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Fnsi 28 Mar 2003

Guerra in Iraq: i sette giornalisti italiani stanno bene, sono stati fermati dalla polizia irachena e trasferiti a Baghdad per essere interrogati Serventi e Siddi: "Stiamo vivendo momenti di grande ansia"

Guerra in Iraq:i settegiornalisti italianistanno bene,sono stati fermatidalla polizia irachenae trasferiti a Baghdadper essere interrogatiServenti e Siddi:"Stiamo vivendomomenti digrande ansia"

Guerra in Iraq:
i sette
giornalisti italiani
stanno bene,
sono stati fermati
dalla polizia irachena
e trasferiti a Baghdad
per essere interrogati
Serventi e Siddi:
"Stiamo vivendo
momenti di
grande ansia"

I sette giornalisti italiani, fermati dalla polizia irachena e condotti in un albergo a Bassora, sono stati trasferiti a Baghdad. I sette giornalisti sono tutti in buone condizioni di salute e sono ora sotto interrogatorio da parte delle autorità irachene. Lo ha annunciato all'agenzia Ansa il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, che ha avuto notizie dei colleghi da fonti autorevoli e che ha ribadito che "la Federazione Nazionale della Stampa Italiana sta vivendo momenti di ansia per la sorte dei colleghi e resteremo mobilitati per seguire passo a passo questa vicenda". "E’ rassicurante il fatto che i sette giornalisti italiani, fermati in Iraq, siano stati presi dalla polizia regolare del paese". L’affermazione dell’ambasciata italiana in Kuwait conferma che i sette giornalisti sono “fortunatemente” nelle mani della polizia ufficiale. “Gli agenti iracheni hanno contestato loro delle violazioni, dei reati” aggiungono all’ambasciata. Secondo l'emittente Al Jazeera, i giornalisti italiani sono stati fermati dagli iracheni ad un posto di blocco alla periferia di Bassora. Al Jazeera ha detto che i sette giornalsiti sono stati trattati bene, sono stati rifocillati e con ogni probabilità saranno espulsi dall'Iraq dopo essere stati interrogati a Baghdad. "Sui nostri connazionali giornalisti i responsabili dell'unita' di crisi hanno tenuto per tutta la notte dei contatti e, attraverso delle risposte che ci sono state date da varie fonti, confidiamo che stiano bene, che vengano, speriamo, rilasciati, e che non sia successo nulla di male a nessuno di loro". Lo ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini. Conversando con i giornalisti a Bolzano a margine di un convegno sulla Ue, Frattini ha detto inoltre : "Ovviamente non abbiamo avuto contatti diretti con nessuno dei sette giornalisti, ma ci permettiamo di avere un po' di ottimismo sulla loro sorte". "La soluzione ideale - ha aggiunto - sarebbe che essi fossero rilasciati in una zona sotto il controllo delle truppe angloamericane e quindi fuori pericolo, per poter continuare nel loro lavoro. Spero che si capisca che sono giornalisti che facevano solamente il loro dovere e che perciò non vengano espulsi dall'Iraq". Dei sette italiani si erano perse le tracce ieri. I giornalisti italiani inviati in Iraq si trovavano nella zona di Bassora. Viaggiavano insieme e sarebbero stati fermati dalla polizia irachena ad un posto di blocco, alla periferia della città, secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni. Si tratta degli inviati del Giornale, Sole 24 Ore, Corriere della Sera, Messaggero, l'Unità, il Mattino e del Resto del Carlino-Qn. Altri tre cronisti che facevano parte del convoglio sono riusciti a fuggire. Tra questi vi era l'inviato di Studio Aperto Angelo Machiavello che ha lanciato l'allarme. Le comunicazioni con l' area sono difficili e questo non ha aiutato a chiarire la situazione. Il ministero degli Esteri è stato subito allertato, non appena appresa la notizia ed ha allertato tutte le fonti utili per tentare di risolvere la vicenda. Anche l'ambasciata italiana in Kuwait segue gli sviluppi, in contatto anche con il comando inglese. Pattuglie