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Fnsi 24 Mar 2003

Diffamazione e querele: le preoccupazioni dei giornalisti

Diffamazione e querele: le preoccupazioni dei giornalisti

Diffamazione e querele: le preoccupazioni dei giornalisti

Nella riforma della diffamazione a mezzo stampa, in discussione alla Camera, i nodi da sciogliere, sui quali i rappresentanti delle associazioni dei giornalisti hanno sollevato "preoccupazioni" e forti perplessità, sono sostanzialmente due. La sospensione dall'esercizio della professione affidata al giudice e la ''deresponsabilizzazione dei livelli gerarchici", come la definisce il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi, cioè la scelta di cancellare la responsabilità dei direttori per omesso controllo. "Sono due degli elementi più preoccupanti - sostiene il leader del sindacato dei giornalisti - sui quali chiediamo il dialogo. Speriamo che il testo finale sia un passo in avanti sulla strada della tutela della dignità del cittadino offeso e della libertà di stampa, che si trovi cioè - è l'auspicio di Serventi Longhi - un buon punto di mediazione''. Assegnare al giudice, quindi ad un "potere diverso e fuori dall'autodisciplina", la decisione di sospendere dall'esercizio della professione il giornalista colpevole di diffamazione rischia di essere ''limitativo dell'autonomia e dell'indipendenza'' della categoria. Così come la separazione delle carriere ''rischia di ridurre l'indipendenza della magistratura''. E' l'esempio al quale il segretario della Federazione nazionale della stampa Paolo Serventi Longhi ricorre per mettere in guardia dai rischi che comporterebbe la scelta che si profila nell'ambito della riforma della disciplina della diffamazione a mezzo stampa. Una riforma che comunque le associazioni dei giornalisti considerano necessaria contro la ''totale deregulation" di oggi. "C'è bisogno di regole precise, chiare, definitive per far fronte ad un fenomeno che ormai - avverte Serventi Longhi - ha raggiunto proporzioni gigantesche''. Certo, riconosce il leader del sindacato dei giornalisti, l'attuale sistema è "lento e farraginoso, spesso l'autodisciplina non ha funzionato''. Per questo "abbiamo chiesto una sede di giudizio neutra'', spiega Serventi Longhi ricordando che la proposta lanciata era quella di istituire un "giurì, presieduto da un magistrato e composto da giornalisti prestigiosi e giuristi" . Un organismo che "potrebbe intervenire in prima istanza, valutando se il cittadino è stato diffamato o leso nella sua onorabilità''. Ma la sospensione affidata al giudice non è l'unico elemento di ''preoccupazione'' per le associazioni dei giornalisti. ''Preoccupa anche la scelta di deresponsabilizzare i livelli gerarchici'', spiega Serventi Lunghi, riferendosi alla proposta messa nero su bianco dal relatore di maggioranza e condivisa dall'opposizione di eliminare la responsabilità oggettiva dei direttori per omesso controllo. ''La nuova legge deve tener conto della gerarchia in redazione, le responsabilità del direttore non possono essere cancellate. Ad affrontare tutto il ciclo dell'attività sanzionatoria non può essere il singolo giornalista – avverte Serventi Lunghi- c’è la responsabilità del direttore delle aziende editoriali. ''Sono gli elementi più preoccupanti, sui quali chiediamo che il dialogo vada avanti -dice il segretario della Fnsi - Non abbiamo in mente nessuna forma di mobilitazione. vogliamo far comprendere le nostre ragioni attraverso un confronto serio e approfondito. Speriamo che il testo finale sia un passo in avanti sulla strada della tutela della dignità del cittadino offeso e della libertà di stampa, che si trovi cioè un buon punto di mediazione". Il sindacato dei giornalisti, ricorda ancora Serventi Lunghi, ha puntato molto sulla ''enfatizzazione della rettifica" e la "depenalizzazione in seguito a rettifica''. ''Non è stato accolto il 100% delle nostre sollecitazioni, ma da questa punto di vista –riconosce - non ci sono stravolgimenti della nostra linea. Mi sembra sostanzialmente che nella proposta di cui si discute ci sia una sottolineatura della libertà di informazione e un non ricorso alle sanzioni penali previste dal codice per altri reati".(Adnkronos)

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