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Papa Leone XIV (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Media 12 Mag 2025

Il Papa ai giornalisti: «Siate operatori di pace». Costante: «Importante segnale di attenzione per chi fa informazione»

Leone XIV ha incontrato i media di tutto il mondo in Aula Paolo VI lunedì 12 maggio 2025. «Cercare con amore la verità», l'esortazione del pontefice, che ha ribadito «la solidarietà della Chiesa ai reporter incarcerati» chiedendone «la liberazione», invitato ciascuno a «non cedere mai alla mediocrità» e richiamando «tutti a custodire il bene prezioso della libertà di stampa».

Papa Leone XIV invita i giornalisti a essere «operatori di pace» esortandoli a cercare «con amore» la verità e dicendo «no» alla «guerra delle parole e delle immagini». L'occasione è l'incontro con i rappresentanti dei media di tutto il mondo nell'Aula Paolo VI, lunedì 12 maggio 2025.

«Dobbiamo respingere il paradigma della guerra», ha anche detto e, citando il 'discorso della montagna di Gesù', Prevost ha invitato i reporter «all'impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall'amore con cui umilmente dobbiamo cercarla. La pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza».

Il pontefice ha anche ribadito «la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato e raccontato la verità», chiedendone la liberazione. «La Chiesa - ha osservato - riconosce in questi testimoni, penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita, il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere. La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa».

E, tornando sul ruolo dell'informazione nella costruzione della pace, il Papa ha rimarcato: «Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra», aggiungendo: «Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana. Voi siete in prima linea nel narrare i conflitti e le speranze di pace, le situazioni di ingiustizia e di povertà, e il lavoro silenzioso di tanti per un mondo migliore. Per questo vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace».

Quindi un passaggio sul «potenziale immenso» dell'intelligenza artificiale, di fronte al quale bisogna avere «responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l'umanità». Una responsabilità che «riguarda tutti, in proporzione all'età e ai ruoli sociali», e gli operatori dei media in particolare, per promuovere una comunicazione capace di «farci uscire dalla 'Torre di Babele' in cui talvolta ci troviamo».

Infine l'appello ai giornalisti, e a ciascuno «nei nostri diversi ruoli e servizi», a «non cedere mai alla mediocrità», nella consapevolezza che «viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare, che rappresentano una sfida per tutti noi e che non dobbiamo fuggire». Quindi il «grazie» del pontefice ai cronisti per «quanto avete fatto per uscire dagli stereotipi e dai luoghi comuni, attraverso i quali leggiamo spesso la vita cristiana e la stessa vita della Chiesa. Grazie, perché siete riusciti a cogliere l'essenziale di quel che siamo, e a trasmetterlo con ogni mezzo al mondo intero».

Per la segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante, «è molto importante la vicinanza del Vaticano e della Chiesa ai giornalisti» e che Papa Leone XIV «abbia ripreso da dove aveva lasciato Papa Francesco nel rapporto con i professionisti dell'informazione: un fondamentale segno di continuità che i giornalisti italiani apprezzano e al quale guardano con grande attenzione».

Intervistata da Radio Vaticana, Costante ha ricordato i cronisti imprigionati nel mondo, in quei Paesi «dove le democrazie sono deboli o non ci sono e dove raccontare la verità diventa fare testimonianza con la propria vita», e le difficoltà che i cronisti devono affrontare anche in Italia.

«Nel nostro Paese - ha evidenziato – troppo spesso colleghi vengono minacciati per il loro lavoro. E molti di più sono quelli che si vorrebbero mettere a tacere con richieste di danni elevatissime, di modo che il giornalista ci pensi poi due volte prima di continuare sulla strada della ricerca della verità. Manca una norma contro le querele bavaglio e per il reato di diffamazione a mezzo stampa è ancora prevista la pena del carcere, nonostante due sentenze della Corte costituzionale chiedano di cancellarlo. Anche da parte di certa politica c'è poco rispetto per il lavoro dei giornalisti». (mf)

@fnsisocial

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