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Fnsi 24 Mar 2005

Inpgi 2, Cescutti replica a “Libero” in merito alle polemiche sulla Gestione separata

Inpgi 2, Cescutti replica a “Libero” in merito alle polemiche sulla Gestione separata

Inpgi 2, Cescutti replica a “Libero” in merito alle polemiche sulla Gestione separata

“Ieri e oggi – sottolinea in una note il Presidente dell’Inpgi Gabriele Cescutti - il quotidiano “Libero” ha dedicato due articoli pesantemente polemici alla Gestione separata per il lavoro autonomo (Inpgi 2). A tale riguardo ho inviato al Direttore responsabile di Libero l’acclusa lettera, chiedendone la pubblicazione”. Egregio Direttore intervengo nella polemica sulla legittimità dell’operato dell’Inpgi 2, accesa ieri su “Libero” con una filippica del collega Massimo Fini, e proseguita oggi con un altro articolo nel quale sono raccolte le ben note accuse di incostituzionalità da sempre sostenute da Abruzzo. Per esigenza di spazio e di chiarezza vado per punti: 1) L’Inpgi 1 (la Gestione principale) che raccoglie i giornalisti con contratto di lavoro subordinato) non ha alcun vantaggio dalla Gestione separata per il lavoro autonomo (Inpgi 2). I due bilanci per legge, sono nettamente distinti e non possono sorreggersi a vicenda. 2) L’obbligo di corrispondere contributi collegati da proventi da lavoro autonomo non l’ha inventato l’Inpgi, ma deriva da una legge, la 335 del 1995. Il controllo su quest’obbligo, con la conseguente gestione dei contributi versati, inizialmente fu affidato dalla legge all’Inps. Ma la categoria dei giornalisti insorse e, attraverso tutti gli Enti di categoria, richiese che tale gestione fosse affidata all’Inpgi. L’occasione per realizzare tale richiesta fu offerta dal decreto legislativo 103/96, che si occupò della tutela previdenziale obbligatoria derivante da attività autonoma, nei confronti dei liberi professionisti iscritti in appositi Albi: anche i giornalisti, quindi, erano e sono compresi. Come quel decreto prevedeva, il nostro Ordine nazionale decise con apposita delibera (ottemperando alla richiesta unanime della categoria) di affidare la gestione di tale previdenza all’Inpgi. Il nostro Ente accettò di buon grado e si è fatto carico, fino ad oggi, dell’onere (perché di onere si tratta) collegato a tale compito. Ma come ho più volte affermato nelle assemblee di colleghi, se la categoria (che nel ’96 – lo ripeto – ci chiese a gran voce di occuparci di tale gestione) oggi non è più di tale avviso, il nostro Ente non opporrà alcun ostacolo. Certo è comunque che, fino a che di tale gestione dovremo occuparci, noi dovremo fare rispettare le leggi. Se non lo facessimo incorreremmo in pesanti sanzioni. 3) Negli articoli pubblicati su “Libero” si afferma che sarebbe stato l’Inpgi a dare un’interpretazione errata della legge, prevedendo di obbligare all’iscrizione e alla corresponsione dei contributi, anche quei colleghi che già godono di un’assicurazione nell’Inpgi 1. Ciò è del tutto inesatto. Basta infatti leggere con attenzione il comma 2 dell’art. 1 del decreto legislativo 103/96, là dove si afferma: “Le norme di cui al presente decreto si applicano anche ai soggetti, appartenenti alle categorie professionali di cui al comma 1, che esercitano attività libero – professionale, ancorché contemporaneamente svolgano attività di lavoro dipendente”. Si ritiene che ciò sia sbagliato? E’ certo legittimo pensarla in questo modo. Tuttavia fino a che la legge è questa, anche l’Inpgi (e quindi la categoria) devono osservare tale norma. 4) Io stesso del resto, a fronte delle insoddisfazioni espresse a tale riguardo da colleghi già “garantiti” dall’Inpgi 1, ho prospettato in sede ministeriale la possibilità di una modifica legislativa. Ma finora i riscontri non sono stati positivi. Non appena la legge dovesse cambiare, sarò tra i primi a rallegrarmi. Ma fino a quel momento il nostro comportamento non potrà essere diverso. 5) Nei due articoli (nel primo soprattutto) si è affermato che i contributi versati all’Inpgi 2 non daranno alcun vantaggio. E’ una affermazione, anche questa, non corrispondente al vero. Ogni contributo darà infatti luogo ad una pensione. Certo, non si potrà ottenere granchè (ma in quale istituto previdenziale ciò potrebbe avvenire?) avendo versato solo per cinque – sei anni, cinquecento o seicento euro l’anno. Ma se i versamenti (come avviene all’Inpgi 1) saranno stati discreti, la pensione sarà di livello corrispondente e sicuramente di misura ragguardevole. 6) Non è vero infine che la novità dell’Inpgi 2 (che decorre dal ’96) “passò alla chetichella”, senza informazione. Infatti non solo se ne parlò abbondantemente e per parecchi mesi su tutte le pubblicazioni della categoria, ma l’Inpgi inviò anche a tutti i giornalisti italiani (professionisti, pubblicisti e praticanti iscritti all’Ordine nazionale) una lettera personale sottolineando tra l’altro l’obbligo di iscrizione previsto dalla legge. Se poi c’è stato qualche collega che si disinteressò di quell’obbligo, lo stesso non può prendersela con l’Inpgi se la sua “dimenticanza” oggi (in base alla legge) gli viene contestata. Cordialmente Gabriele Cescutti

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