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Giudiziaria 14 Giu 2007

G8, Caso Diaz, Assostampa Ligure: “Emerge l’amara realtà”

Sei anni fa quando, poche ore dopo i fatti, quattro giornalisti (due free lance un italiano e un francese, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria e il segretario dell’Associazione Ligure dei Giornalisti) deposero di fronte al pm di turno, raccontando quanto era successo alla scuola Diaz e la press center della Pascoli, tutto sembrava una gigantesca fandonia.

Sei anni fa quando, poche ore dopo i fatti, quattro giornalisti (due free lance un italiano e un francese, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria e il segretario dell’Associazione Ligure dei Giornalisti) deposero di fronte al pm di turno, raccontando quanto era successo alla scuola Diaz e la press center della Pascoli, tutto sembrava una gigantesca fandonia.

Quanto il giorno dopo documentarono i diversi media di tutto il mondo una provocazione. Giornalisti malmenati da forze di polizia e da dimostranti, giornalisti pestati e arrestati alla Diaz (tra questi Lorenzo Gaidagnini e altri free lance stranieri), giornalisti che hanno fatto il loro lavoro per mesi e in questi anni finendo anche denunciati per violazione del segreto investigativo o per avere diffuso notizie false. Sei anni dopo di indagini, controinchieste, denunce ecco che le “bugie” o le “provocazioni” dei giornalisti, delle loro associazioni sindacali e ordinistiche, italiane e internazionali, di Amnesty International, trovano amara conferma nella deposizione rilasciata ieri dal funzionario del reparto mobile di Roma, Michelangelo Fournier. La scuola Diaz? “Una macelleria messicana” l’immagine usata da Fournier in una sua deposizione istruttoria. Pestaggi e abusi taciuti per carità di patria e perché era difficile denunciare i propri uomini ha aggiunto il funzionario ascoltato ieri al processo. I giornalismi e le loro associazioni fecero sei anni fa, come hanno continuato a fare dopo, il loro lavoro. La costituzione della Fnsi in sede di giudizio contro ogni forma di violenza con la divisa delle istituzioni o con la bandana dei violenti da corteo era e rimane giusta. Sei anni dopo uno spiraglio di luce tra tante ombre, lacune, tentativi di insabbiamento e volontà di fare informazione arriva appunto l’amara conferma: i giornalisti alla Diaz non avevano visto macchie di “pomodoro” come una delle fonti ufficiali spiegò nella notte della “macelleria messicana”, ma sangue.

@fnsisocial

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