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Internazionale 28 Feb 2007

Germania: incostituzionale perquisire redazioni per identificare fonti

In Germania rappresenta una violazione della Costituzione una perquisizione ai danni di una redazione o di un giornalista volta a identificare le fonti utilizzate da quest’ultimo. E’ quanto ha stabilito la Corte Costituzionale di Karlsruhe, chiamata a decidere sul metodo di indagine utilizzato dalla polizia nel settembre 2005, quando agenti si presentarono con tanto di mandato nella redazione del magazine politico Cicero che ha sede a Potsdam, nei pressi di Berlino.

In Germania rappresenta una violazione della Costituzione una perquisizione ai danni di una redazione o di un giornalista volta a identificare le fonti utilizzate da quest’ultimo. E’ quanto ha stabilito la Corte Costituzionale di Karlsruhe, chiamata a decidere sul metodo di indagine utilizzato dalla polizia nel settembre 2005, quando agenti si presentarono con tanto di mandato nella redazione del magazine politico Cicero che ha sede a Potsdam, nei pressi di Berlino.

I giudici del tribunale hanno stabilito che l’azione è da considerarsi in contrasto con quanto stabilito dalla Carta federale, perché i giornalisti coinvolti nell’indagine non erano formalmente stati accusati di aver violato la legge. “Perquisizioni e arresti contro gli operatori dell’informazione – ha detto il presidente della Corte, Hans-Jürgen Papier – nell’ambito di indagini formali sono incostituzionali se sono intesi a svelare l’identità di una fonte”. Il tribunale di Karlsruhe ha dunque deciso in favore del direttore di Cicero, Wolfram Weimer, che era ricorso in appello dopo che il tribunale primo grado aveva decretato che la perquisizione ordinata dal magistrato di Potsdam era legale. Il “raid” nella redazione del magazine seguì a un articolo pubblicato sulla rivista, a firma di Bruno Schirra, intitolato “L’uomo più pericoloso del mondo”, al cui interno si tracciava un profilo del terrorista iracheno Abu Musab al-Zarkawi con citazioni da un documento dei servizi segreti tedeschi, che a sua volta conteneva informazioni ottenute dalle intelligence di Stati Uniti, Francia e Israele. Prima di pubblicare il pezzo, lo stesso Schirra aveva contattato i servizi di Berlino per un incontro, che gli fu sempre negato. In seguito alla pubblicazione la polizia perquisì però sia l’abitazione di Schirra che la redazione di Cicero, copiando tutti i file dei suoi computer su numerosi dischetti (senza tuttavia riuscire a rintracciare la relazione dei servizi tedeschi) e sequestrando dalla cantina 15 scatole contenenti documenti personali, in seguito restituiti al giornalista. (9Colonne)

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