Bersaglio di numerose critiche in questi giorni per il provvedimento adottato in merito all'inchiesta di Potenza su Vallettopoli, il presidente dell'Autorità per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, non ha mai pensato alle dimissioni. Lo ha chiarito lo stesso Pizzetti, rispondendo alle domande dei cronisti a margine di un convegno alla Federazione Nazionale della Stampa, organizzato da ''Autonomia e Solidarietà'', Componente nazionale della Fnsi.
''Se ho pensato alle dimissioni? Non vedo perché - ha risposto Pizzetti - visto che il provvedimento è stato adottato dal collegio dell'Autorità all'unanimità, il relatore Paissan è uno degli esperti più autorevoli del settore, il segretario generale ha assicurato la legittimità dello stesso provvedimento. Non vedo perché - ha concluso - avrei dovuto sconfessare i miei colleghi''. Il dibattito e le polemiche che hanno accompagnato il provvedimento emanato dal Garante per la Privacy sull'inchiesta di Potenza su Vallettopoli dimostrano che ''la normativa a disposizione dell'Autorita' va corretta: è meglio escogitare uno strumentario giuridico più ampio e più flessibile''. Questo l'auspicio del presidente dell'organismo di garanzia Francesco Pizzetti. Ribadendo che ''si è trattato di un provvedimento emergenziale e non ad personam'', Pizzetti non si è sottratto alle domande sulle critiche raccolte dell'iniziativa dell'Autorità: ''Abbiamo registrato che il Dottor Silvio Sircana non condivide il provvedimento e le critiche arrivate da più parti sono state un elemento di riflessione. Serve uno sforzo comune, che coinvolga anche i giornalisti e il legislatore, per evitare le sanzioni penali e migliorare gli strumenti a nostra disposizione rendendoli più flessibili ed efficaci''. In materia di libertà di informazione, a Pizzetti ''non piace per nulla la sanzione penale connessa alla violazione del divieto sul trattamento dei dati da parte del giornalista. E massimamente opportuno - ha sottolineato il Garante - ripensare quella norma. Dobbiamo trovare modalità più efficaci e meno punitive''. Tra le ipotesi citate da Pizzetti, ''la tempestiva pubblicazione dei provvedimenti dell'Autorità sulla testata interessata e anche su altre, o ancora la possibilità di garantire un equo ristoro alla parte lesa, senza che questo implichi il risarcimento del danno, cosa che spetta al giudice''. Pizzetti ha anche ricordato che in dieci anni i provvedimenti collegiali dell'Autorità in materia di libertà di informazione sono stati 140, dei quali otto provvedimenti di blocco e 25 di divieto; inoltre, sempre nel decennio, ''le denunce alla magistratura penale sono state soltanto tre e tutte risalenti ai collegi precedenti''. (ANSA) ''La violazione della privacy non la commettono i cronisti, ma gli uffici giudiziari, che mettono dati privati nei faldoni giudiziari. Vanno tolte dai fascicoli le vicende riservate delle persone''. Così il direttore del ''Giornale'' Maurizio Belpietro, nel corso di un dibattito pubblico organizzato dalla Fnsi sui diritti e i doveri dell'informazione, torna sulla vicenda di Vallettopoli, e sulla pubblicazione di foto e registrazioni private di molti soggetti coinvolti. ''In questi anni - ha attaccato Belpietro – sono state diffuse intercettazioni su argomenti riservatissimi, che certo non servivano al'inchiesta. Il che è consentito, perché si tratta di atti non più coperti dal segreto istruttorio, ma è un problema serio, che non si risolve se noi giornalisti infiliamo la testa in un cappio per impedirci di fare il nostro mestiere. Semmai va fatta un po' di pulizia nei fascicoli processuali''. Ben diverso, chiarisce Belpietro, è il caso Sircana: ''Gli uomini politici devono sapere che i propri atti anche se privati diventano atti pubblici. È strano - fa notare polemicamente - che il meccanismo di tutela sia scattato solo per Sircana, e non per tutti gli altri politici fotografati in atti privati, da Casini nudo in barca a Berlusconi nella sua villa insieme a una signora bionda. D'altronde – sottolinea Belpietro - io ho ricevuto un avviso disciplinare dell'Ordine dei Giornalisti solo su Sircana... Ma l'Ordine è il garante della deontologia solo quando si toccano certi politici o è il garante di tutti?''