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Un momento del convegno (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Editoria 28 Nov 2024

'Editoria e media nell'era digitale', convegno in Senato su come ripensare il sostegno al sistema

Fra i presenti, giovedì 28 novembre 2024 in sala Koch, Maurizio Gasparri, editori dell'emittenza nazionale e rappresentanti della Fieg. Il sottosegretario Barachini: «Occorre difendere l'integrità dell'informazione e i livelli occupazionali del giornalismo».

«Il sistema editoriale si difende se riusciamo a fare in modo che a livello fiscale e di responsabilità editoriale tutti giochino la stessa partita. Partendo da qui è chiaro che occorre ripensare il sistema in ottica diversa: non si deve più regolare il settore in relazione alla raccolta di copie, ma di raccolta di risorse pubblicitarie». Lo ha detto il sottosegretario all'Editoria, Alberto Barachini, nel corso del convegno 'Editoria e media nell'era digitale. Riflessioni sul futuro a 20 anni dalla Legge Gasparri' che si è svolto giovedì 28 novembre 2024 in Senato.

«L'equilibrio delle risorse pubblicitarie è fondamentale. Se il tema è superare l'asimmetria tra i diversi soggetti, non possiamo non rivedere le norme sulla web tax. Dobbiamo escludere dal pagamento gli editori e il mondo dell'informazione», ha proseguito Barachini, aggiungendo: «C'è poi un tema di responsabilità, a volte non sappiamo neanche da chi proviene l'informazione sul web. In questi due anni non siamo stati fermi. C'era chi diceva che i contributi diretti all'editoria dovevano sparire. Noi abbiamo bloccato questo processo. Servono, comunque, nuove risorse con nuovi criteri. Ci stiamo lavorando, come stiamo lavorando all'integrità dell'informazione».

Per il sottosegretario, «occorre ripensare il sostegno all'editoria, i grandi devono aiutare chi oggi fa più fatica. Dobbiamo difendere le realtà nazionali. Serve il coinvolgimento di Agcom, dell'Antitrust, del Parlamento, perché siamo in un momento di svolta. L'integrità dell'informazione – ha concluso Barachini – va difesa e i livelli occupazionali del giornalismo vanno difesi adesso».

Presenti in sala Koch, oltre allo stesso Maurizio Gasparri, anche editori dell'emittenza radiotelevisiva nazionale, parlamentari e rappresentanti della Fieg. «Gli over the top pagano le tasse in Irlanda e rubano i contenuti - ha detto fra l'altro Gasparri -. L'Europa non può consentire all'Irlanda di fare quello che gli pare. Questo è il problema: l'impunità fiscale. Negli Usa si stanno ponendo il problema se spacchettare Google. Almeno in Europa si garantisca la parità fiscale. Dobbiamo proteggere il diritto d'autore, poi c'è la tutela dei minori. Bisogna forse rafforzare i poteri dell'Agcom. Bisogna anche tutelare le opere italiane».

Sul rapporto con gli Ott si è soffermato anche Urbano Cairo. «Competere va benissimo, ma competere con chi ha già grandi possibilità e ha anche vantaggi non è possibile. Io non voglio nulla che non sia qualcosa che ho meritato di avere, ma gli over the top devono essere equiparati a noi in tutto: la fiscalità, la libertà sui contenuti, l'utilizzo dei dati, il costo della rete. Altrimenti avremo 5 o 6 soggetti che domineranno il mondo da un punto di vista informativo», ha osservato il patron di La7 e presidente di Rcs, aggiungendo che «c'è una norma sulla concentrazione dei giornali che è anacronistica. Andava bene alcuni anni fa, ma oggi avere qualche quotidiano in più consente ai giornali più piccoli di rimanere in vita».

A lanciare l'allarme per conto degli editori il vicepresidente della Fieg, Francesco Dini. «Il sistema dei quotidiani italiani dalla fine degli anni '90 si è fragilizzato. Poi c'è stata un'ulteriore fragilizzazione con il covid. Parlo – ha rimarcato – di cartaceo e di aziende che hanno ridotto mediamente del 50% il fatturato. Questi media continuano però a dettare l'agenda informativa. Alcune grandi testate hanno già annunciato la fine dell'edizione cartacea, molte altre seguiranno. Si cerca di adattarsi come si può, ma il dato fondamentale è che i quotidiani rimangono la linfa del pluralismo, hanno una presenza capillare e rispecchiamo un pluralismo effettivo. Manca però un sostegno pubblico».

L'informazione – ha scandito ancora – è «un bene costituzionalmente rilevante, ma non ha un sostegno pubblico da più di un anno. Se si vuole mantenere il pluralismo non si può evitare di avere un sussidio pubblico che negli anni passati c'è anche stato. O si interviene o il sistema va ulteriormente a impoverirsi. Non ci sono state per ora chiusure di aziende, ma siamo molto vicini a un punto di rottura. Non c'è altra strada che questa del sostegno pubblico. La legge di bilancio è una grande occasione per recuperare quello che è stato perso».

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