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Sindacale 23 Lug 2010

Il Sindacato dei Giornalisti della Calabria al fianco di Saverio Puccio, l'ultimo destinatario di intimidazioni: “Ennesima minaccia, non ci pieghiamo”

“L’ennesima lettera minatoria nei confronti di un giornalista calabrese conferma che è dura a morire la convinzione di quanti pensano che seminare terrore, attraverso continui episodi di violenza, possa sortire l’effetto di tappare la bocca a quanti svolgono semplicemente il mestiere di giornalista”.Il segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva della Fnsi, commenta così la lettera, contenente minacce di morte, recapitata al giornalista Saverio Puccio, 35 anni, della Redazione di Catanzaro de “Il Quotidiano della Calabria” e collaboratore dell’Agi.

“L’ennesima lettera minatoria nei confronti di un giornalista calabrese conferma che è dura a morire la convinzione di quanti pensano che seminare terrore, attraverso continui episodi di violenza, possa sortire l’effetto di tappare la bocca a quanti svolgono semplicemente il mestiere di giornalista”.
Il segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva della Fnsi, commenta così la lettera, contenente minacce di morte, recapitata al giornalista Saverio Puccio, 35 anni, della Redazione di Catanzaro de “Il Quotidiano della Calabria” e collaboratore dell’Agi.

Lettera con francobollo ma priva di timbro postale, trovata nella buca delle lettere della redazione del giornale, naturalmente già oggetto di indagini della Polizia di Stato. “Non è certo una lettera che fermerà il nostro lavoro di ogni giorno”, ha detto lo stesso Puccio, al quale vanno la vicinanza e la piena solidarietà del Sindacato dei Giornalisti della Calabria e della Federazione Nazionale della Stampa.
A Saverio Puccio, il segretario del Sindacato dei Giornalisti, Parisi, ricorda che “tenere la schiena dritta” significa, appunto, “svolgere il proprio lavoro con dignità, serietà e passione nel pieno rispetto delle regole etiche e deontologiche della professione”.

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