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Giudiziaria 17 Giu 2010

Diaz, Bolzaneto, caso De Gennaro. Marcello Zinola, segretario Assostampa Ligure: "Dieci anni dopo il G8, senza bavagli e censure"

Il prefetto Gianni De Gennaro  condannato in appello  ad un anno e quattro mesi per istigazione alla falsa testimonianza dell'ex questore di Genova, Colucci. Un anno e due mesi per lo stesso reato all’allora capo della Digos di Genova, oggi vicequestore vicario di Torino, Spartaco Mortola. Una sentenza che, come accaduto per il caso della irruzione alla Diaz e per il carcere provvisorio di Bolzaneto, ribalta in parte o del tutto, il giudizio di primo grado e conferma il lavoro svolto da molti cronisti e free lance sulle vicende del G8 del 2001 a Genova.

Il prefetto Gianni De Gennaro  condannato in appello  ad un anno e quattro mesi per istigazione alla falsa testimonianza dell'ex questore di Genova, Colucci. Un anno e due mesi per lo stesso reato all’allora capo della Digos di Genova, oggi vicequestore vicario di Torino, Spartaco Mortola. Una sentenza che, come accaduto per il caso della irruzione alla Diaz e per il carcere provvisorio di Bolzaneto, ribalta in parte o del tutto, il giudizio di primo grado e conferma il lavoro svolto da molti cronisti e free lance sulle vicende del G8 del 2001 a Genova.

Lavoro spesso finito nel mirino di esposti e di denunce. Con l’accusa, ai giornalisti, di avere deformato la verità, raccontando o fatti inesistenti oppure “colorandoli” di particolari inesistenti.

Dieci anni fa a Genova era indubbiamente successo “qualcosa” che non era solo attribuibile, nel caso, alla vocazione del manganello facile di un manipolo di agenti, finanzieri, agenti della penitenziaria o carabinieri senza controllo o alla vocazione allo scontro e alla violenza dei “black bloc” (dei quali, ancora oggi, si attende di conoscere l’identificazione di almeno uno di loro)autorizzati a marciare con tanto di fanfara prima di dare il via alla loro violenza.

La credibilità dell’informazione sta nella capacità di raccontare i fatti e di cercarne particolari, retroscena e motivazioni. Che saranno sempre meno con i provvedimenti sulle intercettazioni la cui origine affonda nell’allora ministero retto da Mastella,oggi superato dall’allievo Alfano e dal governo di cui fa parte.

La credibilità delle istituzioni, quindi anche delle forze dell’ordine, sta anche nella capacità di dare risposte e di essere trasparente. Cosa difficile oggi viste le prime reazioni dei critici alla sentenza che, a dieci anni di distanza, sono ancora convinti che alla Diaz sui muri ci fosse del sugo di pomodoro, che a Bolzaneto abbia operato una sorta di caritatevole associazione a favore dei detenuti e che tutto sia accaduto per un destino cinico e baro, senza che nessuno dei vertici delle forze dell’ordine, oggi riconosciuti colpevoli nei processi di appello, nulla sapesse. Ministro degli interni e capo del governo compresi.

In questi dieci anni abbiamo sopportato dopo le botte come centinaia di manifestanti nel 2001, denunce e definizioni variopinte come (la più garbata) “diffusori di notizie false e tendenziose”. Quando invece i giornalisti hanno diffuso, puntualmente, le notizie sulle indagini e sui processi sul G8 inerenti le forze dell’ordine e i manifestanti violenti.

Noi giornalisti non siamo una categoria che auspica sentenze esemplari perché la giustizia deve solo essere equa. Prendiamo atto che molte sentenze, nel tempo, sul G8 hanno confermato che il lavoro svolto dai giornalisti di vecchi e nuovi media è stato corretto. E che molte analisi, controinchieste, ricerche di testimoni e dati è stato utile a tutti.

A meno che la giustizia e l’informazione che il mondo politico auspica e alcune istituzioni vogliono, sia quella dell’indulgenza con chi è nel potere e nell’inflessibilità verso chi lo subisce.

Marcello Zinola segretario associazione ligure dei Giornalisti-Fnsi

@fnsisocial

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