“Oggi si ferma il mondo della cultura e dello spettacolo. Aderisco idealmente alla protesta promossa da SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL, sottolineando come alcuni colleghi giornalisti del settore hanno deciso di associarsi anche concretamente. Le sorti della cultura in questo Paese sono state troppo a lungo sottovalutate e non c’è dubbio che questo Governo si sia segnalato come il peggiore sotto il profilo della capacità di conservare e sviluppare un patrimonio che il mondo ci invidia.
Una politica miope da qualsiasi punto di vista la si guardi, incapace di valorizzare risorse che da sole prefigurerebbero un incremento significativo del Pil.
Ma c’è di più, la gigantesca opera di privatizzazione del sapere che da un decennio si sta affermando in Italia, ha demolito in gran parte il concetto di bene pubblico, facendo spazio a una gestione all’ombra del conflitto di interessi che ha ridotto le capacità propulsive e industriali del settore. Si è smarrito, penalizzando la cultura, l’idea stessa di Nazione lasciando spazio a localismi egoistici che frenano la crescita anziché sostenerla.
Tutto questo ha a che fare anche con l’informazione, non soltanto per il ruolo che svolge nel comparto, ma perché una Paese povero culturalmente è un Paese che non sa che farsene del diritto a essere correttamente informati. Ricostruire l’identità culturale è il presupposto per accrescere la cultura dell’informazione che, assieme a quella dei diritti e della legalità, è il tessuto connettivo della convivenza civile”.