Nel 2020 l'Istituto di previdenza dei giornalisti ha chiuso i conti con «un disavanzo di circa 240 milioni» riguardante la Gestione principale della Cassa, quella dei professionisti dipendenti, il cui numero scende progressivamente (l'Istituto ha perso 855 rapporti di lavoro attivi, che si aggiungono agli 865 persi nel 2019). Lo ha riferito la presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni, in audizione in Commissione bicamerale di controllo sugli Enti di previdenza, evidenziando come la Cassa abbia subito gli effetti della «crisi del settore editoriale» e che «il problema» dell'Istituto risiede nell'assottigliamento della platea degli iscritti, che si vorrebbe «aprire anche ad altre figure attive nel mondo della comunicazione, non iscritte all'Ordine dei giornalisti».
Modifica regolamentare che, ha ricordato Macelloni, è «fra i temi in discussione al tavolo istituzionale sull'editoria ripartito il mese scorso dopo un'interruzione, lo scorso anno, a causa della pandemia».
La «pubblicizzazione dell'Ente è prevista nel decreto 509 (del 1994, con cui sono state istituite le Casse previdenziali professionali private, ndr), al termine di un periodo di commissariamento che può durare fino ad un massimo di 3 anni» e, «se in questi 3 anni non si ottiene la messa in sicurezza dei bilanci e dei conti, la Cassa privatizzata smette di esserlo ritornando nella sfera pubblica, dunque nell'alveo dell'Inps», ha detto ancora la presidente dell'Inpgi.
«Noi – ha rilevato – riteniamo di aver ancora la possibilità di non arrivare a questa soluzione, sempre ammesso che si facciano un ragionamento ed un'osservazione coerenti con la platea sottostante».