CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Sindacale 11 Mag 2007

Intercettazioni, Convegno dell'Ordine del Lazio e dell'Assostampa Romana: "Una legge da rivedere"

Il testo del Ddl Mastella sulle intercettazioni "va radicalmente modificato". Lo scandisce il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, nel suo intervento ad un convegno che l'Ordine dei giornalisti del Lazio e l'Associazione stampa romana hanno organizzato proprio sul tema delle intercettazioni telefoniche.

Il testo del Ddl Mastella sulle intercettazioni "va radicalmente modificato". Lo scandisce il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, nel suo intervento ad un convegno che l'Ordine dei giornalisti del Lazio e l'Associazione stampa romana hanno organizzato proprio sul tema delle intercettazioni telefoniche.

"Confermo la mobilitazione del sindacato a fianco dei colleghi dell'Ordine - afferma Serventi Longhi - contro una proposta di legge approvata a larghissima maggioranza dall'assemblea di Montecitorio e che a noi non piace". La legge, avverte il segretario della Fnsi, "aggrava le sanzioni nei confronti dei soli giornalisti e affida la disposizione delle sanzioni all'esterno degli organismi di categoria. La nostra posizione è ferma. Chiediamo all'assemblea del Senato di non approvare il Ddl e di cambiarne radicalmente il testo. E chiediamo al ministro della Giustizia di confrontarsi con noi giornalisti e di ascoltarci". Per Serventi Longhi sarebbe "singolare che l'unica legge sull'informazione fatta dal Governo Prodi fosse proprio questa legge liberticida contro il diritto alla libertà di informazione e il diritto di cronaca". La Federazione della stampa aderirà all'iniziativa organizzata dall'Unione dei cronisti per giovedi' 24 maggio quando un corteo sfilerà dalla sede della Federazione della Stampa fino a Palazzo Madama proprio per informare i senatori sull gravità del disegno di legge. È previsto che una delegazione di manifestanti sia ricevuta dal Presidente del Senato, Franco Marini. (AGI) GIORNALISTI CONTRO DDL, LEGGE VA MODIFICATA Quel disegno di legge sulle intercettazioni, varato alla Camera e ora calendarizzato al Senato, mette o no la mordacchia al mestiere di giornalista? Proprio all'inizio del passaggio della normativa alla Camera Alta l'Ordine dei giornalisti del Lazio e l’Associazione Stampa Romana organizzano un convegno tutto dedicato al tema, dal titolo "Intercettazioni telefoniche. Segreto investigativo e diritto all'informazione". Presenti direttori di testate e giornalisti di fama, avvocati come Franco Coppi e Gaetano Pecorella, lo stato maggiore della Federazione della Stampa, il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Bruno Tucci, il consigliere dell'Ordine, Vittorio Roidi, ma anche giornalisti "prestati" alla politica come Paolo Gambescia e Giuseppe Caldarola. Per il ministero della Giustizia, il sottosegretario Luigi Li Gotti. Nel "mirino" dei giornalisti gli articoli della normativa che prevedono l'arresto fino a trenta giorni o una ammenda che va da 10.000 euro a 100.000 euro per chiunque pubblichi, in tutto o in parte, atti e documenti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione. Il nuovo ddl, che rafforza esplicitamente il divieto di pubblicazione degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del Pubblico Ministero e rinvia ogni possibilità di pubblicazione alla fine delle indagini preliminari, prevede inoltre che il garante della Privacy possa intervenire e ordinare a spese dei responsabili la pubblicazione dell'ordinanza che accerta l'illecito commesso dal cronista, su uno o più o mezzi di informazione, a spese dei responsabili. Altre novità riguardano la raccolta illecita di intercettazioni telefoniche, mentre eventuali dossier raccolti in violazione del codice dovranno essere conservati in archivio riservato. Infine i centri d'ascolto saranno ridotti drasticamente dagli attuali 163 a 26. L'affondo alla nuova normativa arriva subito, da Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione nazionale della Stampa. "La legge non ci piace, chiediamo che sia radicalmente modificata al Senato e al ministro