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Fnsi 08 Mar 2005

Due mazzi di mimose dalla Fnsi a Rosa Calipari e Giuliana Sgrena Un simbolico omaggio floreale anche a Florence ancora ostaggio dopo due mesi Un toccante saluto a Giuliana libera dalle donne algerine vittime di stupro

Due mazzi di mimosedalla Fnsi a Rosa Caliparie Giuliana SgrenaUn simbolico omaggioflorealeanche a Florenceancora ostaggiodopo due mesiUn toccante salutoa Giuliana liberadalle donne algerinevittime di stupro

Due mazzi di mimose
dalla Fnsi a Rosa Calipari
e Giuliana Sgrena
Un simbolico omaggio
floreale
anche a Florence
ancora ostaggio
dopo due mesi
Un toccante saluto
a Giuliana libera
dalle donne algerine
vittime di stupro

Due mazzi di mimose. Uno per Rosa Calipari, la vedova di Nicola, alla quale la Commissione pari opportunita' della Federazione nazionale della stampa ha dedicato un pensiero commosso. A lei e, suo tramite, all'intera famiglia, che ha pagato il prezzo piu' alto per la straordinaria scelta civile di chi ha compiuto il proprio dovere sino in fondo. Un altro mazzo di mimose per Giuliana Sgrena salutandone affettuosamente il ritorno e, simbolicamente, per Florence Aubernas, ancora ostaggio dopo oltre due mesi. Giornaliste scomode per tutte le parti in lotta, come sempre lo è l'informazione quando fa il proprio mestiere senza mediazioni, e ancor piu' scomode per aver scelto di raccontare la guerra dalla parte delle vittime. "Inviate di pace". Proprio come il titolo dell'incontro/dibattito che si e' tenuto oggi in Fnsi, volutamente nella giornata dell'8 marzo, e che si e' sviluppato attorno alle testimonianze di giornaliste di diverse generazioni, di parlamentari, di amministratrici, ma anche dei colleghi del Manifesto, di Liberation e di altri corrispondenti esteri". "Tutte e tutti concordi nel confermare la volonta' di proseguire la mobilitazione, avendo come primario obiettivo la liberazione di Florence, oltre che del suo traduttore Hussein Hanoun, all'interno del piu' ambizioso ma ineludibile obiettivo di "liberare l'informazione". Ben sapendo che molti e diversi sono i ceppi che la incatenano in ogni parte del mondo. D'accordo anche nel respingere con determinazione i tentativi, gia' partiti, di screditare Giuliana Sgrena, di metterne in dubbio le testimonianze, di rigettare con insofferenza la sua indisponibilita' a starsene silente e compiacente. Perche' la sua onesta' professionale e il suo rigetto della guerra ne fanno un ostacolo per ogni versione di comodo o per quei cambiamenti presi perche' nulla davvero cambi". (Italpress). ''Ciao Giuliana, torna presto''. Sono tante, tantissime le donne algerine che in questi giorni festeggiano la liberazione di Giuliana Sgrena, ma oggi e' un ciao particolarmente toccante quello che Rahmouna, Fatiha e Nadia inviano alla giornalista del 'Manifesto'. Perche' la loro storia e' sconvolgente ed e' a giusta ragione che oggi hanno ricevuto il Premio della resistenza delle donne contro l'integralismo e contro l'oblio, attribuito dalla Rafd, l'associazione delle donne democratiche algerine. Rahmouna, Fatiha e Nadia sono tre delle 39 donne di Hassi Messaoud, nel sud algerino, che il 13 luglio 2001 sono state violentate, torturate a colpi di bastone e spranghe di ferro, da una banda di ''giustizieri'' di Allah, 26 integralisti musulmani che fecero irruzione nella loro bidonville per una spedizione punitiva sostenendo che si trattava di un covo di prostitute. Solo loro tre hanno avuto il coraggio di denunciare i carnefici, di trovarsi faccia a faccia con alcuni di loro -solo tre erano in aula al processo che si e' concluso con la condanna a 20 anni per 20 di loro e a pena tra tre e otto anni per gli altri- di raccontare ai giudici il proprio calvario. La vicenda giudiziaria non e' conclusa: i condannati hanno fatto appello, e l'associazione sta convincendo le altre vittime a sporgere denuncia, perche' ''nessuno dimentichi'' e sollecita solidarieta' da tutto il mondo perche' arrivino incoraggiamenti a infrangere il muro del silenzio. Davanti al pubblico di donne (ma tanti anche gli uomini) che applaude, in piedi, le tre donne non riescono a tenere a bada la commozione, piangono, la voce spezzata. Ma si illuminano quando si parla di Giuliana, la loro Giuliana, la cui liberazione - come dice in un caloroso ricordo di ''chi dovrebbe essere tra noi oggi'' Zazi Sadou, ex presidentessa della Rafd- ''e' un'eco della nostra speranza di liberta'''. ''Salutala per noi, dille che l'aspettiamo'', dicono alla collega italiana, ''falle arrivare il nostro grazie''. Perche' Giuliana, sottolinea Zazi Sadou, ''e' stata la portavoce in Italia della donne algerine e dei democratici algerini''. (ANSA).

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