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Giudiziaria 14 Nov 2008

G8, il caso Diaz, una sentenza in chiaroscuro, Fnsi e Assostampa Ligure: “7 anni dopo rimangono i buchi neri della verità”

“Sette anni dopo il G8 la sentenza sull’irruzione alla scuola Diaz dove vennero pestati e arrestati anche 5 giornalisti (due freelance tedesche, uno inglese ridotto in fin di vita e il collega italiano Lorenzo Guadagnucci) chiude (giudiziariamente con il giudizio di primo grado) i processi più importanti sul luglio 2001. Le sentenze si rispettano, si appellano, ma possono essere discusse.

“Sette anni dopo il G8 la sentenza sull’irruzione alla scuola Diaz dove vennero pestati e arrestati anche 5 giornalisti (due freelance tedesche, uno inglese ridotto in fin di vita e il collega italiano Lorenzo Guadagnucci) chiude (giudiziariamente con il giudizio di primo grado) i processi più importanti sul luglio 2001. Le sentenze si rispettano, si appellano, ma possono essere discusse.

Quella emessa giovedì sera a Genova è una sentenza che, per così dire, fa “volare gli stracci”. Condannato il capo del reparto mobile di Roma, figure di secondo piano, singoli agenti. Assolti i vertici della polizia. Le motivazioni della sentenza chiariranno il percorso giuridico e fattuale compiuto dai giudici del Tribunale, ma dopo le sentenze sulla morte di Carlo Giuliani, sul caso (parziale) del cosiddetto Blocco Nero (nessun vero black bloc venne arrestato, né è stato mai chiarito il ruolo di presunti o veri agenti provocatori nei cortei), per gli incidenti di piazza, quella per gli abusi nel carcere provvisorio di Bolzaneto, anche quella sul caso Diaz lascia irrisolti molti interrogativi. Su chi decise al vertice quell’irruzione, chi autorizzò tali e tanti abusi e violenze, chi decise la lunga opera di disinformazione a partire dalla notte della Diaz con la diffusione di notizie palesemente false, conferenze stampa in cui tra i corpi di reato vennero esibite anche le pettorine gialle dei giornalisti e dove era vietato porre domande, sul perché i vertici della polizia italiana erano presenti all’esterno della scuola. Rimarranno senza risposta le 300 segnalazioni raccolte dai legali sugli abusi e violenze di strada, fatti senza responsabili e comunque avviati (come le imputazioni per i processi celebrati) verso la prescrizione prima ancora dei giudizi di appello. Il sindacato giornalisti e l’Ordine (la Fnsi, l’Associazione Ligure dei Giornalisti e l’Ordine della Liguria) furono i primi, poche ore dopo l’irruzione, a portare alla Procura di Genova due colleghi-testimoni dei fatti e un dossier con foto e filmati relativi sia alle violenze di piazza (di forze dell’ordine e di manifestanti) sia alla drammatica vicenda della Diaz dove tutti gli arrestati e feriti vennero poi completamente assolti con sentenza definitiva. Sin dal primo giorno, con i colleghi (come Lorenzo Guadagnucci autore di una costante e documentata controinformazione su quelle vicende) il sindacato è stato al fianco dei giornalisti e di chi cercava “verità e giustizia”, non vendetta, per tutelare anche e soprattutto il diritto dovere a fare e ricevere informazione, prima, durante e dopo i giorni in cui il confine della democrazia venne calpestato a Genova. Da chi scelse la violenza tra i manifestanti e tra chi, in divisa, aveva il dovere di difendere e prevenire la violenza, e non praticarla. Soprattutto in situazioni come quella del carcere provvisorio di Bolzaneto e durante la perquisizione (“un’operazione di macelleria messicana” la definì deponendo al processo il funzionario di polizia Michelangelo Fournier) diventata una mattanza documentata da video, foto, indagini con il goffo tentativo di depistaggio di fronte a taccuini e telecamere, del portavoce del ministero degli interni che definì il sangue sui muri come “tracce di tubetti di pomodoro” o i feriti come “esito degli scontri di piazza”. Sette anni dopo (l’Fnsi venne ammessa come parte civile nel procedimento) la sentenza Diaz lascia aperti tutti gli interrogativi, con le responsabilità politiche dei diversi governi succedutisi e di chi a parole chiedeva una commissione di inchiesta, salvo poi non operare perché questa si facesse. L’Fnsi la chiese e sostenne sia con i governi di centrodestra sia di centrosinistra, inascoltata come molti altri. Sette anni dopo l’impegno e le iniziative della Fnsi e della Ligure non si fermeranno. Per chiedere “verità e giustizia”, non vendetta per continuare a informare su quei giorni. Sette anni dopo le pressioni, le minacce, le denunce contro chi ha fatto informazione, svelato retroscena, scoperto atti e documenti. Su questi temi la Fnsi e l’Associazione Stampa Ligure organizzeranno una conferenza stampa nei prossimi giorni”.

@fnsisocial

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