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Fnsi 22 Nov 2002

Edit: firmato l’accordo. Salvi i posti di lavoro

Edit: firmato l’accordo. Salvi i posti di lavoro

Edit: firmato l’accordo. Salvi i posti di lavoro

Si è conclusa a tarda ora, nella notte tra il 20 e il 21 di Novembre, la trattativa sulla casa editrice Edit che a giugno aveva chiesto il riconoscimento dello stato di crisi. L’azienda, pur presentando un quadro economico disastrato, aveva tentato più volte di procedere di forza, ma alla fine è stata riportata sui binari della corretta dialettica sindacale e del rispetto delle regole. Inizialmente la posizione della casa editrice milanese rispecchiava pienamente le tesi sostenute dalla Fieg, posizioni che hanno portato alla rottura della trattativa a livello nazionale e agli scioperi di queste settimane: non serve presentare i bilanci, analizzarli, trovare le soluzioni adatte per tutelare i livelli occupazionali. Ciò che basta è la dichiarazione aziendale che le cose stanno andando male, e il sindacato deve acconsentire alla richiesta di attivazione degli ammortizzatori sociali, in questo caso la cassa integrazione, che servono solo a liberarsi del maggior numero possibile di giornalisti. Edit pretendeva che diciotto colleghi venissero posti in cassa integrezione “a uscire”, senza alcuna garanzia di rientro al lavoro, anzi parlava esplicitamente di esuberi. Dopo aver rotto unilateralmente le trattative sul piano di crisi accettava il confronto in sede regionale ma insisteva a rifiutare l’analisi dei bilanci e soprattutto respingeva le proposte del sindacato e della regione di adottare una soluzione che permettesse la condivisione dei sacrifici da parte dei lavoratori, rotazione o solidarieta’, che potesse dare una garanzia per i livelli occupazionali. Dopo il mancato accordo in regione l’azienda di Alberto Donati metteva unilateralmente in cassa integrazione sedici colleghi. A quel punto era inevitabile il ricorso alle vie giudiziarie, e il 29 ottobre i colleghi sono stati reintegrati dal Tribunale di Milano. Dopo questo provvedimento la Fieg e l’editore, messi con le spalle al muro, chiedevano ai colleghi e al sindacato di poter tornare al tavolo sindacale. L’accordo raggiunto prevede il ricorso alla cassa integrazione a rotazione per un numero massimo di dodici giornalisti e la rotazione riguarderà quarantadue colleghi su quarantasette. Questo significa una media di poco inferiore ai sette mesi a testa. Il trattamento di cassa integrazione non potra’ durare più di quattro mesi su dodici per ogni singolo giornalista, e questo periodo potrà anche essere non consecutivo. Oltre alle normali verifiche previste dal contratto ci saranno anche verifiche tra le parti sugli altri interventi di risanamento aziendale, dalla riduzione dei costi al rilancio delle attività editoriali. L’accordo prevede anche il progetto che permette ai colleghi interessati di accedere al fondo per la riqualificazione professionale dei giornalisti istituito presso la Presidenza del consiglio dei ministri dalla legge 62/2001, che prevede per chi decidesse di lasciare il posto di lavoro durante il periodo di cassa integrazione l’erogazione di un importo pari a diciotto mensilità del trattamento tabellare minimo e della contingenza, oltre alle quattro mensilità dovute dall’azienda in aggiunta alle normali spettanze di fine rapporto. Infine, ma non meno importante, viene riconosciuta una forma di risarcimento economico ai colleghi messi in cassa integrazione unilateralmente dall’azienda il 16 settembre. Guido Besana Giunta Esecutiva FNSI Comunicato sulla conclusione della vertenza Edit La vertenza che per cinque mesi, in un clima di estrema conflittualità, ha contrapposto le rappresentanze sindacali dei giornalisti alla casa editrice Edit si è risolta in un verbale di accordo firmato lo scorso 20 novembre da Edit, Fieg, Fnsi, Associazione Lombarda dei Giornalisti e Cdr. Ricordiamo che a fine giugno l'azienda aveva dichiarato uno stato di crisi con richiesta di 18 casse integrazioni per i giornalisti. A settembre, lasciando inevase molte richieste di chiarimento avanzate dai sindacati e procedendo in modo unilaterale, Edit aveva collocato in cigs, per 24 mesi, 13 colleghi. I quali si erano rivolti al Tribunale di Milano ottenendo ragione da una sentenza che, tra le altre cose, sottolinea quanto sia lesiva per il mestiere di giornalista un'assenza prolungata dalle redazioni. La sentenza sfavorevole e lo spauracchio di un giudizio di merito devono aver convinto l'azienda ad adottare comportamenti meno aggressivi e arroganti. La Fieg ha pertanto esortato le parti a sedersi ad un tavolo "informale" per verificare se potevano esserci margini d'intesa. Il punto fermo da parte sindacale era sempre stato questo: se proprio di cassa integrazione si deve parlare, questa va equamente distribuita fra tutti i giornalisti, con le ovvie esclusioni (in primo luogo i direttori). Su questo punto l'azienda aveva sempre risposto con un netto rifiuto. Il verbale di accordo prevede, adesso, la cigs a rotazione (con la possibilità, naturalmente, di accedere al "fondo" della Presidenza del Consiglio (art. 15 della legge 62/2001). Stabilito questo principio, e fissata una parte dei criteri per la sua attuazione, si apre adesso una nuova fase per il sindacato: cioè la costante, scrupolosa e intransigente verifica della corretta applicazione dell'accordo. A questo impegno sono chiamati, in prima istanza, i membri del cdr e i fiduciari di testata. Nessuno si illude che sarà una "passeggiata", in un'azienda che in più occasioni ha mostrato di essere allergica alle regole. Il Cdr Edit

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