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Rai 31 Mag 2010

Il caso Ruffini è il dito nella piaga di un azienda che non funziona con criteri rispettosi del buon andamento di gestione

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: “Non fosse stato che la questione era troppo seria e che il disastro era annunciato, e per questo da noi subito denunciato, avremmo potuto dire che la gattina frettolosa ha fatto i mici ciechi. Un giudice per fortuna c’è (e non solo a Berlino) tanto che oggi con la sua sentenza, sul caso Paolo Ruffini, ha messo il dito sulla piaga di una azienda che non funziona con criteri rispettosi del buon andamento di gestione.

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: “Non fosse stato che la questione era troppo seria e che il disastro era annunciato, e per questo da noi subito denunciato, avremmo potuto dire che la gattina frettolosa ha fatto i mici ciechi. Un giudice per fortuna c’è (e non solo a Berlino) tanto che oggi con la sua sentenza, sul caso Paolo Ruffini, ha messo il dito sulla piaga di una azienda che non funziona con criteri rispettosi del buon andamento di gestione.

 In una azienda normale, infatti, Paolo Ruffini non sarebbe stato rimosso ingiustamente, come è stato, né avrebbe dovuto aspettare un giudice per essere reintegrato. Una vera azienda tende a valorizzare ed impiegare al meglio le proprie risorse professionali, non cerca di mettere in contrapposizione, come hanno tentato di fare in questo caso, due eccellenti professionisti, come Paolo Ruffini ed Antonio Di Bella. Quando si vìolano le regole per interessi particolari, come hanno evidenziato le intercettazioni relative alle indagini della magistratura di Trani, si può finire facilmente fuori dai binari”.  

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