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Lutto 24 Nov 2008

In Campidoglio la cerimonia laica per Sandro Curzi

Questa mattina in una sala della Protomoteca in Campidoglio, a Roma, stracolma di comuni cittadini, politici, giornalisti, autorit, la cerimonia laica per l'addio al giornalista Sandro Curzi, morto sabato a Roma. Tantissimi i volti noti: tra questi, oltre all'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, il leader del Pd, Walter Veltroni, Piero Fassino, il senatore Francesco Rutelli, il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, anche direttori e giornalisti di tutte le testate Rai, di Liberazione - il quotidiano che Curzi a diretto dal 1998 al 2005 - ed esponenti della Federazione nazionale della stampa.

Questa mattina in una sala della Protomoteca in Campidoglio, a Roma, stracolma di comuni cittadini, politici, giornalisti, autorit, la cerimonia laica per l'addio al giornalista Sandro Curzi, morto sabato a Roma.
Tantissimi i volti noti: tra questi, oltre all'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, il leader del Pd, Walter Veltroni, Piero Fassino, il senatore Francesco Rutelli, il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, anche direttori e giornalisti di tutte le testate Rai, di Liberazione - il quotidiano che Curzi a diretto dal 1998 al 2005 - ed esponenti della Federazione nazionale della stampa.

