Si inasprisce il confronto a "La Gazzetta del Mezzogiorno": dopo l'intervento dell'Assostampa di Puglia e del Cdr, che avevano già denunciato il comportamento prevaricatore dell'editore, il quale si era opposto alla pubblicazione del documento con il quale si rilevavano le inadempienze dello stesso editore e la politica di progressivo smantellamento del ruolo del giornale sul territorio pugliese e lucano, i lavoratori poligrafici del quotidiano hanno indetto oggi due giorni di sciopero per il 31 maggio e l'1 giugno prossimi per protestare contro alcune decisioni aziendali.
L'astensione dal lavoro è stata indetta, al termine di un'assemblea, dalle Rsu di categoria di Cgil, Cisl e Uil, che hanno affidato all'ufficio legale unitario il mandato a ricorrere al giudice contro l'azienda per comportamento antisindacale (art. 28 della legge 300/70).
Lo comunicano i sindacati in una nota.
I sindacati e i poligrafici definiscono "irrispettoso e dispotico" il comportamento del direttore generale della società editrice. Riferendosi allo spostamento in una nuova sede della redazione giornalistica e dei poligrafici, nella nota si afferma che "l'indegna conclusione di una trattativa mal posta e condotta dall'azienda è stata la lettera di trasferimento di sede di lavoro inviata ad ogni singolo lavoratore, come vero e proprio atto di forza".
Sindacati e lavoratori parlano poi del "moltiplicarsi di violazioni normative e contrattuali". Ad esempio, "la chiusura del reparto ufficio informazioni con la messa in ferie forzate dei sei addetti senza la preventiva comunicazione con la Rsu" e la decisione di "non pagare la 14/a mensilità facendo appello ad un preistorico accordo del 1983, di dubbia applicabilità rispetto ad accordi successivamente intervenuti e che scarica, ancora una volta, esclusivamente su una parte dei lavoratori le conseguenze della situazione di crisi aziendale".
Il problema vero, per poligrafici e Rsu, è invece "l'assoluta assenza di progetti e investimenti per un rilancio della testata", che sarebbe atteso da anni, e che "è stata causa del criminale impoverimento delle risorse, della qualità del prodotto e del suo valore storico".
Con il passare del tempo, conclude la nota, si ha l'impressione di "assistere al fallimento di un progetto storico, condizione alcune volte trasmessa pubblicamente a sindacato e lavoratori tutti, attraverso concetti espressi, più o meno espliciti, dall'attuale management e dalla proprietà".
Al contrario "con le iniziative intraprese, s'intende scaricare solo sui lavoratori colpe e responsabilità che invece dovrebbero ricadere esclusivamente su chi ha gestito il giornale". (Ansa – Bari, 28 maggio 2015)