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Editoria 25 Ott 2007

Il sottosegretario Levi presenta il Ddl che punta sull'innovazione: subito la modifica che esclude i blog dall'obbligo di registrazione

Libera concorrenza e pluralismo, ma in un settore che deve puntare all'innovazione, e prima modifica con un comma aggiuntivo che esclude i blog dall'obbligo di registrazione al Roc, il registro degli operatori della comunicazione

Libera concorrenza e pluralismo, ma in un settore che deve puntare all'innovazione, e prima modifica con un comma aggiuntivo che esclude i blog dall'obbligo di registrazione al Roc, il registro degli operatori della comunicazione

Il disegno di legge di riforma del settore editoriale è stato presentato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'editoria Ricardo Franco Levi alla Commissione Cultura della Camera. "Nella consapevolezza - ha spiegato Levi - che in questo settore la libera concorrenza non corrisponde in toto ai canoni perchè qui è qualcosa di più". A vigilare saranno due autorità, quella per le garanzie nelle comunicazioni e l'antitrust che "per operare devono conoscere il mercato e gli operatori attraverso il Roc". E qui Levi introduce subito la prima novità rispetto al testo approvato dal Consiglio dei ministri, dopo la polemica, aperta dal blog di Beppe Grillo, e seguita da molti ministri, tra cui quello delle Comunicazioni Paolo Gentiloni che ha chiesto di correggere l'errore. "Vi propongo - ha detto - di prendere in considerazione un comma aggiuntivo", che esclude i blog. "Sono esclusi dall'obbligo di iscrizione al Roc - recita il comma aggiuntivo all'art. 7 - i soggetti che accedono ad internet o operano su internet in forme o con prodotti, come i siti personali o ad uso collettivo che non costituiscono un'organizzazione imprenditoriale del lavoro". Altro capitolo importante è quello del finanziamento diretto: "per le categorie come le cooperative e le testate di partito - ha spiegato Levi - ritengo che siano motivazioni valide per un intervento pubblico". Ma il contributo "deve avvenire nelle forme più corrette e con criteri più severi". Quindi sostegno solo alle vere cooperative e ai giornali che rappresentano gruppi parlamentari: "Non vogliamo spegnere voci ed attentare al pluralismo", ha sottolineato Levi. Per questo le testate che non rientreranno nelle norme avranno 12 mesi di contributi ulteriori per adeguarsi. L'altro sostegno forte anche se indiretto, i contributi per gli abbonamenti postali, sono "figli della vecchia stagione di monopolio delle Poste Italiane". Qui, d'accordo con l'Ue, "è stato immaginato un sistema diverso: offriamo lo strumento del credito d'imposta, quale che sia l'operatore che scelgono gli editori", così da favorire anche altri operatori come ha chiesto l'Antitrust, ma anche per "ridurre l'aiuto ai grandi e darlo ai piccoli". Tutto avverrà in modo graduale verso l'obiettivo del 2011. C'è poi il capitolo dell'estensione del credito d'imposta per l'innovazione che "avrà le stesse modalità dagli altri settori industriali". Quanto al credito d'imposta per Levi "il come intervenire s'inquadra in un insieme che ha un tassello importante nella ripresa delle relazioni industriali". Aleggia infatti sul settore un'aria di crisi: "se la crisi che tocca molte realtà editoriali si estenderà - ha detto Levi - ci vorranno forme più ampie di intervento del previsto rifinanziamento di 5 milioni di euro del fondo per la mobilità". Il ddl introduce poi anche una regolamentazione sul prezzo dei libri "che ribadisce la prassi operante sul mercato contro cui però i librai si sono ferocemente schierati, perchè vogliono il prezzo fisso del libro". "Questo che vi sottopongo è un ddl aperto ai miglioramenti e mi auguro che ce ne siano, soprattutto nel campo della promozione dell'innovazione", ha detto Levi chiudendo l'audizione in Commissione Cultura alla Camera. "L'incentivazione del passaggio alle nuove tecnologie - ha poi aggiunto -, anche se difficile perchè i fondi sono scarsissimi, è il tema vero, così come quello della promozione della lettura". Ha spiegato che è "un testo fatto in buona coscienza, ascoltando tutti e con spirito non di parte, come è nella tradizione di questa commissione Cultura, e che trascende steccati e schieramenti contrapposti". I commenti soprattutto al comma che esclude i blog, e che invece Giuseppe Giulietti, deputato dell'Unione, chiede di cancellare completamente per evitare ambiguità". Per il Verde Roberto Poletti "la scelta annunciata da Levi è una buona notizia", ma aggiunge: "Vigileremo affinchè questi propositi siano portati a termine". "La mobilitazione del popolo della rete dà buoni frutti", dice Sergio Bellucci di Rifondazione comunista, secondo il quale "bisogna in ogni modo evitare nella legge di riforma non solo qualsiasi bavaglio, ma anche ogni margine di ambiguità". Mario Adinolfi, già candidato del mondo dei blog italiani alle primarie del Pd, formula il suo "apprezzamento" non privo di preoccupazione: "Come Generazione U (come 'inversione ad U', ndr.) siamo soddisfatti per la correzione di rotta che abbiamo invocato. Certo, continuiamo a ritenere che sarebbe stato meglio abolire l'articolo 7". (ANSA)

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