Licenziata per aver “osato” chiedere all’azienda il puntuale e, soprattutto, regolare pagamento delle spettanze dovute. Francesca Caiazzo, giornalista professionista in servizio dal 1° dicembre 2006 a Video Calabria,è stata messa alla porta dall’emittente televisiva calabrese per aver rivendicato il pagamento di cinque stipendi arretrati, delle tredicesime e delle indennità redazionali mai ricevute.
“Capita ancora una volta a Crotone e per l’ennesima volta in Calabria”,
denuncia Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e
componente della Giunta Esecutiva Fnsi, sottolineando che “un’altra giornalista
è stata licenziata per aver detto basta ad un vergognoso andazzo che mortifica
la dignità di quanti, con serietà e impegno, svolgono la professione
giornalistica in una regione nella quale i rischi sono sempre più alti, ma i
diritti per molte aziende rappresentano un optional”.
Francesca Caiazzo è una professionista seria e scrupolosa, conosciuta e
apprezzata in tutta la regione per il rigore e la determinazione con cui ha
sempre svolto il suo lavoro. In quasi nove anni di servizio a Video
Calabria, con contratto a tempo pieno e indeterminato, mai un richiamo o
un appunto da parte dell’azienda, mai un rifiuto a quanto le veniva chiesto.
Anzi, il più delle volte, considerato l’organico ridotto all’osso,
era spesso lei a proporre e realizzare servizi e programmi di
approfondimento, lavorando anche di domenica e negli orari più impensati senza
il minimo riconoscimento di festivi, domenicali e straordinari. Quanto alle
ferie, soltanto due settimane (domeniche comprese) ad agosto, a fronte dei
trenta giorni previsti dal contratto. Ha realizzato servizi, condotto il
telegiornale, ideato, confezionato e, in alcuni casi, addirittura montato
intere trasmissioni, registrate e in diretta. Senza contare i servizi da
inviato: in tutta la regione Calabria, ma anche a Bruxelles nel 2008, in Libano
nel 2009 e in Afghanistan nel 2012.
Francesca Caiazzo non è l’eroina di una fiction, ma una giornalista, animata da
una sana passione per la professione, che ama il suo lavoro e non si è
mai sottratta dallo svolgerlo al meglio delle sue possibilità cercando
sempre di accrescere le sue conoscenze, di imparare cose nuove, di migliorarsi.
È anche una donna che, ad agosto, si è sposata coronando il suo sogno d’amore
e, assieme al marito, ha formato una famiglia che, come tutte le altre, per
stare in piedi deve fare i conti con spese, bollette e tasse varie. In un
Paese normale, qualunque azienda avrebbe fatto di tutto per metterla nelle
condizioni di assicurarsi il suo lavoro “a vita”. Video Calabria, davanti alla
sacrosanta rivendicazione degli stipendi (fermi ad agosto 2014) ha, invece,
risposto con un licenziamento “orale” per bocca dell’amministratore legale
Salvatore Gaetano, accompagnato dall’invito ad allontanarsi immediatamente dal
posto di lavoro. E considerato che la giornalista, senza nulla di scritto, ha
continuato a recarsi in redazione lavorando regolarmente per altri tre giorni,
l’editore ha deciso di consegnarle una “raccomandata a mano” con il
licenziamento “per giustificato motivo oggettivo” e con “effetto immediato”.
“Per motivazioni relative ad una situazione di grave difficoltà economiche in
cui versa l’azienda – è scritto nella lettera – la sua attività lavorativa non
può più essere proficuamente utilizzata. Rilevato che non è possibile reperire
all’interno dell’azienda altra posizione lavorativa ove collocarla, siamo
pertanto costretti a licenziarla, in data odierna, per giustificato motivo
oggettivo”.
Il licenziamento che il Sindacato Giornalisti della Calabria ritiene “nullo,
inefficace e illegittimo”, in quanto intimato “per motivi discriminatori”, che
Francesca Caiazzo, assistita dall’avv. Mariagrazia Mammì dell’Ufficio Legale
del Sindacato Giornalisti della Calabria, ha impugnato “riservandosi immediata
azione legale a tutela dei propri diritti se Video Calabria non provvederà,
immediatamente, a reintegrarla in servizio e corrisponderle quanto dovuto”.
Dopo la cacciata di Francesca Caiazzo, nella redazione giornalistica di Video
Calabria è rimasto un solo giornalista.
«Come farà a fare tutto da solo – si chiede il Sindacato Giornalisti chiedendo
anche l’intervento del Corecom – dovrà spiegarlo l’azienda rispondendo anche ai
tanti, troppi, quesiti legati a questo illegittimo licenziamento. A partire dal
perché, prima di far scattare il licenziamento, non ha valutato il ricorso agli
ammortizzatori sociali. Se, come afferma l’azienda, Video Calabria è “la
televisione più vista in Calabria da sempre”, è impensabile, infatti, pensare
di poter garantire un’informazione di qualità con un solo giornalista».
«Video Calabria, come ogni altra impresa editoriale, deve capire che – afferma
Carlo Parisi – in questo grave momento per l’editoria italiana, funestata da
una crisi senza precedenti, non c’è e non può esserci spazio per le imprese
d’informazione senza giornalisti. E’, infatti, sulla qualità
dell’informazione che si giocano il futuro e la credibilità dell’intero Paese:
bisogna impedire agli editori senza scrupoli – sottolinea il segretario del
Sindacato dei giornalisti – di distruggere definitivamente un settore messo in
ginocchio dal crollo del mercato pubblicitario che, tra crisi generale e
spending review, ha imposto, tra l’altro, alla pubblica amministrazione di
tagliare le risorse destinate alla cosiddetta “pubblicità istituzionale”».
«Allo stesso modo i giornalisti – conclude Carlo Parisi – hanno un
solo strumento di difesa per la professione giornalistica: il “no”, chiaro
e forte, a proposte “lavorative” indecenti. Fare il giornalista non è un hobby,
ma una professione: un lavoro che, come tale, va pagato e tutelato.Il rispetto della dignità professionale del giornalista è un principio
indiscutibile, che non ammette eccezioni di sorta. Non esiste qualità dell’informazione
senza qualità del lavoro e rispetto della professionalità di quanti, con
coraggio e sacrificio, credono ancora che il giornalismo non possa essere
svolto con superficialità ed improvvisazione». 10 marzo 2015 Da http://www.giornalistitalia.it