Slitta dal 30 giugno al 31 dicembre 2021 la sospensione del commissariamento dell'Inpgi, l'Istituto di previdenza dei giornalisti. Lo prevede un emendamento del Pd al dl Sostegni bis, approvato dalla commissione Bilancio della Camera. L'obiettivo, si legge nel testo, è quello di "consentire i necessari approfondimenti che saranno svolti da una commissione tecnica" composta da rappresentanti del ministero del Lavoro, del dipartimento per l'Editoria della presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell'Economia, di Inps e Inpgi. La commissione dovrà "concludere i lavori entro il 20 ottobre 2021".
Per la presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni, «l'istituzione di una commissione tecnica che affronti i nodi della crisi strutturale dell'Inpgi è una buona notizia e noi siamo pronti a confrontarci con tutti gli attori del sistema in qualunque momento, tenuto conto della rilevanza istituzionale dell'attività che l'Inpgi svolge nel panorama della previdenza italiana».
Nel ringraziare i deputati Filippo Sensi, Nicola Pellicani, Andrea Frailis e Massimiliano Capitanio, che hanno presentato l'emendamento, la presidente ribadisce che «qualunque soluzione si vorrà individuare per la stabilità dei conti dell'Inpgi non potrà prescindere da una seria analisi delle difficoltà e delle prospettive di rilancio dell'intera filiera dell'informazione, un settore che da troppo tempo subisce trasformazioni pesanti che hanno bloccato crescita, sviluppo e lavoro. Sono certa – conclude Macelloni – che la commissione troverà le soluzioni più adeguate a tutelare il sistema di welfare dei giornalisti italiani e a garantire il rafforzamento economico dell'intero settore».
«L'approvazione dell'emendamento al decreto Sostegni bis per l'avvio di un tavolo tecnico per la messa i sicurezza dell'Inpgi è un passaggio importante, di cui va dato atto al primo firmatario, l'onorevole Filippo Sensi, e ai partiti di maggioranza che l'hanno condiviso», commenta il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
«Si tratta – aggiunge – di un punto di partenza, non certo di arrivo. È evidente, infatti, che la salvaguardia dell'Istituto non possa prescindere da una riforma profonda dell'editoria. Per tale ragione è necessario che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, riprenda la proposta di legge dell'editoria 5.0 e avvii al più presto un tavolo politico a Palazzo Chigi per affrontare le criticità legate alla transizione al digitale, all'indebolimento e allo sfruttamento del lavoro dei giornalisti e all'uso degli ammortizzatori sociali».
Nel frattempo, conclude Lorusso, «sarebbe auspicabile che riprendesse l'iter parlamentare di alcune proposte di legge ferme da tempo, come quella per contrastare le querele bavaglio, e che fosse finalmente convocato il tavolo per la definizione dell'equo compenso, più volte annunciata e ormai diventata un argomento buono per parlare ai convegni».