«Il piano di tagli non si discute e la Ses prosegue nella sua ipotesi di ridimensionamento del Giornale di Sicilia nonostante le dichiarazioni pubbliche di apertura al confronto e al dialogo con il sindacato, durante i due giorni di sciopero. Gli editori vanno avanti, incuranti del fatto che ipotizzare di fare a meno di 17 giornalisti su 34 (licenziandoli o utilizzandoli a mezzo servizio e a metà stipendio) significa assestare un colpo mortale a una testata con 160 anni di storia. E mentre una quota significativa di giornalisti resta ogni giorno a casa per via dei contratti di solidarietà, la direzione continua a utilizzare i collaboratori per "coprire" servizi di cronaca». È quanto denuncia il Comitato di redazione in un comunicato sindacale pubblicato anche sull'edizione cartacea del quotidiano siciliano di venerdì 6 novembre.
«Mercoledì – spiegato i rappresentanti sindacali – un collega pensionato è andato a Catanzaro per seguire la partita del Palermo: si preferisce utilizzare, pagandolo, un pensionato piuttosto che utilizzare un redattore messo forzatamente a riposto che, secondo i piani della società, rischia o il licenziamento o di guadagnare metà dello stipendio. A un altro collaboratore, invece che a un collega assunto, è stata affidata l'intervista al presidente Musumeci mentre il cronista parlamentare era a casa a scontare il suo turno di solidarietà. E così potremmo continuare con i servizi per l'emergenza Covid etc etc. Il troppo stroppia».
I collaboratori, incalza il Cdr, «sono mal pagati, ma bravissimi ed efficienti. Andrebbero assunti perché di loro c'è bisogno, ogni giorno. Il loro lavoro lo dimostra, del resto. In questo momento, però, il loro utilizzo senza limiti è un modo per progettare un giornale senza i giornalisti assunti con regolare contratto. Aggirando un concetto chiave della legge sugli ammortizzatori sociali: se un'azienda dichiara di avere eccedenze di personale e ottiene aiuti per questo, deve fare a meno della figure professionali di cui ha dichiarato l'esubero. Insomma, non può certo fare ricorso a lavoratori non contrattualizzati per sostituire dipendenti che stanno a casa perché posti in cassa integrazione o in solidarietà. È una violazione palese delle regole. Semmai, questo modus operanti dimostra una cosa soltanto: gli esuberi di personale sono finti, inesistenti all'atto pratico: perché il lavoro serve per confezionare il giornale che ogni giorno va nelle edicole».
Ammoniscono i giornalisti: «Se si continuerà per questa strada, che è anche uno schiaffo per tutti coloro che in questo momento lottano per mantenere il posto di lavoro, il sindacato sarà costretto a chiamare un giudice a decidere se ciò che si sta facendo è un percorso legale, netto, trasparente, ammesso dalla legge. E la domanda che faremo sarà semplice: è un percorso lecito quello che porta da un lato all'allontanamento di professionisti dal posto di lavoro, dall'altro alla loro sostituzione con personale esterno e sottopagato? Noi – conclude il Cdr – restiamo in allarme per questa dura vertenza, sulla quale registriamo con sollievo che l'attenzione dall'esterno per fortuna non si attenua. Abbiamo ricevuto moltissimi attestati di solidarietà non solo dal mondo dell'informazione ma anche da quello politico: c'è un filone trasversale di partiti (da Fratelli d'Italia ai grillini passando per Italia Viva e Claudio Fava), dell'Ordine regionale dei giornalisti, di sindacati e associazioni di categoria che chiede di ancorare gli aiuti pubblici in arrivo da Stato e Regione alla salvaguardia dei livelli occupazionali. E, in estrema sintesi, di salvare il Giornale di Sicilia. Di questo siamo grati a tutti».