britanniche, che operano nella zona sono state informate della vicenda ed hanno cercato in serata il gruppo di giornalisti. Alcuni testimoni hanno riferito che il gruppo di giornalisti italiani era riuscito a superare il ponte di ingresso nella città di Bassora, intorno a mezzogiorno. E' stato allora che gli inviati italiani - da qualche giorno alloggiati nei pressi di Bassora, al seguito delle operazioni dei militari inglesi - sono stati fermati probabilmente dalle milizie irachene. Sarebbero stati fatti scendere dalle auto. Da allora non si hanno più notizie. I giornalisti italiani di cui mancano notizie sono: Francesco Battistini del Corriere della Sera, Lorenzo Bianchi del Resto del Carlino, Toni Fontana dell'Unità, Ezio Pasero del Messaggero, Luciano Gulli del Giornale, Leonardo Maisano del Sole 24 Ore, Vittorio dell'Uva del Mattino. Gli ultimi contatti telefonici con le redazioni dei giornalisti dispersi sono stati attorno alle ore 15 italiane. A quell'ora l'inviato del Messagero, Ezio Pasero, riferiscono al quotidiano romano, ha comunicato di essere arrivato a Bassora; l'inviato del Corriere della Sera, Francesco Battistini, ha telefonato al collega Renzo Cianfanelli; sempre da quell'ora dal Sole 24 Ore non riescono più a collegarsi con il telefono satellitare di Leonardo Maisano, mentre quello di Luciano Gulli, del Giornale, suona a vuoto. Toni Fontana dell'Unità e Lorenzo Bianchi del Resto del Carlino-Quotidiano nazionale, non hanno più comunicato con le loro redazioni dalla tarda mattinata. Il gruppo di giornalisti, hanno spiegato i loro colleghi in Italia, erano in un convoglio di auto diretto a Bassora. Nelle vicinanza della città sono stati fermati dai soldati britannici che li hanno sconsigliati dal proseguire. Sono andati avanti, ma non di molto: all'ingresso della città, ad un semaforo, sono stati avvicinati da alcuni uomini armati in divisa. Una o due delle auto del convoglio, le ultime, hanno fatto manovra e si sono allontanate. Tra i giornalisti che sono sfuggiti, alcuni francesi e l'inviato di Studio Aperto Angelo Machiavello scampato all'arresto della polizia irachena insieme al suo operatore e a una giornalista argentina. Parlando con il direttore del Tg di Italia 1, Mario Giordano, dal suo telefono satellitare, Machiavello ha ricostruito la vicenda: in mattinata, sempre in gruppo, i 9 giornalisti e l'operatore hanno provato ad entrare a Bassora. Passato il check point inglese, hanno superato un primo blocco di polizia irachena, ma sono stati fermati da un secondo blocco di polizia. Machiavello, che viaggiava sull' ultima macchina del convoglio insieme al suo operatore e alla giornalista argentina, ha fatto in tempo a scappare. Tornato al campo ha visto che i colleghi non erano tornati e ha lanciato l' allarme. “Stiamo vivendo momenti di grande ansia per la sorte di 7 inviati di alcuni tra le principali testate italiane scomparsi nella zona di Bassora” hanno affermato il Presidente ed il Segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Franco Siddi e Paolo Serventi Longhi. “La Federazione Nazionale della Stampa – continuano Siddi e Serventi – è in continuo contatto con la Presidenza del Consiglio, i Ministeri degli Esteri e della Difesa che hanno assicurato ogni azione possibile per accertare la situazione e intervenire in una situazione oggettivamente assai difficile. Ai colleghi va la fraterna solidarietà di tutti i giornalisti. Ancora una volta professionisti dell'informazione rischiano la pelle per testimoniare i fatti e raccontarli all'opinione pubblica”. Durante la guerra del golfo del 91, un gruppo di 42 giornalisti, fu fermato dai militari iracheni per più di una settimana. Il gruppo, del quale per una sfortunata coincidenza anche allora faceva parte Lorenzo Bianchi, fu poi rilasciato in blocco.

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