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Il giornalista Alberto Stabile (Foto: assostampasicilia.it)
Associazioni 07 Ago 2025

Enrico Franceschini: «Ricordiamo Alberto Stabile con una targa al Colony Hotel di Gerusalemme»

La proposta arriva a un mese dalla scomparsa del cronista siciliano.

Un mese fa, l'otto luglio, è morto a Palermo Alberto Stabile, prima cronista al giornale L’ora poi tra i fondatori di Repubblica, dove è stato inviato e corrispondente per lunghi anni da Mosca e dal Medioriente.

Enrico Franceschini, collega di Repubblica, lancia una proposta: lasciare una testimonianza del lavoro di Stabile in uno dei luoghi che lo hanno visto protagonista e che sono al centro del libro pubblicato nello scorso autunno “Il giardino e la cenere” e cioè l'American Colony Hotel di Gerusalemme. Un’idea che l’Associazione siciliana della stampa sposa immediatamente e sulla quale chiede il sostegno della Federazione nazionale, in un momento particolare in cui i giornalisti che operano in una zona particolarmente difficile come quella del Medioriente hanno bisogno di sostegno e iniziative di ogni genere.

Franceschini ha riassunto quest’idea nel pezzo che qui pubblichiamo.

Sono stato per molti anni un collega di Alberto Stabile a “Repubblica”. Nel 1997 ci siamo scambiati le sedi di corrispondenza, lui al mio posto a Mosca, io al suo a Gerusalemme, dove Alberto aveva vissuto a lungo e dove tornò nel 2003, quando io venni trasferito a Londra: da allora non lasciò più il Medio Oriente. Fra i tanti utili consigli che mi diede al mio arrivo nella culla delle tre religioni, c’era quello di usare l’American Colony,giardino.cenere il leggendario albergo da cui passarono Lawrence d’Arabia, spie, diplomatici, leader politici, come una seconda casa per capire il conflitto israeliano-palestinese.

Quel magnifico hotel appena fuori dalle mura dell’Old City fu certamente una seconda casa per Stabile, tanto da avergli dedicato il suo ultimo libro, “Il giardino e la cenere”, pubblicato nel 2024 da Sellerio: “Una finestra spalancata su una realtà complicata”, così lo descriveva nelle pagine di un volume che aiuta a comprendere drammi e dilemmi del Levante attraverso la storia di un albergo e dei personaggi che lo hanno popolato.

Come ho scritto su “Repubblica” alla scomparsa di Alberto, sarebbe bello se il Colony potesse ricordare in qualche modo, con una targa, una foto, una copia del suo libro a disposizione degli ospiti, questo grande giornalista siciliano, nato professionalmente nella redazione de L’Ora a Palermo e poi diventato una colonna del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. (Da assostampasicilia.it)

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