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Sindacale 15 Lug 2008

Il Coordinamento delle associazioni per un sindacato di servizio a Ordine e Fnsi: "Stringere sulle scuole, sull'accesso alla professione, sui praticantati d'ufficio. No a quelli a termine"

Gli attacchi all’autonomia e al lavoro giornalistico, ancorché validamente contrastati dalla categoria, rilevano tuttavia l’urgenza di porre mano a due questioni che si intrecciano anche con la vertenza per il rinnovo contrattuale: la questione dell’accesso alla professione decisiva per governare un mercato del lavoro che in futuro dovrà reggere le tensioni imposte dalle impetuose trasformazioni dei mezzi e dei linguaggi.

Gli attacchi all’autonomia e al lavoro giornalistico, ancorché validamente contrastati dalla categoria, rilevano tuttavia l’urgenza di porre mano a due questioni che si intrecciano anche con la vertenza per il rinnovo contrattuale: la questione dell’accesso alla professione decisiva per governare un mercato del lavoro che in futuro dovrà reggere le tensioni imposte dalle impetuose trasformazioni dei mezzi e dei linguaggi.

Il Coordinamento delle associazioni regionali di stampa ritiene siano maturi i tempi perché l’Ordine e la Fnsi riprendano il confronto sugli strumenti per governare l’accesso e rendere più trasparente il mercato del lavoro giornalistico. Il Coordinamento ritiene che la trasformazione in atto nel settore dell’informazione imponga ai giornalisti una preparazione e una predisposizione all’aggiornamento professionale che può derivare solo da un addestramento di livello universitario. In tendenza, quindi, i futuri giornalisti dovranno formarsi nelle scuole di giornalismo. Perché le scuole siano uno strumento efficace di formazione e governo del mercato del lavoro giornalistico è urgente avviare una riflessione critica su quanto è accaduto in questi anni e sui guasti provocati da una gestione dissennata delle agenzie formative che ha prodotto precariato e disorientamento. Il conto – dopo quello già salato imposto loro per frequentare i corsi – rischiano oggi di pagarlo i giovani in formazione. La querelle sugli stagisti in competizione con i disoccupati è la nefasta risultante di una scelta politica giusta, ma che in fase di attuazione ha ignorato gli allarmi e gli appelli che pure continuavano ad arrivare dalle associazioni di stampa e dai comitati di redazione sulle pressioni che un esercito di precari esercitava alle porte delle aziende editoriali. Una circostanza che – nel momento in cui il legislatore ha esteso oltre il ragionevole limite gli strumenti di flessibilità generando precarizzazione - ha reso più difficile governare il mercato del lavoro. Da qui l’urgenza che Ordine e Fnsi concertino – pur nel rispetto delle reciproche autonomia - una “manutenzione” delle politiche relative all’accesso, alle scuole e alla formazione continua. L’introduzione di nuove tecnologie e nuovi linguaggi crea infatti spazi perché le stesse agenzie formative chiamate a formare nuovi giornalisti si occupino anche dell’aggiornamento professionale di quelli che altrimenti rischierebbero di rimanere ai margini del villaggio globale e multimediale. Il Coordinamento si propone di favorire il confronto tra gli istituti della professione e gli organismi della categoria. Tale confronto dovrà avere premura soprattutto di tutelare i giovani disoccupati e inoccupati. La riduzione del numero delle scuole - elevandone la qualità la cui certificazione dovrà essere affidata ad organismi indipendenti – si ritiene necessaria per costituire una riserva professionale ampia ma commisurata alle dinamiche del turn over e alle ragionevoli opportunità di nuovo impiego che deriveranno dallo sviluppo multimediale del settore. In prospettiva, le scuole potranno assolvere alla funzione di bacini cui il contratto nazionale o intese di secondo livello dovranno costringere gli editori a rivolgersi per attingere nuove risorse professionali. Il processo di riforma dovrà tuttavia avere l’avvertenza di non decretare la liquidazione dei precari che dopo anni di gavetta oggi aspirano ad un posto di lavoro. Per rendere credibile la gestione di un regime è indispensabile tendere a prosciugare le fonti che alimentano il fiume del precariato: scuole, praticantati d’ufficio fuori controllo e praticanti a termine. Ciò che non ci si può più permettere è la paralisi dell’iniziativa riformatrice.

@fnsisocial

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