Ad introdurre il saluto la figlia Candida, giornalista dell'ANSA, seguita da Veltroni, Bertinotti e infine per la Rai, di cui Curzi era consigliere d'amministrazione, il presidente Claudio Petruccioli. (ANSA) VELTRONI, OGGI GIORNO DI DOLORE PER TUTTA ITALIA ''Oggi siamo qui per raccontare una storia di amicizia e di dolore, di dolore per tutti noi e per tutta l'Italia. Sandro era una persona a cui era difficile non voler bene. Era un signore nel senso più alto del termine''. Così il leader del Pd Walter Veltroni, intervenendo alla cerimonia funebre in Campidoglio, ricorda Sandro Curzi. ''Ho in mente - prosegue Veltroni - i suoi maglioni a collo alto, le sue giacche di velluto e certe sue tentazioni del vivere bene per uno come lui che nella vita aveva sofferto. La sua generazione - sottolinea Veltroni - ebbe il coraggio di rischiare la propria vita''. ''Sandro faceva parte di una sinistra romana che rappresenta l'essenza della città ed è legata proprio alla cultura di Roma. Quando mi sono sentito al telefono con Candida - dice il segretario del Pd rivolto alla figlia di Curzi - ci è sembrato giusto ricordarlo in questo luogo perché è qui che si può dare una grande spiegazione della sua vita''. Ripercorrendo la vita professionale di Curzi, Veltroni aggiunge: ''Aveva radici nel popolo, la gente per strada lo fermava e tutti gli volevano bene. Possiamo dire che qui in Italia lui è stato uno dei primi ad usare la frase 'Yes we can' che però in romano si traduce 'Se po' fà. Era un appassionato del sindacato dei giornalisti così come è stato sempre un uomo di partito con una grande passione per la libertà''. ''È stato capace - prosegue il segretario del Pd - di tirare su una generazione di giornalisti e con loro aver stabilito un rapporto solidissimo. È stato anche un uomo di sinistra con una grande propensione all'unità. Il Sandro che mi ricordo è vita e umorismo. Lui ha vissuto una bella vita''. Infine, Veltroni si lascia andare a qualche ricordo più personale come ad esempio la telefonata che ricevette da Curzi durante la campagna elettorale: ''Mi ricordo che ero in giro per l'Italia e a un certo punto lui mi chiamò, fu una telefonata piena di affetto e che difficilmente potrò dimenticare''. L'ultimo pensiero è rivolto alle figlie dell'ex direttore del Tg3: ''Ricordo che la prima volta che ho sentito il cognome Curzi è stato a scuola - racconta Veltroni - quando il professore fece l'appello e si alzò in piedi per rispondere una giovane ragazza molto carina che sedeva al banco insieme ad un'altra ragazza che si chiamava Lucrezia Rechlin. Loro due non frequentavano religione e tra noi ragazzi si diceva che o erano comuniste o erano ebree. Crescendo - conclude Veltroni - iniziammo a frequentare casa Curzi e per la nostra generazione Sandro divenne una persona molto importante''. (ANSA) L'ADDIO AL CONSIGLIERE RAI, TRA SOLENNITA' E RICORDI È stato quasi un funerale di Stato per Sandro Curzi. Questa mattina erano in tante le personalità istituzionali e politiche raccolte nella Sala della Protomoteca del Campidoglio al cospetto del feretro del consigliere Rai deceduto sabato dopo una lunga malattia. C'erano il presidente della Camera Gianfranco Fini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, il segretario del Pd Walter Veltroni, il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, il presidente dell'Amministrazione provinciale Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il capo della Polizia di Stato, prefetto Antonio Manganelli, l'ex segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni, l'ex sottosegretario a Palazzo Chigi con delega all'editoria, Ricardo Franco Levi. E poi ancora, il segretario del Prc, Paolo Ferrero, il suo predecessore Franco Giordano, il governatore della Puglia, Nichi Vendola, e quindi l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, Gennaro Migliore, Giovanni Russo Spena, Piero Fassino, Paolo Gentiloni, Giovanna Melandri, Giuseppe Giulietti, Willer Bordon, per citarne alcuni. Mentre prima che ci fosse la cerimonia funebre, Francesco Rutelli e la moglie Barbara Palombelli si erano intrattenuti a lungo con i congiunti di Curzi. Alle esequie c'era, comprensibilmente, una vasta rappresentanza del mondo Rai: dal presidente Claudio Petruccioli al direttore generale Claudio Cappon, ai consiglieri Nino Rizzo Nervo, Carlo Rognoni, Marco Staderini, al direttore delle Relazioni istituzionali Pierluigi Malesani, al direttore delle Relazioni esterne Guido Paglia; ex presidenti di viale Mazzini, quali Sergio Zavoli ed Enrico Manca; ex direttori generali Rai, come Biagio Agnes e Flavio Cattaneo, quest'ultimo con accanto Sabrina Ferilli; il direttore di Raitre, Paolo Ruffini. E anche Fabiano Fabiani. Foltissima la partecipazione dei giornalisti Rai, a cominciare dai direttori di Tg1 (Gianni Riotta), Tg2 (Mauro Mazza) e Tg3 (Antonio Di Bella) e quindi la gran parte dei giornalisti in forza al Tg3, la testata che ebbe proprio in Curzi il fondatore e primo direttore. C'era anche tutta la 'squadra' di 'Annozero', con Michele Santoro in testa, e poi Giovanni Floris, Clemente Mimun, Enrico Mentana, Valentino Parlato. E tanti altri ancora del mondo del giornalismo di ieri e di oggi. Numerosi militanti di Rifondazione Comunista, il partito di Curzi, ed anche due bandiere di Prc. E c'era la bandiera arcobaleno della pace, ed anche lo scudetto della Lazio, a