Le regole devono essere poche, chiare e applicate con responsabilità e con certezza di sanzioni e non possono provenire da troppe fonti spesso condizionate da corto circuiti emozional-mediatici.
Questa overdose di indicazioni con contenuti più o meno precettivi, mette in particolare la Rai al centro di attenzioni e di polemiche dalle quali scaturiscono ulteriori disposizioni che rendono estremamente difficile l'esercizio dell'attività giornalistica. Quando si esagera anche queste presunte regole diventano elementi per condizionare la libertà e l'autonomia dei giornalisti. In particolare in questi giorni nelle stanze di molte istituzioni soffia un vento che porta con sé una pericolosa voglia di censura. Alle scelte dell'Autority della privacy di colpire giornali e giornalisti per tutelare la sfera privata di personaggi più o meno pubblici, fa seguito la proposta nella Commissione parlamentare di vigilanza di instaurare nelle trasmissioni Rai un permanente regime di informazione fatta con il bilancino a vantaggio delle forze politiche, ma non dell'informazione e degli ascoltatori. Infine dai dati dell'osservatorio di Pavia sulla presenza sui nostri Tg regionali di politici e amministratori, si è arrivati a imporre ad alcune redazioni limitazioni e bavagli nell'intervistare ogni amministratore locale. Notiamo, viceversa, un disinvolto via libera per gli uomini simbolo degli scandali come "calciopoli" e "vallettopoli", per i quali senza cautele sono aperti i salotti televisivi.