Sono trascorsi 21 anni dalla tragica morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e ancora non si conosce la verità sul loro assassinio. “E’ triste – commenta il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, dover ricordare l’anniversario della morte di una collega barbaramente uccisa mentre faceva il proprio dovere senza che, a distanza di tanto tempo, sia stata fatta piena luce sul suo omicidio”.
“Chi doveva portare avanti le indagini – prosegue Lorusso –
per cercare la verità evidentemente non lo ha fatto fino in fondo. Questo è il
più grande torto alla memoria e all’esempio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin,
oltre che alle loro famiglie e ai loro colleghi”.
Del caso si è di recente occupata la trasmissione “Chi l’ha
Visto” mentre ieri la mamma di Ilaria, Luciana Alpi, è stata ricevuta dalla
Presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha annunciato l’imminente
creazione di un archivio digitale che radunerà sul sito della Camera, tutto il
materiale di documentazione su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
DA 21 ANNI SENZA VERITÀ E GIUSTIZIA PER ILARIA ALPI E MIRAN HROVATIN
Ventuno anni di attesa, ventuno anni senza verità e
giustizia per Ilaria Api e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadisco il 20 marzo del
1994. Eppure la storia dei due nostri colleghi del Tg3 – ha detto il presidente
della Fnsi, Santo Della Volpe - è stata raccontata in inchieste giornalistiche,
ricostruita in libri, persino sceneggiata, a Teatro ed al Cinema. Sono stati scritti
e disegnati anche fumetti, trasmesse decine di inchieste televisive e confronti
in radio e tv. Eppure la verità giudiziaria, quella che conta, si è arenata più volte e la parola
Giustizia, chiesta a voce alta da due genitori, Luciana e Giorgio Alpi, non è
stata ancora scritta.
In oltre due decenni per ricordare Ilaria e fare luce sull’omicidio è stata
istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta, si è svolto un lungo
processo inquinato da incredibili errori ed omissioni, mentre ad Ilaria Alpi
sono state dedicato piazze, vie, canzoni. Segno di una frattura tra sensibilità
diffusa e desiderio che la memoria resti cosa viva., da un lato e l'incapacità
colpevole delle Istituzioni di trovare la verità su quanto successo quel giorno
di marzo a Mogadisco, a pochi passi dall'Ambasciata Italiana.
Oggi non c’è un colpevole vero (solo una persona credibilmente innocente finito
in prigione per effetto di un processo poco attendibile...); né un
mandante, né il nome dei depistatori che hanno fatto passare quell’esecuzione
per una rapina finita male, contro ogni evidenza.
A ristabilire alcuni principi di verità storica – ha sostenuto il Presidente
Fnsi - sul caso Alpi-Hrovatin ci ha pensato, non il Parlamento né un processo
ma, ancora una volta, una inchiesta giornalistica della trasmissione “Chi l’ha
visto”, Rai3, condotta da Federica Sciarelli. La giornalista Chiara
Cazzaniga è riuscita a intervistare in tv
il supertestimone Ahmed Ali Rage, detto Jelle, che praticamente
nessun investigatore italiano in questi anni si era preso il
disturbo di rintracciare. Un testimone chiave mai comparso in tribunale
che ha ribadito ai microfoni del programma la non colpevolezza di Omar Hashi
Hassan, il ragazzo somalo ingiustamente accusato, ripetendo l'accusa, che si
deve verificare per aprire scenari di verità, di essere stato indotto a
dire il falso da non identificati personaggi degli apparati di sicurezza,
sicuramente italiani.
Ora l’inchiesta si riapre con la speranza che questi nuovi elementi possano
ricomporre lo scenario del duplice omicidio, ripristinando la verità sinora taciuta.
Lo dobbiamo a Ilaria che è stata assassinata perché indagava con coraggio sulla
mala cooperazione e sul traffico illecito di armi e di rifiuti tossici. E lo
dobbiamo ai genitori di Ilaria che non si sono mai arresi di fronte all’omertà,
ai depistaggi, all’occultamento delle prove.
