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Uffici Stampa 15 Feb 2008

Il Segretario del Sigim scrive al Presidente del Consiglio regionale delle Marche: “No all’assunzione di non giornalisti”

Egregio Presidente del Consiglio regionale delle Marche, in assenza di un’organica riforma del sistema regionale dell’informazione, l’avviso pubblico dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale delle Marche per la selezione del dirigente della Struttura informazione e comunicazione del Consiglio regionale, da assumere attraverso una valutazione curriculare che non prevede né contempla specifica professionalità giornalistica, preoccupa fortemente i giornalisti marchigiani. L’informazione pubblica, settore cruciale della vita contemporanea, non può sfuggire al principio della pertinenza e della trasparenza amministrativa.

Egregio Presidente del Consiglio regionale delle Marche,
in assenza di un’organica riforma del sistema regionale dell’informazione, l’avviso pubblico dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale delle Marche per la selezione del dirigente della Struttura informazione e comunicazione del Consiglio regionale, da assumere attraverso una valutazione curriculare che non prevede né contempla specifica professionalità giornalistica, preoccupa fortemente i giornalisti marchigiani. L’informazione pubblica, settore cruciale della vita contemporanea, non può sfuggire al principio della pertinenza e della trasparenza amministrativa.

Scaduto il precedente contratto a tempo determinato di dirigente della Struttura informazione e comunicazione del Consiglio, affidato ad un giornalista professionista con curriculum adeguato, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale rinuncia alla concertazione avviata nel 2007 e sceglie la strada della chiamata per laureati al di fuori di ogni inquadramento ordinistico, valutando “una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e post universitaria, da pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro maturate in posizioni funzionali previste per l’accesso alla dirigenza ovvero la provenienza dai settori della ricerca e della docenza universitaria” o, in alternativa, “un’esperienza almeno quinquennale in funzioni dirigenziali attinenti alla posizione da ricoprire”. E proprio quell’ “attinenti”, in un settore immateriale come quello dell’informazione, per di più qui svincolato da ogni ancoraggio professionale, non può che lasciare insoddisfatti. L’avviso scadente il 20 febbraio – e pubblicato senza citare alcuna delibera di riferimento – precisa che dalla Struttura informazione e comunicazione del Consiglio regionale dipendono la tradizionale attività di informazione, l’organizzazione del sito web del Consiglio, la realizzazione di prodotti multimediali, la realizzazione e gestione della web tv, e più in generale la gestione dell’informazione e comunicazione attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie. Tutte attività a totale o a prevalente contenuto giornalistico. Che la materia possa essere gestita da un non giornalista rappresenta quindi un’evidente anomalia e una grave diminutio. I dubbi aumentano se si considera che tra i giornalisti in servizio nelle varie diramazioni del servizio stampa del Consiglio regionale non ce n’è neppure uno cui sia stata riconosciuta la qualifica di caposervizio o caporedattore. Ciò significa che, persistendo l’attuale organizzazione del lavoro, i cinque colleghi inquadrati nell’organigramma del Consiglio ed i quattro giornalisti in servizio come collaboratori dovranno prendere ordini professionali da un dirigente di settore che non è un giornalista. Un fatto incompatibile sia con la legge n° 69 del 1963 che regola la nostra professione sia con la legge 150/2000 che regola le attività di informazione nella pubblica amministrazione e dal cui ambito applicativo non sono certo escluse le Regioni. Il vostro avviso pubblico evidenzia in particolare un forte profilo di illegittimità rispetto a quanto espressamente previsto dall’art. 9 della citata legge 150/2000, laddove si prevede che all’ufficio stampa delle Pubbliche Amministrazioni possa essere addetto anche personale esterno alle stesse, purché iscritto all’Ordine dei Giornalisti. E’ opportuno precisare che non rileva sul punto specifico il fatto che il dirigente in questione si dovrà occupare – secondo quanto pubblicato nell’avviso – anche di questioni ulteriori e diverse rispetto all’ufficio stampa, poiché l’iscrizione all’Ordine è in questo caso un prerequisito ineludibile. L’avviso appare quindi illegittimo e ambiguo: illegittimo, perché non prevede una guida giornalistica per i colleghi in forza all’ufficio stampa del Consiglio; ambiguo, perché insiste nell’accorpamento tra attività di informazione e di comunicazione (o altro). Anzi, la previsione che dalla Struttura informazione e comunicazione del Consiglio regionale debbano dipendere anche l’organizzazione e gestione della partecipazione, delle manifestazioni ed eventi di competenza del Consiglio, l’Urp e addirittura il cerimoniale – tutti settori non giornalistici – non fa che rendere più urgente e stringente la necessità di una riforma organica dell’intero sistema dell’informazione pubblica regionale che rinunci ad ogni pericolosa commistione organizzativa e al primato della politica sull’informazione. A fronte di puntuali audizioni in Presidenza e in Commissione, nelle quali in questi anni il Sigim ha reiteratamente chiesto al Consiglio regionale delle Marche – e contemporaneamente alla dirigenza della Giunta – di avviare un percorso di normalizzazione nelle posizione dei colleghi giornalisti assunti dalla Regione, riconoscendo loro anche la parte normativa del contratto giornalistico, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale risponde creando un ulteriore motivo di contenzioso attraverso un avviso pubblico che mortifica il ruolo e le legittime ambizioni professionali di tutti i giornalisti marchigiani. Inaccettabile. Nel metodo e nel merito. Il Sindacato giornalisti delle Marche chiede pertanto una pronta sospensione dell’avviso pubblico in oggetto e un ampio chiarimento sul quadro generale dell’informazione al Consiglio regionale delle Marche, nell’ambito del percorso di concertazione iniziato nel 2007 e bruscamente interrottosi. Fatto per noi incomprensibile, a pochi mesi dalla riuscita trattativa per il “Progetto Partecipare”, nella quale il sindacato aveva dato ennesima prova di capacità di ascolto e di concretezza ragionando in termini di flessibilità. La nostra disponibilità al dialogo e la nostra fiducia in un percorso davvero condiviso non sono state ricambiate. Attendiamo risposte, riservandoci ogni valutazione e azione. Il segretario regionale Giovanni Rossi

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