Si sono voluti costituire parte civile perchè sentirsi definire giornalisti di "un foglio omicida" ha leso e offeso la loro reputazione. L'iniziativa di 27 cronisti dell'Unità è stata premiata dal tribunale monocratico di Roma che ha condannato per diffamazione Giuliano Ferrara alla multa di cinquemila euro oltre al risarcimento del danno da liquidare a tutte le parti civili (cinquemila euro ciascuno) rappresentate dagli avvocati Domenico e Giovanni D'Amati
Il tribunale, che ha disposto anche la pubblicazione della sentenza su tre giornali, ha di fatto recepito le conclusioni del pm Marcello Cascini che nel decreto di citazione diretta a giudizio accusava Ferrara di aver offeso i cronisti dell'Unità per aver detto che quel giornale è un "foglio tendenzialmente omicida... che predica odio e annientamento dell'avversario, con una rovente capacità ideologica di trasformare ogni questione in questione personale". Quelle parole erano state espresse da Ferrara il 30 ottobre del 2003 in una puntata Rai di 'Porta a Portà dedicata alla sentenza della Cassazione che aveva assolto il senatore Giulio Andreotti dall'accusa di concorso nell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Ferrara, presente come ospite nella veste di direttore de "Il Foglio", nel replicare ad Anna Finocchiaro che aveva definito l'Unità "un giornale libero", aveva esordito dicendo: "No, no, non è un giornale libero, è un foglio tendenzialmente omicida", concetto poi ripetuto un altro paio di volte. Per i cronisti, autori della querela consegnata in procura nel dicembre 2003 con tanto di videocassetta contenente la trasmissione incriminata, Ferrara "ha presentato ai telespettatori l'Unità come organo dedito a comportamenti riprovevoli, illeciti e altresì gravemente scorretti sul piano deontologico". La lesione della reputazione è legata al fatto che "il quotidiano, come ogni giornale, è un'opera collettiva realizzata dai redattori e dal direttore (autore di una querela a parte, ndr). Il giornalista nel mondo professionale, si identifica con la testata per cui lavora". (AGI)