Gli "Stati generali" dell'informazione in Sardegna
Da La Nuova Sardegna del 6 dicembre 2002: Giornalisti, nuove e vecchie regole d'un mestiere che è sempre più sfida Ad Alghero riuniti gli «Stati generali» della categoria ALGHERO. Due giorni di dibattito per fare il punto sulla vertenza che vede protagonisti i giornalisti, il 20 dicembre prossimo impegnati in un nuovo sciopero generale, e affrontare i temi sindacali, previdenziali e professionali. Gli «Stati generali» della categoria, con i presidenti della Fnsi Franco Siddi, e dell'Inpgi Gabriele Cescutti, il direttore della Federazione Giancarlo Tartaglia e i presidenti del sindacato e dell'Ordine regionale Francesco Birocchi e Mauro Manunza, si sono riuniti ad Alghero accogliendo l'invito proveniente dai giornalisti sardi a trovare insieme un momento di confronto e di dibattito. Sul tavolo la vertenza più propriamente rivendicativa nei confronti degli editori, non ha avuto maggiore spazio dei temi più ampi che riguardano l'informazione e lo svolgimento della professione. Il contratto di lavoro, che nella parte economica sta giungendo a scadenza, è stato esaminato da Tartaglia il quale ha evidenziato come sia stato salvato l'impianto di garanzie introducendo flessibilità che non sono svendite dei propri diritti, ma adeguamento alle innovazioni. I due casi recenti di Stefano Surace e Lino Jannuzzi, che si sono ritrovati a dover fare i conti con il carcere in seguito a condanne per diffamazione diventate definitive, hanno fatto da sfondo al problema più ampio dell'esercizio dei diritti di cronaca e di critica, sempre più spesso messi in discussione. Un clima di tensione e disagio che il sindaco di Alghero Marco Tedde ha rilevato nei rapporti dei giornalisti con magistratura e politica (sul rapporto con il potere politico hanno aperto riflessioni Piero Mannironi e Filippo Peretti). Una libertà di azione che i giornalisti vedono mutilata da oggettive minacce e forme di pressione che si concretizzano in pretese di risarcimento miliardarie. Un dato per tutti: è stato calcolato, si è preoccupato il direttore della «Nuova Sardegna» Livio Liuzzi, che nei confronti di giornalisti siano pendenti attualmente in Italia cause giudiziarie con richieste di risarcimento per 3500 miliardi. La categoria comunque confida - ha rilevato il presidente della Fnsi Franco Siddi - nella nuove disponibilità mostrate dalle forze politiche, con un'ampia trasversalità, per arrivare ad una legislazione che moderi le richieste risarcitorie nei confronti di editori e giornalisti e preveda un maggiore uso della rettifica. Allo stesso tempo la Federazione nazionale della stampa e l'Ordine hanno chiesto al ministro della Giustizia Roberto Castelli di avviare un confronto sulla necessità che venga eliminato la pena detentiva per reati di diffamazione a mezzo stampa e di opinione. Un altro aspetto che ha acceso il dibattito è stato quello dell'accesso alla professione di cui ha ampiamente discusso il presidente dell'Ordine regionale Mauro Manunza. Sul fronte legislativo giace in Parlamento (ed è l'ennesimo) un disegno di legge che prevede come requisito indispensabile la laurea (non più un giornalista «artigiano», ma un professionista altamente specializzato) oltre a introdurre la figura del tutor per il giovane che si affaccia al mestiere. Un tentativo, quello della riforma dell'accesso, per mettere ulteriori punti fermi in un panorama dove si affollano iniziative per lo meno discutibili. Infatti Ordine e sindacato hanno lanciato l'allarme sulla presenza sempre più incontrollata di corsi che dicono di abilitare all'«esercizio della professione», che può invece essere svolta soltanto attraverso i passaggi dell'assunzione in una testata dove svolgere il praticantato (cioè il tirocinio) per 18 mesi e dell'iscrizione all'albo professionale. Su questi corsi l'Ordine ha avviato una vigilanza, poichè solo quelli riconosciuti dallo stesso organismo possono essere considerati validi ai fini della formazione professionale. Resta il fascino di un mestiere che attira molti giovani. Non è un caso che le facoltà universitarie che propongono corsi e specializzazioni in Scienze della comunicazione e giornalismo abbiano avuto una impennata di iscritti. Ma il mercato è capace di offrire prospettive professionali? Secondo quanto è stato recentemente calcolato, sono ventimila in tutta Italia gli studenti che aspirando al mestiere di giornalista hanno fatto scelte universitarie di questo tipo. Troppi, comunque, rispetto alla realtà di un mercato nel quale la disoccupazione è pesante. Disoccupazione che negli ultimi dieci anni, nella nostra isola, è in crescita, come ha ricordato Andrea Frailis. E se Walter Porcedda e Vannalisa Manca hanno ricordato i percorsi difficili dei collaboratori, Maria Paola Masala e Stefano Lenza hanno ripreso il discorso delle nuove leve e rimarcato l'emarginazione della Sardegna, mentre Ignazio Pani ha invitato la categoria a tenere sempre alta la tensione sui fronti professionale e sindacale. Il presidente dell'Inpgi Gabriele Cescutti, affrontando i temi previdenziali, ha ricordato la buona salute dell'ente (l'avanzo di gestione è di 86 miliardi di vecchie lire) e posto la necessità di prevedere per il lungo termine piccole riforme che possano garantire e assicurare prestazioni migliori per la categoria. Infine il presidente dell'Associazione della Stampa sarda Francesco Birocchi. A lui fare il quadro della realtà sarda, dove a fianco a consolidate presenze editoriali stentano ad affermarsi e muoiono altre iniziative e intanto si assiste a un ribollire di nuove reltà soprattutto nell'on-line. Esperienze sulle quali sindacato e Ordine non allentano la vigilanza.