CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Internazionale 08 Mar 2007

Giro di vite del governo francese sul giornalismo “fai da te”

In Francia l’autore di una ripresa amatoriale che ritrae un atto di violenza potrebbe essere condannato a una pena maggiore dell’autore della violenza stessa. Questo il paradosso che si è venuto a creare in seguito al via libera dato dal Consiglio costituzionale alla legge che punisce chi, non essendo giornalista professionista, filma o diffonde immagini violente.

In Francia l’autore di una ripresa amatoriale che ritrae un atto di violenza potrebbe essere condannato a una pena maggiore dell’autore della violenza stessa. Questo il paradosso che si è venuto a creare in seguito al via libera dato dal Consiglio costituzionale alla legge che punisce chi, non essendo giornalista professionista, filma o diffonde immagini violente.

Secondo la nuova norma rischia l’arresto chi filma episodi di violenza commessi dalla polizia, o gli operatori dei siti internet che pubblicano le immagini. L’ironia della sorte ha voluto che la nuova legge sia stata approvata proprio nei giorno in cui ricorre il 16esimo anniversario del pestaggio di Rodney King, il cittadino statunitense di colore picchiato dalla polizia nel 1991 a Los Angeles. Le immagini del pestaggio all’epoca furono riprese dal videoamatore George Holliday, e soprattutto grazie a quel filmato gli agenti furono condotti davanti a un tribunale. Dopo la loro l’assoluzione da parte della corte in California si scatenarono però quattro giorni di disordini, che videro la comunità afroamericana ribellarsi alla polizia. Se oggi Holliday si trovasse a riprendere una scena simile in Francia - fa notare Odebi, organizzazione transalpina per il rispetto dei diritti umani - rischierebbe fino a un anno di prigione e una multa di 75 mila euro: potenzialmente una condanna più pesante di coloro che commettono la violenza. Ma non è finita qui: il governo di Parigi ha infatti proposto anche un sistema di certificazione per siti internet, blog, operatori di telefonia mobile e web provider, che li identifichi come “fonti di informazione ufficiale” nel rispetto di alcune regole prefissate. Un sistema criticato dall’associazione Reporter Senza Frontiere, secondo la quale questa classificazione potrebbe indurre a una pesante autocensura da parte di tutti coloro che temono di perdere la certificazione se pubblicano notizie o articoli “scomodi”. (9Colonne)

@fnsisocial

Articoli correlati