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Giudiziaria 18 Feb 2009

Intercettazioni, Csm: “Impossibili le indagini sulle violenze. Incostituzionali le norme sulle pubblicazioni, limitano la libertà di stampa” Gli interventi di Articolo21 e del segretario confederale della Cgil

Determinerà ''un grave pregiudizio'' per le indagini ''anche in settori particolarmente delicati e sensibili'' la nuova disciplina sulle intercettazioni. E di fatto porterà all'''impossibilita’’' di investigare ''proficuamente'' pure su reati ''gravissimi'', all'omicidio alla violenza sessuale, e di ''individuarne i responsabili''. Mentre le norme sulla pubblicazione di intercettazioni e atti di indagine contrastano con il principio costituzionale della libertà di stampa. Questa la critica di fondo che il Csm rivolge al ddl. Ecco punto per punto le osservazioni dei consiglieri.

Determinerà ''un grave pregiudizio'' per le indagini ''anche in settori particolarmente delicati e sensibili'' la nuova disciplina sulle intercettazioni. E di fatto porterà all'''impossibilita’’' di investigare ''proficuamente'' pure su reati ''gravissimi'', all'omicidio alla violenza sessuale, e di ''individuarne i responsabili''. Mentre le norme sulla pubblicazione di intercettazioni e atti di indagine contrastano con il principio costituzionale della libertà di stampa. Questa la critica di fondo che il Csm rivolge al ddl. Ecco punto per punto le osservazioni dei consiglieri.

GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA: le intercettazioni saranno consentite solo se vi siano gravi indizi su un determinato soggetto. ''Le intercettazioni non si dovrebbero più effettuare - avverte il Csm - per scoprire gli autori di omicidi, violenze sessuali, rapine o altri reati gravissimi, per i quali il fatto sia immediatamente noto, mentre assolutamente ignoto ne sia l'autore. Il ritrovamento di un cadavere e l'evidenza che si tratta di una persona uccisa non sarebbero più sufficienti per autorizzare le intercettazioni, essendo necessario anche aver già individuato il possibile autore''. INTERCETTAZIONI AMBIENTALI: sono possibili solo se vi sia fondato motivo di ritenere che in un determinato luogo si stia svolgendo l'attività criminosa. ''Si tratta di una stretta che elimina con un tratto la quasi totalità delle intercettazioni ambientali''. TABULATI TELEFONICI: si estende ai tabulati la disciplina sulle intercettazioni. Secondo il Csm le nuove ''limitazioni non incidono solo sulla possibilità dello Stato di esercitare la propria pretesa punitiva, ma anche sulla possibilità del cittadino imputato di esercitare il proprio diritto di difesa''. RIPRESE VISIVE: anche le riprese di immagini acquisite in luoghi non privati o pubblici (il portone di un condominio)vengono sottoposte al regime delle intercettazioni. Con effetti paradossali secondo il Csm: ''sebbene la polizia giudiziaria possa appostarsi per strada ad osservare un portone per verificare chi vi si rechi, non potrebbe predisporre un apparato di ripresa se non quando si proceda per i delitti di cui al 'catalogo' e sempre che sussistano i gravi indizi''. DURATA: la massima è di 30 giorni prorogabili di altri 30.''La fissazione di termini così limitati non corrisponde alla realtà e pone gli uffici di procura e le forze di polizia nella evidente difficoltà di svolgere seriamente il loro lavoro''. AUTORIZZAZIONE: il potere di autorizzare le intercettazioni sarà concentrato nei tribunali distrettuali e a decidere sarà un collegio.In quelli di minori dimensioni questa nuova disciplina determinerà ''il pericoloso approssimarsi di quel limite di saturazione oltre il quale si verifica la materiale impossibilità di celebrare i processi''. Negli altri il ''sicuro maggiore aggravio dei carichi di lavoro'', ''rallenterà ulteriormente i tempi'' dei processi. PROCEDIMENTI CONTRO IGNOTI: per qualsiasi procedimento di questo tipo (ad esempio un omicidio) si potrà procedere alle intercettazioni solo su richiesta della persona offesa.Ciò ''in molti casi'' si tradurrà ''nell'impossibilità di svolgere proficuamente le indagini per numerosi reati, anche gravi, in cui siano inizialmente ignoti gli autori del fatto''. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E TERRORISMO: anche a questi reati si applica la regola sulle intercettazioni ambientali. Eppure ''l'esperienza investigativa degli ultimi anni -segnala il Csm- ha dimostrato che una tale limitazione avrebbe rappresentato un grave ostacolo alle indagini relative ai più gravi fatti di mafia o di terrorismo''. PUBBLICAZIONE: il divieto di pubblicazione degli atti di un procedimento viene esteso alla conclusione delle indagini preliminari anche quando sia venuto meno il segreto istruttorio.Secondo il Csm ''c'e un'evidente compressione dei valori riconducibili all'articolo 21 della Costituzione''. SOSTITUZIONE DEL PM: è prevista quando il pm è indagato per rivelazione di segreti su un procedimento di cui si sta occupando. Così ''attraverso denunce pretestuose si consente alle parti private di incidere sulla designazione del pm incaricato delle indagini''. (ANSA) CSM VARA PARERE, NO DA LAICI PDL Con il solo voto contrario dei laici del Pdl e due astensioni, il plenum del Csm ha approvato il parere della Sesta commissione, che è una sostanziale bocciatura del ddl sulle intercettazioni.I due astenuti sono il laico dell'Udc Ugo Bergamo e il togato di Magistratura indipendente Giulio Romano; mentre tra i favorevoli ci sono, oltre a tutti gli altri componenti togati e ai laici del centrosinistra, anche il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, il primo presidente, Carbone e il procuratore generale della Cassazione, Esposito. Il parere è ''antigovernativo e corporativo'' e il Csm ''si atteggia a Terza Camera'', hanno sostenuto Gianfranco Anedda (An) e Michele Saponara (Fi). Il Consiglio superiore, hanno accusato, ''vuole coprire l'incapacità dei Pm, consentire abusi nelle intercettazioni e attuare un regime in cui un cittadino qualunque possa essere intercettato alla cieca’’; un regime rispetto al quale ''l'Inquisizione era più garantista’’. ''Tanti abusi che riguardano le intercettazioni io non li ho visti'' ha replicato dal fronte dei togati Dino Petralia (Movimento per la giustizia), per il quale la verità è che si vogliono ''amputare le braccia a uno strumento che si è rivelato vincente'' e che la nuova disciplina, oltre a mettere ''in seria crisi l'attività inquirente, produrrà un forte vulnus alla cattura dei latitanti''. ''Sarà certamente più difficile accertare reati molto gravi e questo nel nostro Paese proprio non possiamo permettercelo'' ha sostenuto a sua volta Antonio Patrono (Magistratura indipendente). Il pericolo, per il laico del Pd Vincenzo Siniscalchi, è che ''si cancelli l'istituto intero delle intercettazioni'', sacrificando ''uno strumento indispensabile'', come ha rilevato Elisabetta Cesqui (Magistratura democratica), che ha parlato di norme animate da ''diffidenza nei confronti di giudici e pubblici ministeri''. In tanti hanno respinto l'accusa che il Csm sia una Terza Camera, difendendo la possibilità che il Csm ha di dare suoi pareri su