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Osservatorio sui media 08 Gen 2008

Editoria, il direttore di Repubblica ritorna cronista

Lampioni divelti, un lago di liquame e pioggia, sacchi, sacchetti, pacchi, cartoni, bottiglie, bicchieri colorati di plastica, blocchi stradali e cassonetti ribaltati: “Alla prima curva, i rifiuti sono accatastati in massa sul lato destro della strada contro i cancelli delle case. Un muro di rifiuti, come non avevo mai visto, e che spiega i 25 topi per abitante di questa città contro i 4 della media nazionale”.

Lampioni divelti, un lago di liquame e pioggia, sacchi, sacchetti, pacchi, cartoni, bottiglie, bicchieri colorati di plastica, blocchi stradali e cassonetti ribaltati: “Alla prima curva, i rifiuti sono accatastati in massa sul lato destro della strada contro i cancelli delle case. Un muro di rifiuti, come non avevo mai visto, e che spiega i 25 topi per abitante di questa città contro i 4 della media nazionale”.

A farsi strada tra le tonnellate di rifiuti che assediano Napoli è il direttore di Repubblica Ezio Mauro che veste per un giorno, fatto insolito per i grandi quotidiani, i panni del cronista. Che era poi il mestiere in cui il giovane Mauro eccelleva. In un lungo reportage, Mauro compie un “Viaggio nella crisi della democrazia” tra le strade della città, raccoglie la denuncia del prefetto Alessandro Pansa, incontra e parla con i manifestanti che si oppongono alla riapertura della discarica di Pianura. Non un editoriale, scritto alla scrivania dell’ultimo piano del palazzo che ospita gli uffici di Repubblica, non un commento sulle polemiche politiche tra governo centrale e amministratori locali, tra maggioranza e opposizione, ma una “passeggiata-denuncia” che, tra materassi, carcasse di Smart abbandonate e cartelli stradali dati alle fiamme, parte da via Montagna Spaccata e attraversa via Toledo, via Caldieri, piazza Trento e Trieste per concludersi in via del Parco Margherita. E’ lì che si chiude il viaggio di Mauro: “Vedo un signore col cappotto e la sciarpa che porta un’intera cucina davanti al cassonetto stracolmo, e la posa accanto a due valigie, come se tutto a Napoli fosse normale, in quel mare di sacchetti abbandonati”. (9Colonne)

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