''I comitati di redazione dei principali quotidiani italiani propongono una giornata di sciopero generale delle firme, domani 29 novembre 2006, a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto dei giornalisti''. Lo annuncia una nota, diffusa dal cdr di 'Repubblica'.
(ANSA) - ROMA, 28 NOV - ''Da 639 giorni, infatti - sottolinea la nota - gli editori si rifiutano di discutere del rinnovo del contratto nazionale. La loro idea di giornalismo e di informazione e' assolutamente inaccettabile: prevede che i giornali vengano realizzati da personale precario, attraverso la completa liberalizzazione dei contratti a tempo determinato; vogliono applicare la legge Biagi in modo da poter costringere un giornalista ad essere trasferito da una testata all'altra sotto forma di 'prestito', vogliono che i responsabili delle redazioni siano posti sotto il controllo diretto dell'editore a cui dovranno obbedire pena il licenziamento; vogliono togliere gli scatti di anzianita' biennali decurtando fino al 30 per cento le attuali retribuzioni; vogliono limitare i poteri agli organismi sindacali; vogliono imporre il trasferimento dei giornalisti in un'altra sede, dotandosi cosi' di una possibile forma di ricatto contro i giornalisti scomodi. Nel frattempo, questi stessi editori violano in continuazione norme sindacali, regole e contratti''. ''Al di la' delle specifiche richieste delle parti in causa, e' assolutamente intollerabile che in uno Stato di diritto un soggetto contrattuale come la Fieg possa sottrarsi per tanto tempo e senza plausibili motivazioni alla legittima richiesta della controparte di discutere insieme le regole della vita professionale e di relazione. Diritti e doveri che i giornalisti italiani sono sempre pronti a discutere, nonostante l'atteggiamento di incomprensibile chiusura dei loro editori. Chiediamo che non siano minate le garanzie minime per un'informazione democratica e libera da vincoli. Ci opporremo con tutti i mezzi a nostra disposizione per evitare che questo continui ad avvenire. I giornalisti vogliono essere attori dell'informazione e non vogliono, non possono e non devono accettare - conclude la nota - di diventare solo comparse sulla scena''.