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Sindacale 12 Set 2006

Il Messaggero non paga l’assicurazione: nessun inviato in Libano

“La Fnsi e l’Associazione Stampa Romana sono solidali con i colleghi del Messaggero, che una volta ancora si battono per la valorizzazione dell’informazione nel loro giornale e per dare ai lettori un prodotto di qualità.

“La Fnsi e l’Associazione Stampa Romana sono solidali con i colleghi del Messaggero, che una volta ancora si battono per la valorizzazione dell’informazione nel loro giornale e per dare ai lettori un prodotto di qualità.

Questi temi, del resto, sono al centro della vertenza contrattuale che contrappone il sindacato dei giornalisti a quello degli editori: per difendere il diritto dei cittadini a una informazione completa, libera e trasparente. La Fnsi e l’Asr si augurano che su questi temi si possa iniziare seriamente un confronto sia a livello nazionale sia nelle singole aziende, a cominciare dalla società editrice del Messaggero”. Comunicato del Comitato di redazione del Messaggero Il Comitato di redazione del Messaggero è costretto a denunciare pubblicamente un episodio molto grave - solo l'ultimo di una lunga serie - che colpisce l'immagine del giornale e la qualità del servizio ai lettori. Un giornalista del Messaggero, che doveva recarsi in Libano per un giorno, al seguito del ministro della Difesa Arturo Parisi e assieme a colleghi di altre testate, non ha potuto imbarcarsi perché la Società editrice non ha voluto pagare la relativa assicurazione per i rischi di guerra di circa 1000 euro, ritenendola troppo costosa. I lettori, così, non potranno ricevere la corrispondenza diretta di un inviato del nostro giornale. La cosa è ancora più grave, perché tutti i grandi quotidiani italiani hanno da molte settimane schierato i loro giornalisti su un fronte di crisi così delicato per la pace nel mondo. Il Messaggero si è limitato a utilizzare, e solo nei giorni dello sbarco del contingente italiano, i servizi di un'inviata del Tg1. Non ha mandato inviati in numerose altre importanti occasioni, regolarmente seguite, invece, dai giornali concorrenti: per esempio i campionati europei di nuoto, dove l'Italia ha giocato un ruolo da protagonista. Sempre di più il Messaggero guarda il mondo con gli occhi degli altri, anziché con i suoi. E quanto ai viaggi all'estero, il via libera arriva sempre più spesso quando sono spesati da enti o aziende: ma sono proprio queste le occasioni che un grande e libero giornale dovrebbe cercare di evitare. Paradossalmente, però, per la trasferta di un giorno in Libano, il volo non poteva che essere gratuito, perché su aereo militare. Ma economicamente il Messaggero è forse sull'orlo del baratro? Niente affatto: il bilancio al 31 dicembre 2005 ha evidenziato un utile di 10 milioni e 568 mila euro. Ma l'obiettivo della Società editrice è di aumentarlo ancora nel corso del 2006 e si direbbe che vada perseguito a tutti i costi, anche quello di danneggiare l'immagine del quotidiano, mortificare i giornalisti, tradire i lettori. Quest'estate, per fare un altro esempio, ci sono state negate quelle poche sostituzioni a termine, che il Direttore aveva assicurato al Cdr e di cui le nostre redazioni regionali avevano assolutamente bisogno. Pensiamo che tornare a investire sulle risorse umane e ampliare gli spazi redazionali, sia il primo obiettivo che l'azienda con assoluta urgenza debba perseguire. Meglio un Messaggero vivo e attrezzato per un futuro nella qualità, e dunque con utili di bilancio compatibili con un prodotto dai costi giocoforza elevati, che un contenitore scadente e inadeguato ad affrontare il mercato.

@fnsisocial

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