I recenti attacchi a Lirio Abbate e la perquisizione della Digos nella redazione di Piazza Pulita finiscono sulla piattaforma per la protezione e la sicurezza dei giornalisti creata dal Consiglio d’Europa. “Ogni minaccia a un giornalista e all'informazione deve essere considerata come una minaccia al tessuto democratico della società”, afferma Nils Muiznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio.
Gli attacchi al giornalista dell'Espresso Lirio
Abbate da parte dell'avvocato di Massimo Carminati durante le udienze del
processo “Mafia Capitale” e la perquisizione della Digos nella redazione del
programma televisivo Piazza
Pulita, avvenuta il 12 gennaio, sono oggetto di due "allerte"
pubblicate sulla piattaforma per la protezione e sicurezza dei giornalisti
creata dal Consiglio d'Europa.
Il caso Abbate è stato inserito come "allerta di primo livello", cioè
tra le violazioni più gravi e dannose per la libertà di stampa. Mentre
l'allerta per la perquisizione a Piazza Pulita è stata definita di
"secondo livello", cioè un caso di violazione della libertà dei media
causata da un abuso di potere da parte di un organo dello Stato.
Le due denunce raddoppiano il numero di allerte concernenti l'Italia pubblicate
sulla piattaforma del Consiglio d'Europa.
"Il caso di Lirio Abbate e di Piazza Pulita sono esempi
emblematici della preoccupante vulnerabilità strutturale cui devono far fronte
i media in Italia" afferma Nils Muiznieks (in foto), commissario dei
diritti umani del Consiglio d'Europa, in un'intervista all'Ansa. "La
mancanza di sicurezza per i giornalisti, l'impunità per i crimini commessi
contro di loro e le pressioni politiche sui media – prosegue il commissario – sono
un problema di lunga data nel Paese. Il fatto che lo Stato resti in silenzio su
casi come questi aumenta le difficoltà che i giornalisti devono affrontare
tutti i giorni nel fare il loro lavoro, che è fondamentale".
Secondo Muiznieks, infine, le autorità italiane devono
prendere più seriamente le minacce e le violenze contro i giornalisti e le
pressioni ingiustificate sui media e assicurare una protezione migliore della
libertà di stampa. "Ogni minaccia a un giornalista e all'informazione deve
essere considerata come una minaccia al tessuto democratico della
società", conclude Muiznieks che, riferendosi al caso Abbate, chiosa:
"Fornire una scorta ai giornalisti minacciati è bene, ma non basta. Le più alte
cariche dello Stato devono condannare tutti i casi di minacce e violenze contro
i giornalisti, e i crimini commessi contro gli operatori dell'informazione
devono essere perseguiti con maggiore efficacia".