della Giustizia chiediamo di confrontarsi con i giornalisti e di ascoltarli, afferma infatti Serventi Longhi e Vittorio Roidi rincara: "bisogna strillare forte perché stanno succedendo cose inaccettabili sull'informazione. Se passa questa legge ci troveremo con una serie di pesanti limiti al diritto di cronaca e verrà infranto il principio di autogoverno della categoria. I giornalisti - sostiene - hanno e avranno sempre il dovere di dare informazioni all'opinione pubblica. Invece di fare normative così orribili, riformate piuttosto la legge istitutiva dell'Ordine". In difesa della legge si levano le voci del sottosegretario alla Giustizia, Li Gotti e di Gambescia, parlamentare ds, ma anche ex direttore di giornale. "Di questo testo - affermano entrambi - si parla molto senza averlo neppure letto". È una normativa, afferma Li Gotti che "affronta il tema della captazione illecita della vita privata delle persone e disciplina le intercettazioni lecite". Nel nuovo testo, prosegue, si stabilisce che "sono pubblicabili gli atti di cui si è data lettura nel dibattimento", mentre si decide una serie di "presidi rafforzativi contro la fuga di notizie". Quanto al segreto di indagine "c'era già nella vecchia normativa - sostiene Li Gotti - e rimane". È a questo punto che il sottosegretario viene fatto oggetto degli strali di Cossiga che lo accusa di essere l'esempio tangibile di "una malattia che affligge i politici che entrano nel ministero della Giustizia", quella di "fare solo leggi che piacciono ai magistrati". A prendere le difese dell'articolato anche Gambescia: "riguarda - dice - i diritti di tutti i cittadini. Ho l'impressione che chi la critica non l'abbia letta. Stabilisce come e quando si possono fare intercettazioni e decide che il procuratore della Repubblica è il responsabile oggettivo della custodia delle intercettazioni". Quanto ai giornalisti, osserva, si decide che "possono essere puniti solo quando pubblicano dossier con materiali raccolti illegalmente. La legge - conclude - è perfettibile, ma nella sostanza è giusta e corretta". Inutile dire che le grandi firme della stampa non sono d'accordo. Da Giovanni Valentini ad Antonio Padellaro parlano di una "ferma opposizione" ad una legge "di tipo liberticida che vuole una informazione imbavagliata". "Se fosse stata in vigore al tempo del sequestro Moro, l'allora ministro dell'Interno, Cossiga, avrebbe deciso l'arresto per noi giornalisti del Corriere della Sera", osserva Padellaro e chiarisce il suo pensiero: "se prima della fine delle indagini preliminari non si può pubblicare nulla, di fatto l'informazione è imbavagliata, data anche la durata delle indagini nel nostro Paese. Sembra una legge fatta in difesa della casta dei politici. Per favore non ci fate rimpiangere Berlusconi" è la conclusione. Molto critico anche Caldarola: "lo schieramento politico appare insofferente verso una informazione che non si inginocchia al suo potere". Contro la normativa il 24 maggio l'Unione nazionale Cronisti ha organizzato un corteo dalla sede della Federazione della Stampa fino a Palazzo Madama. Alle 16 è previsto che una delegazione di giornalisti incontri il presidente del Senato, Franco Marini. (AGI) DDL LIBERTICIDA O CIVILE? Provvedimento liberticida o legge civile? Approvato dalla Camera e trasmesso al Senato, il ddl sulle intercettazioni telefoniche, che contiene norme più restrittive sulla pubblicabilità degli atti e prevede ammende più salate per le violazioni, non va giù ai giornalisti: l'Unione cronisti, con l'appoggio della Federazione della stampa, annuncia una manifestazione per giovedì 24 maggio a Roma. Dure critiche anche dal senatore a vita Francesco Cossiga al provvedimento, difeso invece dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Li Gotti e dal deputato Ds Paolo Gambescia (Ds). A mettere intorno a un tavolo posizioni pro e contro sono stati l'Ordine dei giornalisti del Lazio e l'Associazione stampa romana, in un convegno tenutosi a Roma nella sede della Fnsi. ''Quali provvedimenti prenderanno ora i magistrati?'', si è chiesto preoccupato il presidente dell'Odg del Lazio Bruno Tucci, mentre