Verità e giustizia – ha concluso Santo Della Volpe - sono l’unica richiesta
credibile che oggi possiamo riaffermare, a ventuno anni da quell'agguato di Mogadisco. Ed oggi più che mai, non ci sono alibi per
non rispondere a questa domanda che arriva dai giornalisti italiani e
dall'intera comunità nazionale. Roma, 20 marzo 2015
ILARIA ALPI: GRASSO, NON POSSIAMO SMETTERE CERCARE VERITÀ
"Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi a
Mogadiscio il 20 marzo 1994, 21 anni fa; le indagini giornalistiche che stavano
compiendo in Somalia costarono loro la vita. Sono trascorsi molti anni da
allora eppure le ragioni del loro assassinio sono ancora, purtroppo, oscure.
Non possiamo dimenticare, né tantomeno smettere di cercare la verità: lo
dobbiamo a questi 2 coraggiosi giornalisti e alle loro tenaci famiglie, che non
hanno smesso di lottare per avere giustizia". Così il presidente del
Senato, Grasso su Fb. (ROMA, 20 MARZO - ANSA)
CASO ALPI: GRASSO, DOPO 21 ANNI NON SMETTERE DI CERCARE
VERITÀ
Non si deve smettere di cercare la verità sugli omicidi di
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, 21 anni fa.
E' quanto afferma il presidente del Senato, Pietro Grasso, su Facebook.
"Le indagini giornalistiche che stavano compiendo in Somalia - sottolinea
- costarono loro la vita. Sono trascorsi molti anni da allora eppure le ragioni
del loro assassinio sono ancora, purtroppo, oscure. Non possiamo dimenticare,
ne' tantomeno smettere di cercare la verità: lo dobbiamo - conclude - a questi
due coraggiosi giornalisti e alle loro tenaci famiglie, che non hanno smesso di
lottare per avere giustizia". (ROMA, 20 MARZO - AGI)
ILARIA ALPI:LUCIANA ALPI,DOPO SCOOP DEPISTAGGIO PROCURA TACE
Non c'è ancora nessuna risposta da parte della magistratura
sullo 'scoop' di 'Chi l'ha Visto' che ha raccolto le confessioni del 'supertestimone' Jelle che ha
scagionato Omar Hashi Hassan come responsabile dell'omicidio di Ilaria Alpi e
Miran Hrovatin.
E' quanto lamenta la mamma della giornalista uccisa, Luciana
Alpi, ricevuta oggi dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, in occasione del 21°
anniversario dell'assassinio dei due giornalisti."Il mio avvocato D'Amati ha mandato una
memoria documentata il 19 febbraio alla procura di Roma ma a tutt'oggi non
abbiamo avuto nessun riscontro. Nessuno ci ha detto se stanno cercando Jelle, il testimone che ha mandato in carcere Omar Hashi
Hassan, il quale sono 14 anni che sta pagando una pena che non gli spetta
proprio perché è innocente" dice Luciana Alpi.
"Ora abbiamo il testimone di uno dei depistaggi: ce ne
sono stati tanti ma uno è finalmente provato. Noi l'abbiamo sempre sostenuto e
ora è venuta fuori la prova: chiediamo quindi al magistrato che ha in mano
l'inchiesta di Ilaria di far sapere qualcosa a nostro avvocato: abbiamo il diritto
di sapere", protesta ancora Luciana Alpi sottolineando che "tutte
le forze di sicurezza, dai Carabinieri alla Polizia di Stato, fino alla Digos,
non sono stati all'altezza di farci conoscere la verità su Jelle il
testimone".
"Abbiamo il diritto di sapere qualcosa: dopo 21 anni è
la prima vera prova che c'e' stato un depistaggio e che Ilaria è morta perché
c'è stato un omicidio concordato. Ringraziamo il procuratore Pignatone se ci fa sapere qualcosa" dice
ancora la mamma di Ilaria che, alla domanda se finalmente possa dirsi
speranzosa che sia arrivata una parola decisiva sulle ipotesi di depistaggio,
ammette: "segni ce ne sono stati sempre tanti: io mi sono spesso
entusiasmata salvo poi ricadere nella disperazione perché non si faceva niente.
Questa volta spero si faccia di più". (ANSA - ROMA, 19 marzo 2015)
ILARIA ALPI: BOLDRINI, PRESTO ARCHIVIO DIGITALE CAMERA
E' in arrivo un archivio digitale che radunerà sul sito
della Camera, tutto il materiale di documentazione su Ilaria Alpi e Miran
Hrovatin.
