"C’è un aspetto totalmente rimosso nel gran parlare di una nuova disciplina delle intercettazioni. E’ la limitazione pesantissima che il disegno di legge Alfano pone al diritto-dovere dei giornalisti di fare cronaca delle vicende giudiziarie". E' quanto si afferma in una nota della Federazione nazionale della Stampa Italiana
"Non è in questione la necessità di tutelare meglio la riservatezza di persone estranee alle indagini e coinvolte nelle intercettazioni - prosegue la nota della Fnsi - o di impedire la pubblicazione di fatti attinenti alla vita privata: le rappresentanze dei giornalisti si sono dette da tempo favorevoli a un miglioramento delle norme in vigore. Ma il ddl in discussione alla Camera fa ben altro: dispone la secretazione vera e propria, fino al momento del processo, di vicende di assoluta rilevanza sociale. Il suo effetto sarebbe quello di occultare per anni storie giudiziarie che invece i cittadini hanno il diritto di conoscere. Senza il controllo dell’opinione pubblica che solo l’informazione può consentire, queste vicende diventerebbero strumento di oscure manovre e ricatti; i politici e gli amministratori si sentirebbero sottratti al giudizio dei loro elettori; anche gli atti della magistratura non verrebbero più sottoposti a quella pubblica discussione che oggi consente anche di individuare e correggere eventuali errori nelle decisioni di un procuratore o di un giudice. Tutto ciò non ha niente a che vedere con il rispetto della privacy. Per questo la Fnsi torna a chiedere con decisione che, alla ripresa dell’attività parlamentare, governo e partiti sappiano distinguere chiaramente tra la riservatezza da tutelare e il diritto-dovere di cronaca da non intaccare. Altrimenti i giornalisti sapranno spiegare efficacemente all’opinione pubblica quale truffa le si stia preparando nel nobile nome della riservatezza".