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Fnsi 07 Mag 2003

“Di giornalismo si muore”: gli inviati raccontano una guerra da riscrivere

“Di giornalismo si muore”: gli inviati raccontano una guerra da riscrivere

“Di giornalismo si muore”: gli inviati raccontano una guerra da riscrivere

Firenze, 6 maggio 2003. ANSA - ''Proprio ora che è finita, la guerra in Iraq andrà riscritta tutta da capo''. Sta forse in questa riflessione dell' inviata del Tg5 Mimosa Martini la sintesi del dibattito dal titolo ''Di giornalismo si muore'', svoltosi oggi a Firenze per celebrare la giornata mondiale per la libertà di stampa proclamata dall' Onu. Al convegno - organizzato da Informazione senza frontiere, Federazione nazionale della stampa e Associazione della stampa toscana e Regione Toscana - sono state analizzate da vari punti di vista le grosse e inedite difficoltà dei media nel seguire il conflitto e il problema della sicurezza dei giornalisti, le cui morti per ragioni di servizio sono in costante aumento in tutto il mondo. Dell'informazione in tempo di guerra e dei rischi a cui sono sottoposti gli inviati hanno parlato, tra gli altri, alcuni nomi noti di giornali e tv italiane che hanno seguito sul campo gli sviluppi bellici: oltre a Mimosa Martini, c' erano Lilli Gruber (Tg1), Gabriella Simoni (Tg4), Giuseppe Bonavolontà (Tg3), Lorenzo Bianchi (Resto del Carlino), Pino Bongiorno (Panorama). Quasi tutti hanno messo in evidenza varie anomalie del recente conflitto iracheno, definito da molti ''una guerra invisibile''. ''Non ci sono state vere battaglie - ha sottolineato Bongiorno - nel senso convenzionale del termine. La guerra è stata vinta prima, senza che gli iracheni la combattessero, attraverso operazioni mirate delle forze speciali Usa e della Cia''. Ha parlato di ''censura militare anche per i giornalisti al seguito delle truppe alleate'' l' inviata di Mediaset Mimosa Martini, mentre è stata ''una guerra delle bugie'' per il giornalista Rai Giuseppe Bonavolontà, che ha sostenuto come '' i giornalisti sono stati i veri soldati, con le continue smentite alle loro testimonianze, anche quando documentate da immagini''. Si è invece soffermata sul tema della sicurezza dei reporter l'inviata del Tg1 Lilli Gruber, che ha ricordato l' episodio della cannonata all' Hotel Palestine di Bagdad, dove era ospitata la stampa internazionale. ''Non so fino a che punto ci si possa garantire dai rischi - ha detto la giornalista - in parte ci si affida al destino, ma completamente forse non ci potremo proteggere mai''. Nel corso del dibattito sono stati diffusi i dati dell'Osservatorio internazionale sulla libertà di informazione - costituito nel 1998 dalla Regione Toscana e da Informazione senza frontiere - in base ai quali nel mondo sono stati 23 i giornalisti uccisi sul lavoro nei primi quattro mesi dell' anno, di cui 14 durante la guerra in Iraq. Per aiutare l' opera svolta dall' Osservatorio, l' assessore regionale alla comunicazione e informazione Chiara Boni ha annunciato che verrà aperta una sede ''dedicata espressamente alla libertà di stampa'' all'interno dell' ufficio Comunicazione della Regione Toscana.

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