il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi ha auspicato che Palazzo Madama ''modifichi radicalmente il testo della legge''. ''I giornalisti devono pubblicare tutto quello che vengono a sapere'', ha sottolineato Cossiga. ''Non voterò mai questa legge'', ha assicurato il senatore a vita, annunciando che in ogni caso presenterà un emendamento: ''Nessun giornalista può essere oggetto di sanzione prima che sia passata in giudicato la sentenza che condanni il magistrato o l'ufficiale di polizia che gli ha passato l'informazione''. Secco no al ddl anche dal direttore dell'Unità Antonio Padellaro: ''Abbiamo il forte sospetto che questa legge sia a difesa della casta dei politici: nell'opinione pubblica l'irritazione sta salendo. Non ci fate rimpiangere Berlusconi''. E il suo predecessore, ora deputato Ds, Francesco Caldarola, ha puntato il dito contro ''l'insofferenza di gran parte dello schieramento politico verso l'informazione che non si mette in ginocchio''. ''Le intercettazioni - ha detto l'avvocato Franco Coppi - sono una prova come un'altra: per questo possono e devono essere conosciute con gli stessi tempi, modi e garanzie delle altre prove''. Alla difesa d'ufficio di Li Gotti ha dato appoggio Gambescia: ''Si tratta di una legge perfettibile ma civile, che affronta finalmente il problema di come e quando consentire le intercettazioni, tutela la privacy degli indagati e stabilisce sanzioni non solo per i giornalisti che violino le regole, ma anche per i magistrati che passino ai cronisti eventuali dossier illegali''. (ANSA) COSSIGA, NON VOTERO' MAI LA LEGGE ''Io questo provvedimento non lo voterò mai. E ricordatevi che le leggi passano se io, Scalfaro e Ciampi siamo in aula''. In questi termini il senatore a vita ha ribadito oggi le sue critiche al disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche approvato dalla Camera e ora trasmesso al Senato. Intervenuto oggi al dibattito organizzato dall'Ordine dei giornalisti del Lazio e dall'Associazione stampa romana sul disegno di legge, Cossiga ha sottolineato che a suo giudizio il provvedimento ''non sarà approvato mai, perchè il Senato ormai non approva più nulla. Se fate una grossa campagna - ha detto rivolto agli altri relatori e alla platea, e gran parte composta da giornalisti - vedrete che maggioranza e opposizione faranno a gara per bruciarlo. In ogni caso - ha promesso il presidente emerito della Repubblica - se dovesse arrivare il testo alla nostra attenzione, presenterò un solo emendamento: nessun giornalista e nessun giornale possono essere oggetto di sanzione prima che sia passata in giudicato la sentenza che condanni il magistrato o l'ufficiale di polizia che gli ha passato l'informazione''. Per Cossiga, ''I giornalisti debbono pubblicare tutto quello che vengono a sapere'', dal momento che ''la forma di controllo più efficace della politica è la critica, talvolta malevola, dei giornalisti: in un Paese in cui la magistratura si è trasformata in potere solo il controllo dei giornalisti può correggere gli errori''. ''Se i giornalisti non avessero scritto e pubblicato intercettazioni sulla vicenda di Rignano Flaminio, probabilmente il gip non se la sarebbe sentita di dare torto al pm, come del resto accade quasi sempre. La giustizia, infatti, in Italia è amministrata dai pubblici ministeri''. È uno dei passaggi dell'intervento del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga al convegno organizzato dall'Ordine dei giornalisti del Lazio e dall'Associazione stampa romana sul Ddl sulle intercettazioni telefoniche. Cossiga ha polemizzato con vivacità con il sottosegretario alla Giustizia Luigi Li Gotti che illustrava i contenuti del provvedimento: ''Lei crede veramente che un pm eserciterà mai l'azione penale contro il magistrato che ha passato le carte al giornalista? Lei - ha aggiunto Cossiga - è afflitto dalla tipica malattia dei politici che entrano al Ministero di Grazia e Giustizia e diventano piu' magistrati dei pm. Il suo è un Ministero totalmente inutile: non contate niente in materia di giustizia, servite solo a fare le leggi che piacciono ai magistrati''. (ANSA)

@fnsisocial

Articoli correlati