Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “La legislazione in vigore e le norme deontologiche della professione fissate dal Codice sulla privacy definito dall’Ordine dei giornalisti e nella Carta dei doveri, scritta dall’Ordine e dalla Fnsi, sono più che sufficienti a rispondere alle esigenze di tutela della riservatezza poste in queste ore con eccessivo clamore da esponenti politici e istituzionali.
Ogni volta che vengono pubblicati atti di indagini giudiziarie, come i verbali delle intercettazioni, da parte di alcuni si grida alla gogna mediatica e si invocano sanzioni penali esemplari per i giornalisti. Le regole di autodisciplina prevedono che la pubblicazione degli atti “è ammessa nell’ambito del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione e nel rispetto della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica”. Intervenire con nuove norme per impedire che sia esercitato questo diritto rappresenterebbe un attentato alla libertà di informazione. Le regole ci sono e vanno fatte rispettare, mentre nuove norme punitive sarebbero inutili quanto inefficaci. Sarebbe invece importante quella radicale riforma delle nuove norme sulla giustizia che già da oggi impedisce una libera informazione giudiziaria. Sarebbe inoltre importante che il Ministro Mastella e gli esponenti politici e istituzionali che sono intervenuti in queste ore ascoltassero gli organismi rappresentativi della categoria”. ROIDI, 18 GIUGNO E' GIORNO DEL BAVAGLIO ''Nella storia del giornalismo italiano, il 18 giugno 2006 diventerà una data significativa. Rappresenterà il giorno del grande bavaglio, il tentativo dello Stato di bloccare i cronisti giudiziari, di oscurare le fonti, di tenere il cittadino all'oscuro di ciò che avviene nei palazzi della Giustizia. Tutto ciò grazie alla riforma con la quale il precedente ministro, il leghista Castelli, ha affidato ai procuratori della Repubblica il compito di informare la stampa ed ha previsto pesanti sanzioni per tutti coloro - magistrati per primi - che illustrano lo stato delle inchieste o dei procedimenti''. Lo sostiene il segretario dell'Ordine nazionale dei giornalisti Vittorio Roidi in una dichiarazione. ''Una prova di illiberalità, il desiderio di bloccare il percorso di trasparenza che l'amministrazione pubblica ha intrapreso a partire dagli anni Novanta. Mi auguro che i giornalisti - conclude Roidi - raddoppino i propri sforzi per coprire e diffondere ogni notizia di interesse pubblico. La legge attribuisce agli iscritti all'Ordine una 'insopprimibile libertà'. Dobbiamo farne uso, contro ogni tentativo di coloro che vogliono fermare l'informazione''. (ANSA)