Non c'è stata ricettazione e neanche un complotto del collega Giuliano Foschini, giornalista di Repubblica, ai danni del sostituto procuratore Desirè Digeronimo. La pubblicazione del decreto di archiviazione del gip del Tribunale di Lecce ristabilisce la verità dei fatti: nel raccontare lo scontro fra due pm della Procura della Repubblica di Bari e il gip Susanna De Felice, il collega Foschini ha esercitato soltanto il diritto di cronaca.
Oltre a rendere giustizia al collega, costretto a subire anche una perquisizione domiciliare e in redazione tanto spettacolare quanto inutile, il provvedimento chiarisce, c'è da augurarsi una volta per sempre, che le fughe di notizie coperte da segreto in alcun caso possono essere contestate ai giornalisti né la ricerca dei responsabili può passare attraverso la contestazione del reato di ricettazione agli autori degli articoli. Particolarmente significativo, a tal proposito, è il passaggio in cui il gip, richiamando la giurisprudenza della Cassazione, ricorda che "in tema di rivelazione di segreti d'ufficio non può addebitarsi il delitto di ricettazione, posto che esso si configura in ipotesi di illecita circolazione di un bene materiale e non di un'informazione". Altrettanto eloquente è il passaggio in cui, riferendosi al presunto complotto del collega Foschini denunciato dalla dottoressa Digeronimo, il giudice di Lecce chiarisce che "nulla legittima la prospettazione" di tale ipotesi di reato, "che appare piuttosto frutto di soggettiva interpretazione dei fatti". Il giornalista che diffonde notizie, anche quelle coperte da segreto, nell'interesse esclusivo dei cittadini ad essere informati fa soltanto il proprio mestiere. C'è da augurarsi che la parte più ostinata della magistratura inquirente ne prenda atto. 2 novembre 2013