testimonianza di quello per cui Curzi si appassionava. Leorazioni funebri sono state quattro, tenute da Veltroni, Bertinotti, Petruccioli e il regista Citto Maselli. Ma prima di tutti ha parlato Candida Curzi, figlia di Sandro, per portare il saluto di un grande amico del consigliere: Pietro Ingrao. Oggi però assente perché - ha spiegato Candida - "anche lui non è più un ragazzino". Nel suo messaggio Ingrao ha ricordato l'impegno di Curzi nel mondo della comunicazione, maprima di allora "seppe capire il conflitto sociale" e mentre da giovane difendeva gli italiani con il fucile in mano, ecco che poi "rimaneva impietrito davanti alle Fosse Ardeatine. Ciao Sandro". Il segretario del Pd ha detto della grande amicizia con Curzi, e "dunque di un dolore profondo oggi. Era persona difficile e però non si poteva non voler bene al suo essere civile, alla sua testa. Era un signore, anche nella tempesta politica. Lo raccontano il maglione a collo alto, le giacche ditweed, la voglia di godere la vita, per la quale aveva combattuto. Faceva parte di quella sinistra romana molto legata alla storia e al modo di essere di Roma e della sua cultura", e Roma "è una delle grandi ragioni e spiegazioni della bella vita di Sandro. Pensava che le cose si potessero fare ed ha lavorato perché non solo si pensasse di fare ma si facesse nella vita. Ha vissuto una bella vita, perché le vite belle - ha concluso Veltroni - non sono quelle comode ma quelle vissute. E lui ha sempre cercato questo". Curzi anche precursore quasi del "yes, we can" - ha detto Veltroni -, con il suo "se po’ fà". Di alto senso politico l'intervento di Fausto Bertinotti, partito dal titolo che 'Liberazione' ha dedicato a Curzi, ovvero 'Che bella vita, Sandro', ed ha aggiunto che anche qui al Campidoglio, "nella mestizia, quel titolo è molto bello, e se lui lo vedesse ne parlerebbe bene". Eppure "non riusciamo a sottrarci a un dolore, a una perdita: ha amato la vita ed è riuscito ad esprimere in ogni momento questo forte attaccamento, come un contagio. Per questo ha realizzato imprese in un tempo, come il nostro, in cui è difficile realizzare qualcosa". Curzi ha vissuto la politica come "dimensione inscindibile della sua esistenza, il sale della terra. È stato un comunista in un'accezione forte e decisa, in un partito che ha avuto un peso importante nella formazione della classe politica e dirigente del Paese. Ha avuto un modo di essere comunista popolare ma mai plebeo, anzi con un'ansia pedagogica. E gli scatti duri della storia non lo hanno ammutolito, ha continuato a vivere anche quando è finito il pasoliniano 'tempo delle lucciole'". E in Rifondazione "è venuto mantenendo la sua filosofia, nessuna civetteria, è sempre stato lo stesso, con un modo originale di condurre la battaglia politica, capace di asprezza ma anche di ritirarsi in certi momenti, e questo non era opportunismo ma saggezza, per riprendere il cammino con sempre maggiore capacità di persuasione. Ci ha aiutati a combattere settarismi, a rompere incrostazioni". Ha diretto 'Liberazione' con una "religione dell'autonomia del giornale, animato da curiosità, anche verso l'avversario, per capire una traiettoria in un mondo che stava cambiando". E lo stesso è stato in Rai, "uomo di partito e insieme servitore leale e fedele di un istituto come il servizio pubblico. L'essere comunista non pregiudicava ma arricchiva il suo essere nel servizio pubblico", il bene è stata "la bussola della sua vita, attraverso la pace, l'eguaglianza, la libertà, e quel bene abbiamo il dovere di custodirlo in noi". Quello che conta - ha concluso - è il viaggio, non la meta, "hai fatto un grande viaggio, Sandro, hai combattuto la giusta battaglia, ora ti sia lieve la terra". Il presidente della Rai, Petruccioli, ha tributato a Curzi il ringraziamento di tutta l'azienda, "sei stato consigliere tenace e appassionato, e da giornalista una grande guida. Il Tg3, così diverso, ha dato agli italiani il senso compiuto di quello che significa servizio pubblico. Grazie per come sei stato amico, militante, interlocutore di tutti". E - ha aggiunto Petruccioli - "avversario di alcuni, nemico di nessuno", e "grazie per gli ultimi mesi (il periodo finale della malattia, durante il quale Curzi ha voluto continuare ugualmente a lavorare nel Cda Rai, ndr), ci fatto vedere come si possa essere vivi fino all'ultimo". Infine Citto Maselli, brevissimo - ma intenso anch'egli - nel suo intervento: "Ti invidiavo lo straordinario successo con le ragazze. Non ho mai capito cosa avesse più di me per piacere alle donne: non era bello, aveva i capelli ritti, eppure...". Maselli ha ricordato che risale al 1942 la prima volta in cui Curzi sentì parlare di Karl Marx, e da allora fu un grande impegno. Il regista ha riferito quindi che negli ultimi tempi Curzi gli diceva spesso "Noi comunisti dobbiamo dare sempre e comunque una speranza" e Curzi "voleva lottare contro la malattia perché diceva che in questo momento bisogna esserci ed era il momento di combattere, con la sua testa e la sua tessera di comunista". Un intenso abbraccio tra Maselli e Candida Curzi, accompagnato da un lungo e generale applauso del mondo delle istituzioni e della politica e del pubblico comune raccolto nella Sala della Protomoteca, ha chiuso la cerimonia funebre. "Grazie a tutti", ha detto sorridendo Candida Curzi. (AGI)

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