provvedimenti legislativi, anche d'ufficio. A cominciare dallo stesso Mancino, che ha ribadito come sia ''sbagliato ritenere che andiamo oltre le competenze che ci sono assegnate dalla legge''. (ANSA) MANCINO CONTRO DDL, A RISCHIO INDAGINI PLENUM APPROVA PARERE CHE BOCCIA PROVVEDIMENTO, NO DA LAICI PDL Il ddl della sulle intercettazioni ''distrugge'' questo strumento investigativo e ''mette in serio pericolo le indagini''. Il vice presidente del Csm Nicola Mancino rompe il silenzio che si era imposto e esprime la sua contrarietà al provvedimento voluto dal governo e dalla maggioranza.Lo fa poco prima di approvare - insieme con tutti i consiglieri togati (ad eccezione di Giulio Romano che si astiene con il laico dell'Udc Ugo Bergamo),i laici del centro-sinistra e i vertici della Cassazione - il parere che boccia il ddl e che tante polemiche ha suscitato nel mondo politico. Votano contro solo i due laici del Pdl che accusano il Consiglio di essere animato da spirito ''antigovernativo e corporativo'' e di comportarsi come una ''terza Camera''. Mancino punta l'indice soprattutto contro la norma che rappresenta il cuore delle riforma: quella che autorizza le intercettazioni solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza. ''Tutto questo distrugge la stessa possibilità delle intercettazioni - dice senza giri di parole - La limita fortemente. E mette in serio pericolo le indagini''. Ma non è l'unica norma nel mirino del vice presidente, che non è affatto convinto della compatibilità con la Costituzione, e in particolare con la libertà di stampa, di un'altra disposizione :quella che introduce la sanzione penale per il giornalista che pubblica atti coperti dal segreto investigativo. Una misura ''eccessiva’’ proprio ''ai sensi dell'articolo 21 della Costituzione'' e che fa pagare così severamente solo il cronista, non anche il pubblico ufficiale che gli ha passato le carte: ''il venir meno del segreto è opera unilaterale del giornalista o c'è qualcuno che ha concorso con lui nella consumazione del reato?'', chiede con un interrogativo retorico il numero due di Palazzo dei Marescialli, che comunque distingue il caso in cui gli atti pubblicati sono estranei alle indagini, perchè ''la privacy va rispettata''. E c'è anche un richiamo per il ministro della Giustizia che con la maggioranza vuole introdurre un giudice collegiale per autorizzare le intercettazioni: potrebbe essere l'occasione per rendere il gip collegiale, ''ma ci vuole una copertura finanziaria tale da mettere la giustizia in grado di funzionare''. Le critiche di Mancino riecheggiano in parte quelle contenute nel parere, il quale avverte che il ddl determinerà ''un grave pregiudizio'' per le indagini ''anche in settori particolarmente delicati e sensibili'' e di fatto porterà all'''impossibilita'' di investigare ''proficuamente'' pure su reati ''gravissimi'', dall'omicidio alla violenza sessuale, e di ''individuarne i responsabili''. Un documento al quale i laici del Pdl non fanno sconti: il Csm ''vuole coprire l'incapacità dei Pm, consentire abusi nelle intercettazioni e attuare un regime in cui un cittadino qualunque possa essere intercettato alla cieca''; un regime rispetto al quale ''l'Inquisizione era più garantista''. (ANSA) GIULIETTI, FNSI-FIEG DIMOSTRANO GRAVITÀ DDL ''La Fieg e la Fnsi sono contrapposte da oltre tre anni per il mancato rinnovo del contratto dei giornalisti. Di fronte alla prossima legge sulle intercettazioni hanno trovato una posizione comune definendola una pietra tombale per la cronaca giudiziaria. Basterebbe solo questo per far comprendere l'inaudita gravità di un provvedimento che si pone l'obiettivo di devastare il libero esercizio del diritto di cronaca''. È il commento di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. ''Ci auguriamo che le autorità istituzionali e di garanzia vogliano compiere ogni sforzo - conclude Giulietti - per bloccare quello che si configura come un vero e proprio assalto all'articolo 21 della Costituzione''. (ANSA) FAMMONI, NO A BAVAGLIO A INFORMAZIONE ''Prosegue il tentativo di imbavagliare l'informazione''. Così il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, commenta il disegno di legge del governo sulle intercettazioni. ''Si è provato già molte volte - prosegue - a far passare 'norme bavaglio' per l'informazione. Finora il tentativo non è riuscito ma prosegue con gli emendamenti approvati in commissione Giustizia alla Camera sul ddl intercettazioni''. Per il sindacalista della Cgil, ''nonostante il controllo di gran parte dei mezzi di informazione, l'omologazione delle notizie, il condizionamento fatto a tanti giovani cronisti col precariato, il tentativo di censura alla libertà di informazione non si ferma. In questo caso, infatti, non si tratta di evitare abusi o distorsioni, di tutelare il diritto alla privacy, di ricercare un equilibrio fra diritti come sarebbe giusto; ma con gli emendamenti approvati si dilatano i tempi e si vieta il diritto dei cittadini ad essere informati per tutta la durata delle indagini''. Inoltre, rileva Fammoni, ''per essere più sicuri che il silenzio sia totale, il rimedio è sempre quello: pesantissime sanzioni per chi fa informazione, compreso il carcere. È un provvedimento che va cambiato, per questo la mobilitazione e l'iniziativa è necessaria ma non basta. La deriva del pluralismo e della libertà di informazione deve essere contrastata con un progetto nuovo e all'altezza alla cui realizzazione sono chiamate tutte le forze interessate. Questa sfida - conclude - non la si combatte solo in difesa ma chiamando a raccolta gli stati generali dell'informazione''. (ANSA)

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