(Firenze, 12 giugno – ANSA) Akbar Ganji è cittadino di Firenze. L'amministrazione comunale di Palazzo Vecchio ha conferito la cittadinanza onoraria al giornalista e scrittore simbolo della battaglia per i diritti umani e civili in Iran, più volte imprigionato e per il quale si sono mobilitati, tra gli altri, Kofi Annan, George W.Bush, Jacques Chirac, Ue, e 14 premi Nobel.
Incarcerato l'ultima volta dall'aprile del 2000 al 18 marzo scorso per aver accusato i vertici della Repubblica Islamica di una serie di omicidi che avevano decimato la classe intellettuale iraniana, Ganji, 47 anni e una laurea in sociologia, rivela di essersi ispirato molto ad Antonio Gramsci durante il periodo della prigionia. ''Fu lui - dice - nell'Italia del XX secolo che, parlando di Internazionalismo, descrisse l'uomo del futuro come cittadino del mondo''. Ganji, 'ricercatore' di pace e di dialogo, grande assertore del disarmo, spera in una ''repubblica mondiale'', ispirata ''dal diritto e dalla possibilità dell'uomo di sviluppare le sue capacità creative''. L'idea repubblicana del giornalista iraniano è ''molto vicina a quella di Niccolò Machiavelli. Né schiavi, né assolutismo: la Repubblica di Machiavelli è per un uomo libero, non sottoposto al potere delle Stato''. Invita l'Iran a dialogare con gli Usa sottolineando che questo ''non significa diventare filo americani'', spiega che se ''Russia e Israele hanno il nucleare è un diritto dell'Iran averlo, anche se io sono per il disarmo globale''. Eccolo l'uomo del futuro che ha in mente Ganji, un uomo globale: ''L'eurocentrismo, ma anche l'anti islamismo o l'islamofobia sono in contrasto con l'idea di cittadinanza globale: queste tendenze non sono altro che modi per restare prigionieri della storia passata. Per diventare cittadini del mondo bisogna liberarsi della storia e dei suoi avvenimenti perché se conserviamo ogni attimo del nostro passato, nessun popolo, nessuna tribù potrà convivere con le altre in amicizia e giustizia''. Durante la prolusione alla cittadinanza onoraria, tenuta da Antonio Cassese, il professore definisce Ganji ''un contestatore morale che con i suoi scritti, durante gli anni del carcere, ha dimostrato come si può resistere alla dittatura. Ganji si è battuto per quello che il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt nel 1941 considerava il bene più prezioso: la libertà di manifestazione del pensiero''. Ganji è felice ed onorato di questo riconoscimento, perché lo avvicina alla città ''dell'umanesimo e del Rinascimento''. Cita l'architettura del Duomo di Firenze che ''racchiude in sé l'idea della libertà dell' uomo. Guardo Firenze, la guardo dalle sue colline e vedo qualcosa che per me corrisponde all'immagine di una Repubblica universale''. E soddisfatto è il sindaco Leonardo Domenici: ''Quando nel novembre del 2005 il consiglio comunale decise per la cittadinanza onoraria, non pensavamo di poterlo avere tra noi oggi. Spero che questo riconoscimento possa dare forza alla sua battaglia per la democrazia e un' opinione pubblica libera nel suo Paese''. (ANSA) ''Io tornerò in Iran e cercherò di far valere il mio punto di vista critico come ho fatto in passato. Anche se probabilmente sarò imprigionato di nuovo . Ma questo è il prezzo da pagare per la democrazia e i diritti dell'Uomo''. Lo ha detto il giornalista iraniano Akbar Ganji, che ha ricevuto a Mosca La Plume d'or de la Libertè dall' Associazione Mondiale degli Editori e che è atteso a Firenze lunedì per l'attribuzione della Cittadinanza Onoraria. Il giorno successivo Ganji riceverà il Gonfalone d'argento del Consiglio Regionale della Toscana. Incarcerato nel 2000 per le sue accuse contro i vertici della Repubblica Islamica per una lunga serie di omicidi politici che hanno falcidiato gli intellettuali dell'opposizione, Ganji è stato liberato il 18 marzo scorso al termine di un lungo sciopero della fame che lo aveva portato a un passo dalla morte. Ganji promuove una ''resistenza pacifica e civica'' che porti il proprio Paese alla conquista della ''piena democrazia''. Critica il modello irakeno dell'esportazione della democrazia. ''L'esempio radicale di Akbar Ganji - dichiara Stefano Marcelli presidente di Information Safety and Freedom, l'associazione che ha lanciato in Italia la campagna per la liberazione di Ganji e che lo accompagnerà in questa sua visita in Italia - ricorda a tutti noi il ruolo civico che il giornalismo porta nella propria stessa identità: non c'è democrazia senza libera informazione''. E aggiunge: ''Con Ganji viene dal Medio Oriente la proposta di un confronto sui temi dei diritti umani e delle libertà individuali che si contrappone alla logica dello scontro fra civiltà e dell'uso della forza come strumento di diffusione della democrazia che il mondo della cultura non può non riconoscere come proprio terreno specifico di azione''. A Mosca Akbar Ganji ha anche parlato della funzione rivoluzionaria di internet: ''La rivoluzione delle comunicazioni rende impossibile la dittatura''. E ha richiamato i giornalisti al loro dovere di controllo del potere: ''Oggi il ruolo dei media è soprattutto quello di far luce sulle case buie (dark houses) della politica rendendo pubbliche e trasparenti le decisioni che vi vengono prese''. Nel corso dei tre giorni toscani Ganji visiterà anche il Comune di Siena, che lo scorso anno gli assegnò con ISF il Premio Internazionale per la Libertà di Informazione e quello di Prato che aderì alla campagna e mercoledì terrà una lezione presso il Master Multimedia dell'Università degli Studi e della Rai di Firenze dove sarà salutato dalla FNSI e dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti. (ANSA)