Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha archiviato il procedimento per diffamazione nei confronti del collega abruzzese Marco Patricelli. Una decisione che «riafferma un principio fondamentale per il diritto di cronaca: è sempre ammessa la critica nei confronti di soggetti istituzionali soprattutto se connessa a presupposti veri», commentano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
Il provvedimento del gip, emesso su richiesta del pubblico ministero, chiude una vicenda iniziata nel 2014, quando il collega Patricelli venne querelato dal questore di Pescara per aver pubblicato sul “Tempo” gli atti dell’inchiesta ribattezzata della “contravvenzione fantasma”.
«Il collega Patricelli – ricordano Lorusso e Giulietti – fu anche costretto a subire una perquisizione domiciliare e nel posto di lavoro con il chiaro intento di scoprire la fonte della notizia. Il gip di Roma ha fatto giustizia, sottolineando che l’autore dell’articolo ha “inteso narrare solo fatti di cronaca giudiziaria emersi nell’ambito di indagini svolte dai Carabinieri”. Inoltre, il giudice ha riconosciuto che nell’espressione di giudizi critici “l’articolista non ha superato il limite della continenza e ha comunque scritto di un oggetto di rilevanza sociale”, per cui “le espressioni utilizzate nell’articolo costituiscono legittimo esercizio del diritto di critica/cronaca”».
L’archiviazione del procedimento a carico di Patricelli è «un importante riconoscimento del diritto di cronaca, il cui esercizio – concludono i vertici della Fnsi – è sempre legittimo né può trovare limitazione in querele o in azioni di risarcimento promosse al solo fine di intimidire il giornalista».
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