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Sindacale 04 Dic 2009

Il convegno della Cisl nella cronaca di Libero: “Bonanni ora critica il contratto della Fnsi dimenticando di averlo accolto positivamente alla firma”

«Non vogliamo un altro sindacato dei giornalisti, vogliamo un sindacato nuovo», annuncia il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Lancia una sfida in campo aperto alla Federazione nazionale della Stampa Italiana. Attacca perfino sul contratto nazionale, firmato nel marzo scorso. Ora lo definisce «tutto contro la legge Biagi», dimentico di averlo giudicato «un traguardo soddisfacente» meno di nove mesi fa.

«Non vogliamo un altro sindacato dei giornalisti, vogliamo un sindacato nuovo», annuncia il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Lancia una sfida in campo aperto alla Federazione nazionale della Stampa Italiana. Attacca perfino sul contratto nazionale, firmato nel marzo scorso. Ora lo definisce «tutto contro la legge Biagi», dimentico di averlo giudicato «un traguardo soddisfacente» meno di nove mesi fa.

 

 

Da Libero del 4 dicembre 2009

 

Battaglia nei media

La Cisl sfida la Fnsi: «Un nuovo sindacato dei giornalisti»

 

di Andrea Morigi
Milano

 

«Non vogliamo un altro sindacato dei giornalisti, vogliamo un sindacato nuovo», annuncia il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Lancia una sfida in campo aperto alla Federazione nazionale della Stampa Italiana. Attacca perfino sul contratto nazionale, firmato nel marzo scorso. Ora lo definisce «tutto contro la legge Biagi», dimentico di averlo giudicato «un traguardo soddisfacente» meno di nove mesi fa.

Non è l'età. È che tutto è cambiato dopo la discussa manifestazione sulla libertà d'informazione, organizzata dalla Fnsi il 3 ottobre scorso. Quel giorno la Cisl si è sentita scavalcata a tutto vantaggio della Cgil. E da allora è stato un susseguirsi di accuse, in competizione diretta col sindacato unitario dei giornalisti. A un convegno organizzato dalla propria confederazione, Bonanni auspica che sia «rappresentativo di tutte le anime del giornalismo, che non si occupi solo di chi sta bene ma anche dei più deboli e dei precari». Comprensibile per la Cisl, abituata ad avere a che fare con altre categorie e a firmare contratti per la piccola editoria e per tv locali in cui i giornalisti sono equiparati ai grafici e agli operatori tecnici, pagati 4 euro l'ora. Meno per i pochi giornalisti presenti al dibattito, che propongono una nuova classe dirigente per tutelare i lavoratori dell'informazione. Più prudente di tutti, sul progetto di rifondazione cislina, è Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, che invita la Fnsi a «sciogliere i collateralismi» ma rigetta l'idea della Cisl di abolire l'Ordine dei giornalisti, che ritiene «uno scudo» per l'indipendenza e la libertà d'espressione.

L'oggetto della contesa, la Fnsi, non è nemmeno invitata all'evento. Replica in serata, con una nota in cui si dice «aperta e disponibile al dialogo», ricordando di essere «un soggetto sociale autonomo».

Piero Vigorelli vicedirettore del Tg5, critica chi ha «proposto e approvato l'espulsione dei giornalisti israeliani dalla Federazione internazionale dei giornalisti» e contestai riferimenti fatti dalla Fnsi nei giorni scorsi alla distanza fra lo scomparso Giulio Pastore, fondatore della Cisl, e i suoi successori: «Chi parla di Pastore facendo la voce grossa, pensa ai pastori sardi». Ma qualche ora più tardi, parlando con Libero, gli risponde il sardo Franco Siddi, segretario della Fnsi: «Vigorelli dovrebbe scusarsi con i pastori sardi, che hanno la cultura e la sensibilità necessarie per conoscere e apprezzare Giulio Pastore». Quanto a Israele, Siddi ricorda «l'unanime riconoscimento alla Fnsi da parte dei giornalisti israeliani e della Ifj per aver composto la frattura politica che si era creata fra loro».

Tuttavia la Cisl rivela il proprio obiettivo politico attraverso una propria analisi comparativa. Hanno letto quattro quotidianii per quattro giorni e ne hanno ricavato che si scrive poco di temi sociali e troppo di gossip. Perciò, spiega la loro segretaria confederale Annamaria Furlan occorre assicurare «la presenza delle parti sociali, della società civile nella go­vernante della Rai e negli organi di sorveglianza e indirizzo». Tutto questo fracasso per un posto nel cda di viale Mazzini? No, si vede obbligato a correggerla Bonanni, ma il ruolo del sindacato va riconosciuto «almeno nella vigilanza». E, a quel punto, si farebbero avanti anche la Cgil e la Uil.

 

@fnsisocial

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