Lo ha annunciato la presidente della Camera, Laura Boldrini,
alla madre della giornalista Luciana Alpi, incontrata in occasione del 21/o
anniversario della sua uccisione e di quella di Hrovatin.
L'archivio, ha spiegato la presidente della Camera, conterrà
immagini girate, sevizi chiusi ma anche documenti della commissione d'inchiesta
sul caso Alpi-Hrovatin, così come i documenti desecretati da questa
legislatura. "L'ipotesi di questo grande archivio è stata già elaborata: è
stato fatto gran parte del lavoro e ora spetta all'Ufficio di Presidenza dare
l'autorizzazione all'ultimazione del progetto" ha detto Boldrini.
I documenti delle Commissioni parlamentari di inchiesta sul
ciclo dei rifiuti e sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, recentemente
declassificati dal Governo e da altri soggetti su richiesta della Presidenza
della Camera, sono già accessibili tramite l'indice dei documenti
declassificati sull'archivio storico della Camera: con l'arrivo dell'archivio
digitale su Alpi-Hrovatin l'accesso sarà facilitato e consentirà un'immediata
consultazione. (ANSA - ROMA, 19 Marzo 2015)
OMICIDIO DI ILARIA ALPI E MIRAN HROVATIN, 21 ANNI ALLA
RICERCA DELLA VERITÀ
di Stefano Corradino*
“Oggi è un giorno tragico, un giorno di lutto per
l’informazione italiana, per la Rai e soprattutto per noi giornalisti e tutti
quelli che collaborano al Tg3: la nostra collega, la nostra amica Ilaria Alpi è
stata uccisa poche ore fa a Mogadiscio. Stava lavorando per noi, stava
lavorando per la Rai. Insieme a lei è stato ucciso il suo operatore Miran
Hrovatin…” Sono le ore 15.05 del 20 marzo 1994. La programmazione della
terza rete si interrompe per un’edizione straordinaria del Tg3. Sullo schermo
compare il volto raggelato del giornalista Flavio Fusi che dà la triste notizia
con la voce rotta dalla commozione.
Da quel giorno sono trascorsi ventuno anni. In oltre due
decenni per ricordare Ilaria e fare luce sull’omicidio è stata istituita una
Commissione parlamentare d’inchiesta, sono stati scritti libri, anche a
fumetti, realizzati film, speciali in tv, le hanno dedicato piazze, vie,
canzoni. Segno di una sensibilità diffusa e del desiderio che la memoria resti
cosa viva.
Ma l’istanza più importante, quell’insopprimibile e
sacrosanta ricerca della verità non è stata esaudita. Non c’è un colpevole, né
un mandante, né il nome dei depistatori che hanno fatto passare
quell’esecuzione per una rapina finita male incolpando un innocente che da
sedici anni sconta la galera senza aver commesso il fatto.
A ristabilire alcuni principi di verità storica sul caso
Alpi-Hrovatin ci ha pensato, non il Parlamento né la Procura di Roma ma la
trasmissione “Chi l’ha visto” condotta da Federica Sciarelli. La giornalista
Chiara Cazzaniga in un anno di ricerche è riuscita a intervistare a tu per tu
il supertestimone Jelle – che praticamente nessuno in questi venti anni si era
preso il disturbo di rintracciare – che
ha ribadito ai microfoni del programma la non colpevolezza di Hashi, il ragazzo
somalo ingiustamente accusato.
Ora l’inchiesta si riapre con la speranza che questo puzzle
così incompleto possa ricomporsi.
Lo dobbiamo a Ilaria che è stata assassinata perché indagava
con coraggio sulla mala cooperazione e sul traffico illecito di armi e di
rifiuti tossici. E lo dobbiamo ai genitori di Ilaria che non si sono mai arresi
di fronte all’omertà, ai depistaggi, all’occultamento delle prove.
Lo scorso anno alla Rai, sotto il cavallo di viale Mazzini è
stata piantata una rosa bianca in ricordo di Ilaria. Verità e giustizia sono
l’unico fertilizzante in grado di non farla sfiorire.
* direttore di Articolo21.org