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Carlo Muscatello, presidente dell'Associazione Stampa Fvg
Associazioni 04 Nov 2020

Friuli Venezia Giulia, l'Assostampa alla Regione: «La pandemia non cancella il dovere di informare»

Il sindacato regionale apprende «con preoccupazione e perplessità » della decisione dell'Ente di mettere in atto «una procedura che di fatto restringe ulteriormente le maglie della comunicazione sulla situazione epidemiologica». Un metodo «poco utile», denunciano i rappresentanti dei giornalisti.

«La drammatica situazione della pandemia che stiamo vivendo non può mettere il bavaglio all'informazione. Non può cancellare l'articolo 21 della Costituzione. Non può impedire ai giornalisti di porre delle domande, di garantire il diritto dei cittadini di sapere». È quanto si legge in una nota dell'Associazione Stampa del Friuli Venezia Giulia nella quale il sindacato regionale scrive di aver appreso «con preoccupazione e perplessità della decisione da parte della Regione Fvg di mettere in atto una procedura che di fatto restringe ulteriormente le maglie della comunicazione sulla situazione epidemiologica in Friuli Venezia Giulia».

Al fine di evitare "facili strumentalizzazioni", spiega l'Assostampa, «la Regione delineerà infatti una procedura di controllo con la quale il medico interpellato dovrà sottoporre la richiesta di intervista manifestatagli dal giornalista al proprio direttore generale, che la inoltrerà alla segreteria della direzione regionale, "al fine di avviare la condivisione di eventuali richieste da proporre al vicepresidente Riccardi per il suo successivo rapporto con la stampa". Tradotto: se un cronista vorrà intervistare un medico in prima linea nella lotta al Covid-19, o se vorrà interpellare un operatore del settore sanitario in costante contatto quotidiano con i pazienti e le difficoltà incontrate nella battaglia contro il virus per farsi raccontare la propria esperienza sul campo, rischia di non poterlo fare, non assicurando di conseguenza una piena e completa informazione ai cittadini».

Per l'Assostampa, «il dipendente sanitario, infatti, a quel punto non dovrebbe rispondere alle domande bensì far partire la procedura di cui sopra: in questo modo le domande non vengono quindi più poste al medico o all'infermiere operativi nelle corsie di ospedale, ma all'assessore Riccardi». Un metodo che l'Associazione della Stampa ritiene «farraginoso e poco utile a far conoscere nei dettagli la situazione vissuta dai nostri ospedali e dal personale sanitario in questo difficile momento in cui è fondamentale informare i cittadini sul fronte epidemiologico».

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