. (AGI) "Il provvedimento dell'Authority ha suscitato nel mondo del giornalismo critiche e preoccupazioni. Nell'incontro di oggi è emersa la volontà comune tra Garante e Ordine dei giornalisti di superare il meccanismo della sanzione penale, che fa rischiare il carcere al giornalista che pubblica notizie ritenute oltre il limite del diritto di cronaca". Lo ha dichiarato Paolo Serventi Longhi, segretario nazionale della Federazione nazionale stampa italiana, intervenendo al dibattito che si è appena concluso presso la sede della Federazione e dal titolo "Le regole, i bavagli, i cronisti, le persone. Cosa deve cambiare dopo la vicenda Sircana". "Quello di oggi - ha sottolineato Serventi Longhi - è un segnale piccolo ma positivo. Sebbene rimane il dissenso da parte nostra nei confronti del provvedimento, c'è anche la volontà di voler discutere e di incontrarsi nuovamente con l'Ordine, il Garante, al di là del caso Sircana, per trovare un percorso di applicazione delle norme". (ADNKRONOS) "Il provvedimento dell'Authority è stato giudicato pesante e intempestivo, ma non trovo giusto giudicare a sua volta il Garante unicamente per questo provvedimento, e non per la collaborazione pluriennale che ci lega. Oltretutto esiste anche una legge che dice che il Garante deve lavorare con l'Ordine dei giornalisti". Lo ha dichiarato Vittorio Roidi, vicepresidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, in occasione del dibattito che si è tenuto questa mattina presso la sede della Federazione nazionale della stampa italiana a Roma, e dal titolo "Le regole, i bavagli, i cronisti, le persone. Cosa deve cambiare dopo la vicenda Sircana". "Inoltre - ha detto ancora Roidi - è in atto da tempo una discussione che intende dare più potere all'autorità Garante; ma rimango della convinzione che la libertà di stampa debba risolversi attraverso l'autoregolamentazione, che deve bastare al giornalista, prima ancora che vengano attuati provvedimenti autoritari che nessuno vuole". (ADNKRONOS) Un intervento giusto, ma con i tempi sbagliati: è l'autocritica di Mauro Paissan, componente dell'Autorità per la protezione dei dati personali e relatore del discusso provvedimento su Vallettopoli. ''E' stato un intervento sacrosanto - ha detto Paissan - ma abbiamo sbagliato i tempi. Mi rammarico del ritardo di cui mi assumo tutta la responsabilità: potevamo intervenire almeno con due giorni di anticipo, a tutela di veline e attrici di cui sono stati rivelati particolari intimi, relativi al sesso all'assunzione di droghe. Servirà di lezione per la prossima volta''. Paissan ha definito ''un insulto inaccettabile l'accusa secondo la quale il Garante si muoverebbe solo per tutelare i potenti. Tutti i giorni, da dieci anni, interveniamo a tutela dei cittadini''. Il componente dell'Autorità ha anche sottolineato di non aver ''mai visto una persona attaccata e bersagliata come è accaduto al presidente Pizzetti in questi giorni. Gli attacchi sono legittimi, la distruzione delle persone, no''. (ANSA) "Non può e non deve essere il Garante della privacy a fare il 'supermagistrato' della stampa: esistono già il codice civile e quello penale per questo". Lo ha dichiarato Guido Columba, presidente dell'Unci, l'Unione nazionale cronisti italiani, in occasione dell'incontro "Le regole, i bavagli, i cronisti, le persone. Cosa deve cambiare dopo la vicenda Sircana", che si è svolto questa mattina presso la sede della Federazione nazionale stampa italiana a Roma. "L'unica garanzia etica che ha un giornalista in presenza di una notizia importante - ha proseguito Columba - è quella di rivelarla. D'altronde, non va dimenticato che la politica e la cronaca nera sono sempre state commiste. Di certo bisogna chiedersi - ha concluso il presidente dell'Unione nazionale cronisti italiani - se le famose foto di Sircana dentro una cassaforte non dovessero di per sè svolgere un ruolo". (ADNKRONOS)