone, sono da lunedì “in ristrutturazione”, e di fatto inaccessibili, mentre altri servizi dei due portali sono tuttora funzionanti. In Cina nel 2004 i motori di ricerca hanno registrato oltre 97 milioni di utenti, cifra che secondo le previsioni dovrebbe superare i 100 milioni alla fine di quest’anno. I motori di “Sina” e “Sohu” raccoglievano sino ad oggi la quota di mercato lasciata libera dai giganti Yahoo e Google, che insieme raccolgono il 90% dell’utenza cinese, ma che nei mesi scorsi sono stati aspramente criticati per aver accettato di essere censurati dal governo, pur di continuare a operare. Le parole chiave oscurate sulla rete cinese sono tutte quelle ritenute “sovversive” dalle autorità di Pechino, come quelle relative al Tibet, all’indipendenza di Taiwan, al movimento Falun Gong e alla crisi di piazza Tienanmen. Ai “tabù” storici degli internauti cinesi, recentemente se ne sarebbero però aggiunti altri: gli argomenti fuorilegge oggi riguardano infatti anche l’ex presidente cinese Jiang Zemin, la rivoluzione culturale, i nomi degli attivisti per i diritti umani Gao Zhisheng e Guo Feixiong, oltre al settimanale Bingdian Weekly, già sospeso in passato a causa di alcuni articoli che non sono piaciuti al governo cinese. (9Colonne)

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