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Fnsi 31 Ago 2004

Franco Siddi, Presidente della Fnsi, giudica la proposta di Art. 21 di grande significato tale da arricchire il senso stesso dell'appuntamento di Gubbio"

Franco Siddi, Presidente della Fnsi, giudica la proposta di Art. 21 di grande significato tale da arricchire il senso stesso dell'appuntamento di Gubbio"

Franco Siddi, Presidente della Fnsi, giudica la proposta di Art. 21 di grande significato tale da arricchire il senso stesso dell'appuntamento di Gubbio"

Carissimi Federico e Beppe, giudico di grande significato la proposta dell’Associazione Art. 21 di intitolare il Forum di Gubbio a Enzo Baldoni, giornalista free lance, uomo di pace e cercatore di verità. E’ una proposta utile per la nostra società civile, ma anche per la Fnsi e per le istituzioni e l’associazionismo che, con essa, cooperano ogni anno all’organizzazione del Forum per la liberta dell’informazione . Il segretario della Federazione della Stampa ha già annunciato che sottoporrà la proposta di “Articolo 21” alla prima riunione della Giunta Esecutiva dopo le ferie estive. A Gubbio la Fnsi, con le associazioni della società civile e d’impegno per la pace tra i popoli ha già avviato, sulla spinta dei drammi della guerra e del terrorismo le prime riflessioni di valore sulla funzione dei media e sull’esigenza vitale di una libera stampa che possa svelare misteri e trame oscure, dare luce e parola alle notizie negate e dimenticate. Baldoni, figlio di una terra di pace di solidarietà come quella umbra, esprimeva il meglio di questi valori, svolgendo contemporaneamente a quella giornalista altre attività. Il desiderio di solidarietà e di pace, di sostenere il riscatto dei deboli era strettamente connesso alla ricerca un’informazione libera e completa, non intossicata dagli interessi dei belligeranti o delle fazioni del terrore nelle frontiere martoriate dalla guerra e dalla violenza. La Fnsi e l’organizzazione internazionale di categoria, Ifj, costantemente da tempo, nella tragica vicenda irachena, si appellano alle forze militari sul campo e alle milizie islamiche perché risulti chiaro che i giornalisti non sono parte del conflitto né espressione delle politiche nazionali dei loro Paesi. Era chiarissimo, questo, nel caso di Enzio Baldoni, lo è oggi per i due colleghi francesi Chesnot e Malbrunot, per la cui sorte trepidiamo in queste ore, chiedono a gran voce la liberazione. Certo l’assassinio del free lance Baldoni riporta ancora una volta alla luce la condizione di alta esposizione dei colleghi di frontiera. Anche sulle regole del loro ingaggio di lavoro occorre una riflessione più attenta e disponibile da parte di tutti, a cominciare dagli editori. La situazione è oggettivamente difficile, ma va rilanciato l’impegno della comunità internazionale per la sicurezza dei giornalisti. La convenzione di Ginevra non basta più. Va rafforzato il diritto internazionale affinché sia considerato crimine di guerra l’assassinio da parte di qualsiasi forza belligerante. Lo chiediamo con la Fij sin dai primi lutti al fronte patiti dal giornalismo italiano con gli assassini della collega Cutuli e del fotogiornalista Ciriello in Afghanistan e in Palestina. Ma sulle tragedie dei giornalisti (nostri e di tutto il mondo) che muoiono sempre più frequentemente in frontiera avevano già preso amaramente coscienza con le morti di Hrovatin., Alpi, Antonio Russo. Una catena di croci, pesante come lo è la negazione di verità e di giustizia che ancora grava sulla loro orribile fine. Ecco, Gubbio, nel nome di Baldoni, può essere molto più di un luogo e di un’occasione per rafforzare un impegno di civiltà, di libertà e di pace dei media e dei suoi diversi soggetti. La consapevolezza rimane una, quella espressa dal Papa in occasione della penultima giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “La libertà è condizione preliminare della vera pace… I media servono la libertà, servendo la verità”. E i media, “riportando fedelmente gli eventi … adempiono al preciso dovere di promuovere la giustizia e la solidarietà nelle relazioni, a tutti i livelli della società”. E questo significa anche interessarsi dei torti e delle divisioni, “per scoprine le radici, perché possano essere comprese e sanate”. I tanti giornalisti che operano in frontiera con questo spirito che va oltre le fedi e le diversità culturali - spesso conosciuti solo quando cadono vittime - in frontiera sono esposti oggi a rischi atroci e ingiusti. Nel loro omaggio non dobbiamo mai dimenticarlo e fare sempre di più per diffondere la cultura del rispetto dei media e della libera informazioni, anche tra i canoni del diritto internazionale. Con i migliori saluti. Franco Siddi

@fnsisocial

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