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Sindacale 03 Ago 2006

Intercettazioni, Gambescia (Ulivo): “Intervenga l’Ordine dei giornalisti su input Garante” Siddi: “Una buona proposta”

Disciplinare la materia delle intercettazioni telefoniche senza prevedere una nuova normativa in materia di diffamazione a mezzo stampa può essere un errore. Come può esserlo sanzionare i giornalisti e/o gli editori senza prevedere un percorso di garanzia nel procedimento.

Disciplinare la materia delle intercettazioni telefoniche senza prevedere una nuova normativa in materia di diffamazione a mezzo stampa può essere un errore. Come può esserlo sanzionare i giornalisti e/o gli editori senza prevedere un percorso di garanzia nel procedimento.

Paolo Gambescia (Ulivo), componente della Commissione Giustizia della Camera, giornalista, già direttore de Il Mattino, L'Unità e Il Messaggero, intervistato dall'Asca alla vigilia del ritorno in Consiglio dei ministri del ddl Mastella sulle intercettazioni telefoniche, invita ad una riflessione su di un tema complesso quanto delicato perché volto a tutelare sia la dignità delle persone sia i principi della libertà di stampa. ''Innanzitutto - dice - è necessario rivedere la norma sulla diffamazione. C'è un diritto delle persona offesa che va tutelato. E quindi c'è la necessità di intervenire con uno strumento legislativo per risarcire la vittima della diffamazione: va previsto l'obbligo di pubblicazione della rettifica entro un tempo stabilito che, per i quotidiani, per esempio, deve essere di 24 ore; la rettifica, senza nessun commento da parte del giornalista, deve essere pubblicata con lo stesso rilievo dato dall'organo di stampa all'articolo ritenuto dalla persona offesa diffamante. Qualora queste condizioni non venissero rispettate - in tal senso potrebbe essere previsto un intervento del Garante - allora si potrebbe aprire un procedimento civile per il risarcimento del danno. I giornalisti, in questo mondo, non sarebbero più sottoposti al ricatto delle querele. E l'obbligo della pubblicazione della rettifica li metterebbe al riparo da un procedimento penale e, porrebbe limiti agli eventuali procedimenti civili. Inoltre andrebbe rivista anche la responsabilità oggettiva del direttore, dal momento che le strutture dei giornali sono ormai troppo grandi. E per esercitare un controllo su tutto occorrerebbero giornate di 40 ore. Per questo la responsabilità andrebbe ricondotta al giornalista e ai capiservizio che passano i pezzi, così come va via via emergendo dall'orientamento di alcune sentenze. La responsabilità oggettiva del direttore rimane per gli articoli e i servizi non firmati''. D. Questo in generale, ma per quanto riguarda le sanzioni contenute nel ddl Mastella sulle intercettazioni telefoniche? R. Non necessariamente il contenuto di una intercettazione telefonica può contenere una diffamazione. Per questo, essendo necessario intervenire per regolare la materia, bisognerebbe prevedere un percorso che garantisca le persone coinvolte senza incidere sull'esercizio della professione. Il Garante della Privacy potrebbe fungere da una sorta di pubblico ministero e sottoporre all'Ordine dei giornalisti i provvedimenti a carico del cronista. D. E quindi niente multe per gli editori? R. Alla terza volta che un editore viene colpito da un provvedimento sanzionatorio il giornalista può rischiare di essere se va bene emarginato. Sarebbe meglio che, disciplinato ulteriormente il percorso sanzionatorio esercitato dal Garante, fosse lo stesso organismo di garanzia a valutare chi (editori, giornalisti) e quanto (sanzione pecuniaria) debba essere il destinario del provvedimento. Tuttavia in Commissione Giustizia c'è spazio per lavorare. (ASCA) ''Credo che riportare la discussione in materia di intercettazioni telefoniche sul piano parlamentare sia la strada giusta''. Lo afferma il presidente della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, che trova una ''buona cosa'' quanto sostenuto dall'esponente dell'Ulivo Paolo Gambescia in una intervista all'Asca, circa la procedura sanzionatoria per chi viola le norme sulla pubblicazione delle conversazioni. Per Siddi, ''non servono né carceri né multe'' per i giornalisti. Ma per contrastare ''abusi e eccessi'' sarebbe più utile avviare un disegno riformatore complessivo che preveda, per quanto riguarda in particolare la tutela della dignità della persona e quindi le azioni per la riparazione del danno, lo strumento dell'autodisciplina per i giornalisti. In che modo? La costituzione presso l'Ordine nazionale dei giornalisti di un giurì per l'informazione composto anche dai rappresentati del Garante della Privacy. Un percorso, quest'ultimo, per Siddi, che si potrebbe realizzare avendo ''il coraggio di incidere con riforme sagge ed efficaci'', punendo, così, eccessi e abusi da parte dei cronisti; tutelando la dignità delle persone e il loro diritto ad eventuale risarcimento e la garanzia dell'esercizio della professione giornalista. (ASCA)

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