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Osservatorio sui media 23 Feb 2011

HuffPo-AOL: accuse di ''feudalesimo digitale''

Un gruppo di ex blogger incazzati dell’ HuffPo hanno creato una pagina su Facebook per far sentire le proprie ragioni – ‘’AOL ci dà 315 milioni di dollari. Puoi vedere di restituire qualcosa agli autori non pagati che hanno costruito il blog?’’ - E intanto il comico e presentatore televisivo Usa Stephen Colbert ha creato un nuovo sito, chiamato ColbuffingtonRe-post,  che riprende tutto quello che pubblica l’ Huffington Post ma sotto una nuova testata - Ora offre il sito a 316 milioni di dollari e, se riuscirà a vendere, assicura che farà ad Arianna lo stesso trattamento che lei ha fatto a lui, e cioè zero soldi

Un gruppo di ex blogger incazzati dell’ HuffPo hanno creato una pagina su Facebook per far sentire le proprie ragioni – ‘’AOL ci dà 315 milioni di dollari. Puoi vedere di restituire qualcosa agli autori non pagati che hanno costruito il blog?’’ - E intanto il comico e presentatore televisivo Usa Stephen Colbert ha creato un nuovo sito, chiamato ColbuffingtonRe-post,  che riprende tutto quello che pubblica l’ Huffington Post ma sotto una nuova testata - Ora offre il sito a 316 milioni di dollari e, se riuscirà a vendere, assicura che farà ad Arianna lo stesso trattamento che lei ha fatto a lui, e cioè zero soldi

Continuano le polemiche sull’ affare HuffPo-AOL, e in particolare sul business model adottato dal sito e sulla impeccabilità delle credenziali progressiste di Arianna Huffington.

Ci ritorna su Jeremy Daniel, in un articolo su Memeburn. Riprendendo un commento su ThrutDig, intitolato Huffington’s Plunder (Il bottino di Huffington), Daniel cita in particolare una frase di Chris Hedges: ‘’Qualunque imprenditore che usa in abbondanza lavoro non pagato, con un pugno di dipendenti sottopagati, per costruire un’ azienda che viene venduta per alcune centinaia di milioni di dollari, in qualsiasi modo si giustifichi sugli schermi televisivi, non è un liberal né un progressista’’.

I difensori di questo modello così fortunato sostengono che nessuno costringe gli autori a contribuire al blog e che, se lo fanno, è per ragioni personali e per rafforzare la propria reputazione. Il portavoce di HuffPO, Mario Ruitz, scrive: ‘’La grande maggioranza dei nostri blogger capiscono il valore di avere una piattaforma che raggiunge una audience vastissima. Le persone scrivono gratuitamente sull’ HuffPo per la stessa ragione per cui vanno ogni notte in tv senza farsi pagare - perché sono appassionati delle loro idee, vogliono che esse raggiungano il maggior numero di persone possibile  e capiscono il valore che quel tipo di visibilità può portare’’.

Ma Hedges ribatte: “L’ argomento utilizzato per difendere lo sfruttamento è che i collaboratori possono scegliere. E’ un ragionamento che ho sentito fare dai manager delle aziende che utilizzano lavoratori sottopagati nella Repubblica Dominicana o in Messico, delle miniere di carbone in West Virginia o Kentucky e degli allevamenti intensivi di polli del Maine. E’ il discorso che fa chi sta al calduccio, chi non sa che cosa significa essere disperati e senza soldi, che fanno quelli divorati dalla passione di esprimere se stessi e il mondo attraverso il giornalismo o l’ arte’’.

In una eloquente analogia Anthony De Rosa, un  product manager della Reuters, viene citato dal New York Times in questi termini: “Viviamo in un mondo di Fuedalesimo Digitale - scrive -. Su una terra che appartiene a qualcun altro, che sia Facebook o Twitter o Tumblr, o qualsiasi altro servizio che ci ospita gratuitamente: ma i contenuti prodotti dagli ospiti di questa terra diventano alla fine di proprietà della piattaforma che possiede questa terra’’.

(segue suLsdi)

@fnsisocial

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