Al via domani, a Ragusa, il processo nel quale è imputato il boss mafioso di Vittoria, Giambattista Ventura, accusato di aver minacciato di morte, attraverso i social network, il giornalista dell’Agi e direttore del sito internet LaSpia.it, Paolo Borrometi. Processo al quale la Fnsi parteciperà in qualità di parte civile al fianco del collega.
Lo scorso 26 maggio, infatti, il Giudice per le udienze preliminari del tribunale di Catania, Francesca Cercone, aveva accolto la richiesta di costituzione di parte civile avanzata dalla Federazione nazionale della stampa italiana, rappresentata in giudizio dagli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto, oltre che dall'Ordine nazionale e regionale dei giornalisti e dal Comune di Vittoria.
Ventura, già in carcere a Siracusa per altri reati di stampo mafioso, avrebbe rivolto al giornalista minacce del tipo: «Ti scippu a testa merdoso che non sei altro», «d'ora in avanti sarò il tuo peggiore incubo», «prima o poi ci incontriamo nell'aldilà e so cazzi tua», «con l’aggravante – recita il decreto del giudice di Catania che dispone il rinvio a giudizio dell’imputato – delle modalità tipiche assimilabili a quelle delle associazioni di tipo mafioso e al fine di agevolare le attività dell’organizzazione di stampo mafioso riferibili storicamente al clan Carbonaro-Dominante».
Domani, alle 9, davanti alla Sezione Penale in composizione collegiale del tribunale di Ragusa si aprirà la fase dell’istruttoria dibattimentale, a cui seguiranno le convocazioni dei testimoni.
«La presenza della Fnsi come parte civile – affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente del sindacato unitario dei giornalisti italiani – è un atto dovuto nei confronti del collega Paolo Borrometi e di tutti i cronisti che, come lui, sono vittime di intimidazioni e minacce e sono costretti a vivere sotto scorta. Quei giornalisti non vanno lasciati soli: il sindacato ribadisce la volontà di costituirsi parte civile in tutti i processi in cui saranno imputati coloro che minacciano i giornalisti perché le minacce e le intimidazioni ai giornalisti indeboliscono la democrazia».